lunedì 28 febbraio 2011

Il mercato del lavoro lodigiano ha bisogno di tecnici e laureati

Il fabbisogno occupazionale per il territorio provinciale lodigiano vede in prospettiva una richiesta per il 57 per cento di assunzioni di diplomati in istituti tecnici e di laureati che abbiano come caratteristica la versatilità e la voglia di adattarsi alle esigenze delle imprese locali. In calo al 12 per cento invece la richiesta di personale proveniente da istituti di formazione professionale, mentre il 31 per cento della richiesta si rivolge a persone senza una formazione specifica. Questo un interessante dato di un’indagine sull’occupazione del territorio che è emerso nel corso di un convegno sul tema “Quali prospettive di lavoro nel Lodigiano” organizzato dal circolo Acli San Giuseppe e dall’Azione cattolica di Casalpusterlengo domenica pomeriggio presso l’auditorium della scuola media generale Saverio Griffini di vicolo Olimpo. Oltre a Maria Bertoglio, presidente Ac che ha ribadito la necessità di «imparare dai nostri imprenditori», e Emilio Oltolini Scalmani, presidente Acli, sono intervenuti in veste di relatori Carlo Gendarini, dirigente della ditta casearia Ferrari di Ossago Lodigiano, e Giuseppe Acerbi, imprenditore della ditta Casa Idea di Tavazzano. Moderatore Vittorio Boselli segretario generale della Confartigianato della provincia di Lodi che ha evidenziato come «il deficit negativo occupazionale territoriale tragga anche origine dall’aumento della popolazione attiva passata dal 68,3 per cento del 2007 al 70,8 per cento del 2009». Presentando poi i due relatori, Boselli ha sottolineato che «operano in settori diversi, industriale ed artigianale, proprio per cercare di dare un quadro e delle indicazioni per il futuro lavorativo giovanile».Nel suo intervento Gendarini ha ribadito come la sua azienda, che occupa 172 persone, abbia «combattuto la crisi cercando alleanze internazionali nel settore distributivo» e sottolineando la necessità di «competenze tecniche come l’uso del computer e conoscenza delle lingue estere e duttilità per il futuro lavorativo dei giovani». Acerbi ha invece posto l’accento sulla necessità di «un patto sociale territoriale tra le parti che porti a riconcepire il concetto e la cultura del lavoro per ridare qualità al territorio, attraverso la condivisione di esperienze tra giovani e adulti, tra imprese e lavoratori che possano insieme trovare la strada della ripresa». Francesco Dionigi il cittadino lodi ed.28/02/2011

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