Povertà: 3 italiani su 10 a rischio
Secondo lo studio della Cgia di Mestre, tre
italiani su dieci sono a rischio povertà o esclusione sociale. Colpa
dell'aumento delle tasse e di una spesa sociale tra le più basse
d'Europa
di Gabriella Lax - Tre italiani su dieci a rischio povertà o esclusione sociale. Lo riferisce uno studio della Cgia di Mestre. La colpa? Da un lato, l'aumento delle tasse; dall'altro, la spesa sociale del Paese tra le più basse dell'Europa.
La
pressione tributaria invece aumenta, attestandosi, nel 2016, al 29,6%.
Nessuno tra i competitor europei arriva a questi numeri: la Francia si
assesta al 29,1%, l'Austria al 27,4%, il Regno Unito al 27,2%, i Paesi
Bassi al 23,6%, la Germania al 23,4%, infine la Spagna al 22,1%.
Guardando alla spesa pensionistica, il costo della spesa sociale sul Pil
(disoccupazione, invalidità, casa, maternità, sanità, assistenza, etc.)
si è fermato all'11,9%.
Altri dati critici riguardano il rapporto debito/Pil salito di più di 30 punti. La disoccupazione resta sopra l'11%, quando prima della crisi era al 6%. Gli investimenti calano di oltre 20 punti. Quelli che hanno avuto una sorte peggiore sono i lavoratori autonomi che, rispetto a quelli dipendenti non beneficiano, nel caso di cessata attività, di alcun ammortizzatore sociale. E, sovente, chi perde il lavoro non è più neanche giovane. Circostanze queste che incentivano la diffusione del lavoro in nero.
A rischio povertà 3 italiani su10: i dati Cgia
Secondo lo studio, il rischio di povertà, in 10 anni, a partire dal 2006 è aumentato di quasi 4 punti percentuali, raggiungendo il 30% della popolazione. I soggetti in stato di povertà o disagio grave sono passati da 15 a 18,1 milioni. Tendenza opposta al livello medio europeo che si è alzato di un punto, fermandosi al 23,1%, dunque ben 6,9 punti in meno rispetto alla media del nostro Paese. Se si fa un confronto con i nostri vicini, Francia e Germania, si scopre al contrario che, in 10 anni, il rischio povertà è addirittura diminuito e attualmente presenta un livello di oltre 10 punti in meno al dato medio nostrano.Rischio povertà, Meridione fanalino di coda
Se si guarda all'Italia la situazione più critica riguarda le zone del Mezzogiorno. Sempre secondo i dati del 2016: il rischio povertà o di esclusione sociale sul totale della popolazione ha raggiunto il 55,6% in Sicilia, il 49,9% in Campania e il 46,7% in Calabria.Altri dati critici riguardano il rapporto debito/Pil salito di più di 30 punti. La disoccupazione resta sopra l'11%, quando prima della crisi era al 6%. Gli investimenti calano di oltre 20 punti. Quelli che hanno avuto una sorte peggiore sono i lavoratori autonomi che, rispetto a quelli dipendenti non beneficiano, nel caso di cessata attività, di alcun ammortizzatore sociale. E, sovente, chi perde il lavoro non è più neanche giovane. Circostanze queste che incentivano la diffusione del lavoro in nero.
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