giovedì 24 maggio 2018

App "Salutile Vaccinazioni"- regione lombardia per i cittadini

http://www.regione.lombardia.it/wps/portal/istituzionale/HP/DettaglioServizio/servizi-e-informazioni/Cittadini/salute-e-prevenzione/Prevenzione-e-benessere/vaccinazioni/app-salutile-vaccinazioni/app-salutile-vaccinazioni


App "Salutile Vaccinazioni"

 Icona APP Salutile Vaccinazioni 

Scarica direttamente dallo smartphone l’elenco delle vaccinazioni eseguite 

 

App "Salutile Vaccinazioni"
L’applicazione permette di ottenere informazioni sul proprio stato vaccinale e su quello dei figli minorenni e di scaricare direttamente dallo smartphone l’elenco delle vaccinazioni eseguite, valido ai fini di legge.

Regione Lombardia

mercoledì 23 maggio 2018

Consulta, basta con le manovre finanziate con tagli reiterati alle Regioni

Consulta, basta con le manovre finanziate con tagli reiterati alle Regioni

 Le misure di contenimento della spesa pubblica devono essere temporanee, hanno detto i giudici della Corte costituzionale. Il raddoppio surrettizio della durata di una manovra di finanza pubblica a carico delle Regioni ordinarie, insomma, è incostituzionale

 

consulta
Basta con le manovre di bilancio finanziate in continuazione con il taglio dei trasferimenti alle Regioni. Lo ha detto la Corte costituzionale, dichiarando incostituzionale il raddoppio surrettizio della durata di una manovra di finanza pubblica a carico delle Regioni ordinarie. Perciò è illegittima l’estensione al 2020 del contributo di 750 milioni di euro imposto a tali Regioni, con la legge di bilancio per il 2017. I giudici di Palazzo della Consulta, con la sentenza n. 103 depositata oggi (relatore Nicolò Zanon), hanno anche affermato che le autonomie speciali non devono sottrarsi agli accordi bilaterali con lo Stato finalizzati a stabilire la quota della loro contribuzione. «La censura di incostituzionalità riguarda l’articolo 1, comma 527, della legge 11 dicembre 2016, n. 232 (Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2017 e bilancio pluriennale per il triennio 2017-2019), là dove prevede appunto l’estensione al 2020 del contributo di 750 milioni a carico delle Regioni ordinarie (già previsto dal primo periodo dell’art. 46, comma 6, del decreto-legge 24 aprile 2014, n. 66). Secondo la Corte, la disposizione censurata è in contrasto con il canone della transitorietà che deve caratterizzare le singole misure di finanza pubblica impositive di risparmi di spesa alle Regioni», si legge in una nota della Corte. «Con la norma impugnata dalla Regione Veneto, lo Stato aveva, per la terza volta, esteso di un anno l’ambito temporale di operatività di una manovra economica in origine limitata al triennio 2015-2017, fino a giungere, con la disposizione ora dichiarata incostituzionale, a raddoppiarne la durata inizialmente prevista. La sentenza non esclude che sia lecito imporre alle Regioni risparmi anche di lungo periodo ma ribadisce che le singole misure di contenimento della spesa pubblica devono presentare il carattere della temporaneità e richiedono che lo Stato definisca di volta in volta, secondo le ordinarie scansioni temporali dei cicli di bilancio, il quadro organico delle relazioni finanziarie con le Regioni e gli enti locali, per non sottrarre al confronto parlamentare la valutazione degli effetti complessivi e sistemici delle singole manovre di finanza pubblica.
La Corte ha colto l’occasione per evidenziare che l’imposizione alle Regioni a statuto ordinario di contributi alla finanza pubblica incide inevitabilmente sul livello del finanziamento del Servizio sanitario nazionale, sicché lo Stato, in una prospettiva di lungo periodo, dovrà scongiurare il rischio dell’impossibilità di assicurare il rispetto dei Livelli Essenziali di Assistenza in materia sanitaria e di garanzia del diritto alla salute. Tale rischio dovrà essere evitato, eventualmente, mediante il reperimento di risorse in ambiti diversi da quelli riguardanti la spesa regionale.
Con la stessa sentenza sono state invece giudicate non fondate le censure mosse da varie Regioni speciali ad alcune disposizioni sempre della legge di bilancio per il 2017.
Secondo le ricorrenti, le norme impugnate imponevano un concorso alla riduzione del fabbisogno del Servizio sanitario nazionale, gravandole illegittimamente di un contributo al risanamento di un settore che esse invece finanziano autonomamente, senza oneri a carico del bilancio statale.
La Corte, dopo aver escluso tale effetto, ha evidenziato che le disposizioni censurate avevano legittimamente imposto alle ricorrenti un contributo al risanamento della finanza pubblica, subordinandone l’operatività alla stipula di accordi bilaterali tra la singola autonomia speciale e lo Stato, nel rispetto del principio pattizio che governa le relazioni finanziarie tra le parti.
Tuttavia, i giudici costituzionali hanno stigmatizzato il comportamento delle autonomie speciali, ritenendo non rispettoso del principio di leale collaborazione il perdurante rifiuto da esse opposto alla stipula degli accordi previsti dalle disposizioni impugnate per determinare l’importo del contributo gravante su ciascuna ricorrente.
La mancata stipula degli accordi, infatti, ha determinato un’ulteriore riduzione del livello del fabbisogno sanitario nazionale, in conseguenza dell’accollo alle Regioni a statuto ordinario di un maggiore contributo al risanamento della finanza pubblica, in vista del raggiungimento dei saldi complessivi previsti dalla manovra di bilancio.
La Corte ha dunque auspicato che un simile risultato venga scongiurato in futuro, evitando il perpetuarsi dello stallo nelle trattative, anche attraverso una provvisoria determinazione unilaterale, da parte dello Stato, del riparto pro quota tra le autonomie speciali del contributo loro imposto, fino alla stipula dei pur sempre necessari accordi bilaterali».
ITALIAOGGI.IT

 

Regolamento Ue sulla privacy: dal 25 maggio nuovi adempimenti per i Comuni

Regolamento Ue sulla privacy: dal 25 maggio nuovi adempimenti per i Comuni

 Dal prossimo 25 maggio entrerà in vigore il nuovo Regolamento europeo 2016/679 sulla protezione dei dati personali che introduce importanti novità anche per i Comuni
Martedì 22 Maggio 2018

Dal prossimo 25 maggio entrerà in vigore il nuovo Regolamento europeo sulla protezione dei dati personali che introduce importanti novità anche per i Comuni. Il Regolamento UE 2016/679, infatti, oltre ad imporre un diverso approccio nel trattamento dei dati personali, prevede nuovi adempimenti in materia e richiede un’intensa attività di adeguamento organizzativo da parte degli enti.
L'Anci ricorda, innanzitutto, che il Regolamento introduce il principio della “responsabilizzazione” (accountability), ovvero l’obbligo per il titolare del trattamento (il Comune) di adottare misure appropriate ed efficaci per attuare i principi di protezione dei dati personali nonché di dimostrare che tali misure siano state adottate.
Come evidenziato anche dall’Anci nel suo 11° Quaderno operativo dedicato proprio all’attuazione delle nuove disposizioni negli enti locali, tra i principali passi da compiere prima del definitivo recepimento delle nuove norme – che, si ricorda ancora una volta, avverrà il 25 maggio – si segnalano, in particolare i seguenti: nomina della nuova figura del Responsabile della Protezione dei Dati; adozione del Registro dei trattamenti di dati personali e del Registro delle categorie di attività trattate da ciascun Responsabile del trattamento; mappatura dei processi; predisposizione di attività formative per il personale; revisione dei processi gestionali al fine di individuare quelli che presentano maggiori rischi collegati al trattamento dei dati.
Scarica l'11° Quaderno operativo Anci
http://www.casaeclima.com/ar_35012__regolamento-ue-sulla-privacy-dal-venticinque-maggio-nuovi-adempimenti-per-comuni.html?mc_cid=7d815e812a&mc_eid=c407fb72cd

L'Italia spende troppo per l'illuminazione pubblica

L'Italia spende troppo per l'illuminazione pubblica
Lo studio dell’Osservatorio sui conti pubblici italiani: nel 2016 la spesa pro capite in Italia è stata di 28,7 euro, molto più alta della media dei principali paesi europei (16,8 euro), di Francia (20,3 euro), Regno Unito (14,2 euro) e Germania (5,8 euro)
Martedì 22 Maggio 2018
 
In Italia il consumo di energia elettrica pro capite per l'illuminazione pubblica nel 2017 è stato il doppio di quello della media europea. La spesa complessiva per illuminazione pubblica è di 1,7 miliardi di euro, pari a 28,7 euro pro capite rispetto a una media di 16,8 euro dei principali paesi europei.
Lo ha rilevato lo studio “Illuminazione pubblica: spendiamo troppo”, realizzato dall’Osservatorio sui conti pubblici italiani dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, task force guidata dall'ex commissario alla spending review Carlo Cottarelli, autore del report insieme a Diego Bonata, Fabio Falchi, Riccardo Furgoni e Carlo Valdes.
QUANTO CONSUMIAMO. Il consumo di energia elettrica per illuminazione pubblica in Italia nel 2017 è stato approssimativamente di 6.000 GWh, con un consumo pro capite di 100 kWh, pari al doppio della media europea di 51 kWh. Il consumo italiano è rimasto sostanzialmente stabile nell’ultimo decennio (nel 2007 il consumo era pari a circa 6.000 GWh) e la spesa italiana per illuminazione pubblica nel 2017 è stata pari a 1,7 miliardi di euro. Nel 2016 la spesa pro capite in Italia è stata di 28,7 euro, molto più alta della media dei principali paesi europei (16,8 euro), di Francia (20,3 euro), Regno Unito (14,2 euro) e Germania (5,8 euro). Un’idea chiara delle differenze di consumo tra l’Italia e il resto d’Europa si può avere anche dalle immagini di “The new world atlas of artificial night sky brightness” e della NASA del 2016, che mostrano la luminosità notturna del cielo d’Europa.
L’Italia è uno dei paesi più luminosi del continente. L’eccessivo consumo per illuminazione pubblica nel nostro paese è evidenziato anche dalla Figura qui sotto, che riporta i flussi luminosi pro capite, a livello provinciale (NUTS3), di Italia e Germania. La differenza tra i due paesi è notevole: la media di flusso luminoso pro capite per l’Italia è quasi il triplo di quella della Germania.
Tra le regioni italiane il consumo pro capite più alto è registrato in Valle d’Aosta (199 kWh), Calabria (151 kWh), Basilicata (143 kWh), Abruzzo (142 kWh) e Molise (138 kWh). Le regioni più virtuose sono la Campania (80 kWh), il Lazio (81 kWh), il Veneto (85 kWh) e la Lombardia (88 kWh). Tra le province, il maggior consumo pro capite è registrato nella Provincia di Parma (254 kWh), seguita da Rieti (204 kWh) e Aosta (199 kWh). Le tre province più virtuose sono Napoli (49 kWh), Milano (65 kWh) e Prato (66 kWh). Se si escludono le province di Napoli e Milano, che a causa della loro popolosità beneficiano di maggiori economie di scala, le tre province più virtuose sono Prato (66 kWh), Bolzano (71 kWh) e Vicenza (72 kWh).
QUANTO SI POTREBBE RISPARMIARE. Il risparmio potenziale stimato nelle Proposte per una Revisione della Spesa Pubblica di marzo 2014 era di circa 300 milioni nel giro di tre anni. Le misure previste erano distinte tra misure di breve e di medio periodo. Le prime avrebbero consentito di generare risparmi a costo zero. Si trattava principalmente dello spegnimento di:
- impianti di illuminazione pubblica extraurbana;
- punti luce di aree artigianali e industriali.
Attualmente nessuna di queste misure è stata adottata, forse per la diffusa convinzione di una relazione tra luminosità e sicurezza. In proposito, occorre notare che:
- le possibili aree di spegnimento non riguarderebbero aree urbane in cui circolano le persone;
- la convinzione che esista una relazione positiva tra sicurezza e luminosità è priva di fondamento scientifico: studi recenti hanno mostrato che non esiste alcuna correlazione statistica né tra maggiore illuminazione e sicurezza stradale, né tra presenza dell’illuminazione pubblica e eventi criminosi.
Le misure di medio periodo, invece, consistevano nella sostituzione di impianti di illuminazione inefficienti e nel passaggio a illuminazione a LED. In effetti, il passaggio a LED sta avvenendo in molti comuni, ma presenta importanti criticità legate ai criteri ambientali adottati. Altri possibili interventi di medio periodo non specificati nel 2014 comprendono:
- installazione di orologi astronomici o sensori di movimento;
- regolazione della luminosità di alcuni impianti;
- passaggio integrale a LED per gallerie e illuminazione semaforica;
- adeguamento dei servizi di manutenzione ai costi di mercato;
- impiego intensivo di sensori di movimento o di illuminazione adattiva.
Attraverso queste misure si stima che i consumi pro capite italiani potrebbero essere ridotti nel medio-lungo periodo del 50 per cento (arrivando, cioè, alla media europea di 51 kWh), generando risparmi notevoli. Ciò è dimostrato dall’esperienza della Germania, che tra il 2007 e il 2016 ha ridotto la spesa pro capite del 53 per cento. Casi specifici di applicazione delle misure sopra citate in alcuni comuni italiani (Cittadella, Carugate, Pessano con Bornago, Rapallo, Bollate e Rottofreno) indicano che i risparmi ottenibili potrebbero essere anche più significativi, con riduzioni di consumo tra il 60 e l’80 per cento.
GLI INVESTIMENTI NECESSARI E LA NORMATIVA VIGENTE. Le misure descritte richiedono investimenti. Un gruppo di lavoro sull’illuminazione pubblica coordinato dal MISE nel 2014 aveva proposto una soluzione ancora attuale: gli investimenti necessari potrebbero essere realizzati grazie a delle linee di credito concesse dalla Cassa Depositi e Prestiti ai comuni. Come già accennato, a giustificazione di questi investimenti sussistono due ragioni principali:
1. i risparmi di medio/lungo periodo ottenibili con l’ammodernamento degli impianti esistenti possono essere molto elevati;
2. si porrebbe argine ai danni causati dall’inquinamento luminoso. Un numero crescente di ricerche scientifiche associa alcune conseguenze dell’eccessiva esposizione alla luce artificiale notturna (come la riduzione di melatonina nel sangue) ad alcuni tipi di cancro. Oltretutto, la luce artificiale notturna provoca danni sugli ecosistemi causando perdita di biodiversità. Limitare questi danni ambientali e alla salute porterebbe, tra l'altro, risparmi nei costi sostenuti per porre rimedio agli effetti dell’inquinamento luminoso.
Nonostante le indicazioni del citato gruppo di lavoro non siano state accolte dal legislatore, sono da segnalare alcuni interventi normativi che vanno verso una riduzione dei consumi energetici per illuminazione pubblica: (i) il Decreto 27 settembre 2017 del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare (integrato dal Decreto 28 marzo 2018, “Criteri ambientali minimi per l’affidamento del servizio di illuminazione pubblica”); e (ii) la Legge di Bilancio 2018. Tuttavia, questi interventi presentano importanti criticità.
I decreti hanno avuto il merito di aggiornare i Criteri Ambientali Minimi, cioè i criteri che devono essere rispettati nelle gare d’appalto per l’illuminazione pubblica. Ma presentano diversi limiti.
Il principale è che i decreti mirano principalmente ad assicurare che, nel caso in cui i comuni decidano di ammodernare l’illuminazione pubblica, i criteri per l’assegnazione degli appalti considerino certi standard di risparmio energetico. Questo approccio comporta diversi elementi di criticità:
- Non è previsto nessun obbligo per i comuni di convergere verso obiettivi di consumo simili a quelli della media europea. I decreti comportano solo vincoli, peraltro non del tutto stringenti, nel caso in cui i comuni decidano di procedere di loro iniziativa all’ammodernamento degli impianti.
- I comuni potrebbero anche decidere di ammodernare impianti che non sono utili rispetto ai bisogni effettivi di illuminazione pubblica.
- I nuovi criteri favoriscono l’impiego di LED efficienti ma eccessivamente inquinanti rispetto alle tecnologie disponibili sul mercato. Il problema è però di natura economica oltre che ambientale. Infatti, l’installazione di questo tipo di impianti potrebbe costringere in futuro i comuni a dover effettuare nuovi costosi interventi di ammodernamento a tutela della salute pubblica.
La Legge di Bilancio 2018, invece, ha definito ambiziosi obiettivi di risparmio da perseguire mediante riduzione dei consumi destinati all’illuminazione pubblica. Ma né in legge di Bilancio, né in successivi interventi normativi, sono definite le modalità di attuazione. Nel testo è prevista la realizzazione “di interventi di efficientamento energetico e di adeguamento alle normative vigenti sugli impianti di illuminazione pubblica” al fine di ridurre la spesa corrente. È una prescrizione del tutto generica. La definizione delle modalità di attuazione è demandata a “uno o più decreti del Presidente del consiglio dei ministri (…) da adottare entro 60 giorni dalla data di entrata in vigore della legge di bilancio”. Attualmente nessun decreto è stato emanato, nonostante i tempi per l’emanazione siano già decorsi.
Al momento non esistono, quindi, norme che possono limitare efficacemente l’elevato consumo di energia elettrica per illuminazione pubblica. Eppure per il legislatore sarebbe una buona occasione: i risparmi potenziali sono considerevoli e una riduzione dei consumi non solo non comporterebbe alcun disagio alla collettività, ma assicurerebbe anche una significativa riduzione dell’inquinamento luminoso.
 
 http://www.casaeclima.com/ar_35016__italia-spende-troppo-per-illuminazione-pubblica.html?mc_cid=7d815e812a&mc_eid=c407fb72cd
 
 

martedì 22 maggio 2018

Pensioni: il contratto di Governo Lega e 5 Stelle

Pensioni: il contratto di Governo Lega e 5 Stelle

di Barbara Weisz  PMI.IT
scritto il


Pensione anticipata in varie formule, riforma vitalizi e taglio pensioni d'oro, proroga Opzione Donna, pensione e reddito di cittadinanza: il capitolo previdenziale nel contratto di Governo M5S - Lega.
Non solo quota 100 e pensione anticipata con 41 anni di contributi nel contratto di Governo di Movimento 5 Stelle e Lega, la riforma del sistema previdenziale penta-leghista prevede anche pensione e reddito di cittadinanza, proroga Opzione Donna, separazione fra assistenza e previdenza, taglio vitalizi e pensioni d’oro. => Contratto di Governo Lega – Movimento 5 Stelle
Vediamo con precisione tutte le misure inserite nel programma, nel giorno decisivo per la formazione del nuovo esecutivo.

Pensioni

Le due misure fondamentali restano quelle di superamento della Riforma Fornero 2011 ma non solo:
  • con 41 anni di contributi (oggi possibile solo per i precoci),
  • con la quota 100 (somma età anagrafica e contributi versati)
  • ulteriori misure per i lavori usuranti
  • proroga Opzione Donna per la pensione con 35 anni di contributi e 57/58 di età (ora possibile con requisito entro fine 2015).
  • Reddito di cittadinanza anche per i pensionati
  • Pensione di cittadinanza per chi ha un reddito inferiore a 780 euro

Taglio vitalizi

Riforma del sistema previdenziale di parlamentari, consiglieri regionali e organi costituzionali (traduzione: vitalizi a rischio) e taglio pensioni d’oro, superiori ai 5mila euro netti al mese, “non giustificate dai contributi versati”. Quest’ultima indicazione pare indicare la volontà di non toccare gli assegni frutto dei versamenti contributivi, indipendentemente dalla consistenza.

La squadra di Governo

Il 21 maggio il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, riprende le consultazioni ricevendo alle 17:30 la delegazione del M5S e alle 18:00 quella della Lega. I due partiti, forti delle rispettive consultazioni con gli iscritti (che hanno largamente approvato l’accordo), si presentano con un programma condiviso e un accordo su premier e ministri del Governo.
Il nome più accreditato per Palazzo Chigi è quello di Giuseppe Conte, docente di diritto civile a Firenze e alla Luiss, tecnico con una formazione internazionale, incarichi e pubblicazioni di prestigio. Ai due segretari, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, la vicepresidenza del consiglio e, rispettivamente, il Ministero dello Sviluppo Economico e del Lavoro (accorpati) e gli Interni.
 
 
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Fra gli altri nomi della squadra, Paolo Savona (all’economia, ministero per cui si parla anche di Giancarlo Giorgetti), Giulia Bongiorno (Rapporti con il Parlamento).

Flat tax, come funziona la "tassa piatta" inserita nel “Contratto per il governo del cambiamento”

FLAT TAX 




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Flat tax, come funziona la "tassa piatta" inserita nel “Contratto per il governo del cambiamento”

Autore: Redazione 
idealista.it


https://www.idealista.it/news/finanza/fisco/2018/05/21/126133-flat-tax-come-funziona#xts=402916&xtor=EPR-140-%5Bche_succede_20180522%5D-20180522-%5Bm-05-titular-node_126133%5D-740792@3


La flat tax è un sistema fiscale non progressivo, basato su un’unica aliquota fissa. La cosiddetta “tassa piatta” è stata inserita nel “Contratto per il governo del cambiamento” siglato dal Movimento 5 Stelle e dalla Lega.
Lo scopo di questa misura è quello di ridurre l’evasione fiscale partendo dal presupposto che se tutti devono pagare meno tasse, anche chi non le ha mai pagate inizierebbe a farlo.
La flat tax non prevede scaglioni di reddito: stabilita la misura percentuale da applicare, essa è uguale per tutti i redditi. Fanno eccezione i pensionati e i dipendenti con reddito annuale pari o inferiore a 13.000 euro annuali, esonerati completamente dal pagamento delle imposte. Questo significa che al di sotto dei 13.000 euro nulla è dovuto dai contribuenti, sopra i 13.000 euro l’imposta viene applicata solo alla parte che eccede il tetto dei 13.000 euro.
L’intenzione è introdurre due aliquote fisse con una deduzione per le famiglie di 3.000 euro. L’idea messa in campo è quella di una doppia flat tax al 15 e al 20% per persone fisiche, partite Iva, imprese e famiglie.
Nel dettaglio, il programma giallo-verde prevede “due aliquote fisse al 15 e al 20% per persone fisiche, partite Iva, imprese e famiglie” che andrebbero a sostituire le cinque aliquote attuali, che vanno dal 23 al 43%.
La riforma fiscale sarebbe inoltre caratterizzata da “un sistema di deduzioni per garantire la progressività dell’imposta, in armonia con i principi costituzionali”. Per le famiglie ciò si tradurrebbe in una deduzione fissa di 3.000 euro sulla base del reddito familiare.
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Flat tax, ecco che cos’è

Autore: Redazione 
idealista.it


Carta d'identità di Lodi e della Provincia - statistiche regione lombardia

http://www.lombardiaspeciale.regione.lombardia.it/wps/portal/LS/Home/Province/Lodi

 http://www.lombardiaspeciale.regione.lombardia.it/wps/wcm/connect/14c701d2-eb3b-45ab-a19c-282cccded1e7/LODI.pdf?MOD=AJPERES&CONVERT_TO=url&CACHEID=14c701d2-eb3b-45ab-a19c-282cccded1e7

link utili da cliccare e/o copia incolla sul web 

leggete tutto il dossier che informa bene i lodigiani sul territorio
fonte: e.polis di regione lombardia 

Territorio e cittadini
Economia

LavoroWelfare e salute

fiera di san bernardino 2018 a castiglione d'adda


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Qualsiasi cosa avrete voglia di mangiare ci sarà! 😋
Se volete prenotare il tavolo potete farlo chiamando questo numero:
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