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COMUNICATO STAMPA
“Il lavoro nero sottrae ogni anno alle casse dello Stato 20 miliardi di euro”
La Fondazione Studi Consulenti del Lavoro stima che nel 2017 siano
stati 1,5 milioni i lavoratori completamente sconosciuti al fisco e alla
previdenza (c.d. lavoro “nero”) a fronte di 5,7 milioni di aziende
attive sul territorio italiano. Per combattere il fenomeno del Sommerso
serve un’azione preventiva attraverso nuovi strumenti legislativi che consentano di attestare la regolarità dei rapporti di Lavoro.
***
Roma, 25 agosto 2018. LaFondazione Studi dei
Consulenti del Lavoro ha rielaborato i dati 2017 - primo anno di
attività dell’Ispettorato Nazionale del Lavoro – relativi al lavoro
sommerso. È stato cosi stimato il numero di lavoratori “in nero”
presenti ogni anno in Italia con i conseguenti oneri previdenziali e
fiscali sottratti alle casse dello Stato. In base a questa proiezione il
dato risulta elevato. Si tratta di 1,5 milioni di lavoratori
completamente in nero a fronte di 5,7 milioni di aziende attive sul
territorio italiano. Ma il dato è tendenzialmente in riduzione di circa
200.000 unità grazie anche agli interventi mirati della vigilanza
dell’Ispettorato, che ha potuto applicare il nuovo regime sanzionatorio
sul Caporalato. Il fenomeno, tuttavia, rimane ancora rilevante poiché
ogni tre aziende ispezionate si riscontra un lavoratore “in nero”
(il tasso è 2,9). L’evasione fiscale e previdenziale per il lavoro
sommerso, stima la Fondazione Studi, è ancora consistente e si attesta
ogni anno attorno a
20 miliardi di euro.
I DATI DELL’ISPETTORATO NAZIONALE
Nel corso 2017 sono state 160.347 le aziende ispezionate
dall’Ispettorato Nazionale del Lavoro, secondo i dati ufficiali
diramati. Di queste, le aziende risultate con qualche forma di
irregolarità per almeno un rapporto di lavoro sono state 103.498, vale a
dire il 64,54% delle aziende ispezionate. Il dato è in aumento di 1,53
punti percentuali rispetto all’anno 2016. Dunque, nel 2017 aumenta il
rapporto delle aziende irregolari rispetto a quelle ispezionate.
L’aumento della probabilità di individuazione di almeno un rapporto di
lavoro irregolare è dovuta al miglioramento delle tecniche ispettive e
della conoscenza del territorio da parte dei servizi ispettivi, anche
supportati da una programmazione oculata delle mappe di rischio adottate
dalla Vigilanza. Le irregolarità possono riguardare sostanzialmente 3
fattori:
1. Forme di elusione previdenziale, assicurativa e fiscale
(esempio, mancato assoggettamento a Inps, Inail e Irpef di parte della
retribuzione corrisposta);
2. Lavoro parzialmente sommerso (rapporti avvianti in part-time che invece risultano a tempo pieno);
3. Lavoro completamente sommerso (lavoro nero).
Se si analizza solo il lavoro nero, nel 2017 sono stati 48.073 i
lavoratori completamente sconosciuti all’Agenzia delle Entrate, all’Inps
e all’Inail, vale a dire circa un lavoratore “in nero” per ogni 3
aziende ispezionate.
Molto interessante risultano i risultati ottenuti dall’Ispettorato
Nazionale del Lavoro applicando l’appesantito quadro sanzionatorio
penale in materia di caporalato. Nello specifico, nel 2017 si registrano
il deferimento di n. 94 persone all’Autorità Giudiziaria, delle quali
n. 31 in stato di arresto, e l’individuazione di n. 387 lavoratori
vittime di sfruttamento.
E il 2018 si presenta con dati relativi ancor più incoraggianti. Per
quanto riguarda infatti il primo semestre dell’anno in corso , si
registrano il deferimento di n. 60 persone all’Autorità Giudiziaria,
delle quali n. 1 in stato di arresto e 47 in stato di libertà, e
l’individuazione di n. 396 lavoratori coinvolti. Sono, inoltre, stati
adottati n. 9 provvedimenti di sequestro.
Insomma, una serie di interventi realmente pesanti e deterrenti, che
indicano la corretta via da seguire per combattere tutte la fattispecie
di sfruttamento del lavoro.
STIMA DEL LAVORO NERO IN ITALIA NEL 2017 SU AZIENDE ATTIVE
In Italia sono presenti nel settore privato circa 5,7 milioni di
aziende attive compreso il settore agricolo. Rielaborando i precedenti
dati ispettivi forniti dall’Ispettorato Nazionale, nel 2017 il numero di
aziende con qualche forma di irregolarità dovrebbe attestarsi attorno a
circa 3,7 milioni. Circoscrivendo l’analisi al lavoro sommerso, le
ispezioni svolte hanno fatto emergere nel 2017 48.073 lavoratori in nero
a fronte di 160.347 aziende ispezionate, ossia
un lavoratore in nero per ogni tre aziende ispezionate.
A questo dato è stato applicato un correttivo prudenziale riferito ad
uno stock di aziende nelle quali per le loro caratteristiche e settore
di appartenenza è ridotto (se non addirittura eliminato) il rischio di
utilizzo del lavoro sommerso. Sulla base di queste informazioni, è
possibile presuntivamente stimare che i lavoratori “in nero” in Italia
sul totale delle aziende attive, nel 2017 è di
1 milione e 538 mila unità. Negli ultimi due anni (2016 e 2015) il dato è tendenzialmente in diminuzione di circa 200 mila unità.
Tuttavia,
l’entità stimata dei lavoratori che ancora lavorano totalmente in nero
in Italia è ancora molto significativa ed è tra i più alti in Europa.
STIMA MANCATO GETTITO PER LO STATO
A fronte di una stima di lavoro nero pari a
1 milione e 538 milalavoratori, l’importo sottratto alle casse dello Stato rimane ancora consistente e si attesta sui
20 miliardi di euro. Come
si arriva a questa rilevante cifra, è presto dimostrato. In media, ogni
anno un dipendente lavora mediamente per 245 giornate di lavoro
retribuite (fonte: Inps banche dati statistiche,
www.inps.it
anno 2016 dato più recente) e la retribuzione media giornaliera stimata
è pari a 84,53 euro al netto di trattamenti retributivi variabili
(fonte: Fondazione Studi Consulenti del Lavoro su dati Inps 2016). Se
si considera la media delle giornate sottratte agli oneri sociali e
fiscali, il mancato gettito, solo del lavoro nero, è così calcolato:
Retribuzione/tributo
|
Dato/mancato gettito
|
Note
|
Retribuzione media giornaliera (RMG)
|
84,53 euro
|
|
Retribuzione annua corrisposta ai lavoratori sommersi e non assoggetta a oneri
|
31,8 MLD di euro
|
|
Mancato gettito previdenziale
|
11,1 MLD di euro
|
aliq. 35% calcolata in media tra le cassi di contribuzione
|
Mancato gettito fiscale (Irpef + add. Reg. e com.)
|
8,1 MLD euro
|
aliq. media complessiva 25,5% al netto di detrazioni
|
Mancato gettito Inail
|
0,86 MLD euro
|
aliq. media 27 x 1000
|
TOTALE
|
20,06 MLD EURO
|
|
Alla luce di queste elaborazioni, per l’anno 2017 il gettito sottratto
allo Stato per l’utilizzo di lavoratori irregolari è dunque stimato in
20 miliardi e 60 milioni di euro.
A questo va aggiunto che i lavoratori utilizzati totalmente in nero
sono privi di tutele per malattia, maternità, assegni per il nucleo
familiare, infortuni sul lavoro. Inoltre, questi lavoratori non potranno
far valere gli anni lavorati in nero ai fini del diritto alla pensione.
IL PUNTO DI VISTA DEI CONSULENTI DEL LAVORO
Le cifre stimate dalla Fondazione Studi riportano l’attenzione
sull’importanza strategica di un’incisiva azione di contrasto al lavoro
nero che, non di rado, sfocia in fenomeni di caporalato diffuso – non
solo in agricoltura - di cui i recenti fatti di Foggia sono solo quelli
più eclatanti. E il prossimo incontro interministeriale, fissato dal
Ministro Di Maio per lunedi 3 settembre proprio nel capoluogo foggiano, è
un forte segnale di attenzione. “I Consulenti del Lavoro sono ogni
giorno in prima fila per combattere il sommerso , fenomeno in forte
aumento soprattutto dopo la depenalizzazione, avvenuta con il Jobs Act,
del reato di intermediazione fraudolenta di manodopera - commenta
Rosario De Luca, presidente della Fondazione Studi Consulenti del Lavoro
che ha realizzato lo studio - La nostra è una categoria che sostiene e
incentiva il lavoro etico, collaborando con le Istituzioni per il
contrasto dei fenomeni di sfruttamento del lavoro”. Va in questo senso
l’intesa del Consiglio nazionale dell’Ordine dei Consulenti del Lavoro e
il Ministero del Lavoro sull’Asseverazione della regolarità
contributiva dei rapporti di Lavoro, ma anche l’accordo con
l’Ispettorato Nazionale del Lavoro per la diffusione della legalità. “
Le nostre considerazioni nascono dall’esperienza che arriva dalla
gestione nei nostri studi di oltre 8milioni di rapporti di lavoro
esistenti in circa 1,5milioni di aziende - continua il presidente De
Luca -. Non a caso abbiamo già segnalato, da un lato l’efficacia della
nuova normativa sul Caporalato, i cui risvolti penali hanno dato
all’Ispettorato nuove armi, dall’altro la necessità di ricondurre sotto
un’unica fattispecie penale tutte le forme si sfruttamento del lavoro.
Anche quelle che si palesano con veste giuridica corretta, ma che celano
forme elusive della normativa vigente”.
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Italia Oggi del 28.08.2018
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