Da Legambiente il dossier “Liberi dall’amianto?”
i ritardi dei piani regionali, delle bonifiche e delle alternative alle discariche
Venerdì 27 Aprile 2018
http://www.casaeclima.com/ar_34755__da-legambiente-dossier-liberi-da-amianto-ritardi.html?mc_cid=b0166ae13e&mc_eid=c407fb72cd
In
vista della giornata mondiale delle vittime dell’amianto che si
celebrerà il 28 aprile, Legambiente ha presentato stamane il dossier “Liberi dell’amianto? I ritardi dei Piani regionali, delle bonifiche e delle alternative alle discariche”, realizzato a tre anni dall’ultimo report (2015).
A 26 anni dalla Legge 257/92 che ha messo
al bando l’amianto, in Italia questa fibra killer continua ad essere
ancora molto diffusa e a minacciare la salute dei cittadini e
l’ambiente. A gravare sulle spalle del Paese, ancora sotto scacco
dell’amianto, anche i ritardi legati agli obblighi di legge, e in
particolare ai piani regionali amianto (PRA) – che dovevano essere
pubblicati entro 180 giorni dall’entrata in vigore della legge e che
mancano ancora in alcune Regioni – ma anche alle attività di censimento e
mappatura, alle bonifiche dei siti contaminati, che procedono a
rilento, e alle campagne di informazione e sensibilizzazione. A rendere
chiara la situazione della Penisola sono i numeri e i dati raccolti da
Legambiente nel dossier “Liberi dall’amianto?” sulla base delle risposte
date dalle Regioni (15 su 21) al questionario inviato: sul territorio
nazionale sono 370mila le strutture, dove è presente amianto, censite al
2018 dalle Regioni per un totale di quasi 58milioni di metri quadrati
di coperture in cemento amianto. Di queste 370mila strutture, 20.296
sono siti industriali(quasi il triplo rispetto all’indagine del 2015),
50.744 sono edifici pubblici (+10% rispetto al 2015%), 214.469 sono
edifici privati (+50% rispetto al 2015%), 65.593 le coperture in cemento
amianto (+95% rispetto al 2015%) e 18.945 altra tipologia di siti
(dieci volte di quanto censito nel 2015). Sono poi 66.087 i siti mappati
dalle Regioni che hanno risposto al questionario (rispetto agli 88mila
dichiarati dal Ministero dell’Ambiente), per un totale di oltre 36,5
milioni di metri quadrati di coperture. Di questi 66.087, 1.195 sono
quelli mappati ricadenti in I Classe (quella prioritaria in cui
bisognerebbe intervenire con maggior urgenza), erano 360 nel 2015. Di
questi 1.195, 804 sono solo in Piemonte.
Di fronte a questa situazione, le
procedure di bonifica e rimozione dall’amianto nel nostro Paese sono
ancora in forte ritardo: sono 6869 gli edifici pubblici e privati
bonificati ad oggi su un totale, ancora sottostimato, di 265.213 (tra
edifici pubblici e privati). Il piano regionale amianto, previsto dalle
L.257/92, nel 2018 deve essere ancora approvato in due regioni, il Lazio
e la Provincia Autonoma di Trento. 13 regioni su 15 hanno dichiarato
invece di averlo approvato, alle quali si aggiungono Liguria, Umbria e
Toscana che già nel 2015 avevano dato l’ok al PRA. Resta indefinita la
situazione di Abruzzo, Calabria e Molise che non hanno risposto. Le
attività di censimentosono state completate da 6 Regioni su 15
(Campania, Emilia Romagna, Marche - solo per edifici pubblici e
imprese-, Piemonte, Provincia Autonoma di Trento e Valle d’Aosta),
mentre il 60% (9 Regioni su 15) ha dichiarato che è ancora in corso la
procedura di censimento del territorio. La mappatura dell’amianto è
stata realizzata da 7 amministrazioni (Campania, Emilia Romagna, Marche,
Puglia, Sardegna, Valle d’Aosta e Provincia Autonoma di Trento). È
ancora in corso in Basilicata, nella provincia autonoma di Bolzano,
Friuli Venezia Giulia, Piemonte, Sicilia e Veneto. Non risulta fatto nel
Lazio. Stando ai dati forniti nel 2015, la mappatura risulterebbe
completata anche in Liguria, Lombardia, Molise Toscana e Umbria, mentre
era in ancora in corso in Calabria (che invece quest’anno non ha
risposto). Non risultano dati per l’Abruzzo. Inoltre sono solo 10 le
regioni che hanno inviato al Ministero dell’ambiente le informazioni
richieste annualmente sulla presenza di amianto. Tallone d’Achille resta
lo smaltimento dell’amianto, non sufficienti gli impianti di
smaltimento presenti e previsti sul territorio.
QUESTIONARIO. Anche
questa volta Legambiente ha inviato un questionario contenente sette
domande - Piano Regionale Amianto, censimento e mappatura, stato di
avanzamento delle bonifiche sul territorio regionale, monitoraggio,
Impianti di smaltimento, costi e Incentivi, attività di formazione e
informazione - agli uffici competenti regionali con l’obiettivo di
tracciare un quadro della situazione attuale. Al questionario hanno
risposto 15 tra Regioni e Province Autonome, mancano all’appello
Abruzzo, Calabria, Liguria, Molise, Toscana e Umbria. Per questo i dati
riportati nel dossier fanno riferimento al questionario ricevuto nel
2015. Quest’anno, inoltre, il dossier di Legambiente raccoglie anche un
contributo dell’Istituto sull’Inquinamento Atmosferico del Consiglio
Nazionale delle Ricerche (CNR-IIA) che fa il punto sullo stato attuale
delle tecnologie esistenti per l’inertizzazione dell’amianto, che sono
le possibili alternative di smaltimento rispetto alla discarica.
Il quadro complessivo che emerge è
abbastanza preoccupante, anche a livello sanitario. L’associazione
ricorda che stando agli ultimi dati diffusi dall’INAIL, in Italia sono
21.463 i casi di mesotelioma maligno tra il 1993 e il 2012, di cui il
93% dei casi a carico della pleura e il 6,5% (1.392 casi) peritoneali, e
oltre 6mila morti all’anno. A livello regionale i territori più colpiti
sono Lombardia (4.215 casi rilevati), Piemonte (3.560), Liguria
(2.314), Emilia Romagna (2.016), Veneto (1.743), Toscana (1.311),
Sicilia (1.141), Campania (1.139) e Friuli Venezia Giulia (1.006).
Per questo Legambiente torna nuovamente a
ribadire l’urgenza e la necessità per l’Italia di agire attraverso una
concreta azione di risanamento e bonifica del territorio, che passa
attraverso la rimozione dell’amianto dai numerosi siti industriali,
edifici pubblici e privati che ci circondano quotidianamente. Inoltre
occorre ripristinare specifici incentivi per la sostituzione dei tetti
con amianto con coperture solari, che non sono stati previsti nella
bozza di decreto di incentivo per le rinnovabili presentato dal Governo.
Si tratta di uno strumento molto efficace che in passato ha portato, ad
esempio, alla bonifica di 100.000 metri quadri di coperture e oltre 11
MWp di impianti fotovoltaici installati e connessi alla rete in tutta
Italia. Un intervento di questo tipo porterebbe un doppio vantaggio, sia
per la salute delle persone sia per la produzione di energia pulita. Al
Parlamento Legambiente chiede che si riprenda la discussione del “Testo
Unico per il riordino, il coordinamento e l'integrazione di tutta la
normativa in materia di amianto”, presentato nel novembre del 2016 al
Senato e bloccato da due anni a Palazzo Madama.
“Dal dossier “Liberi dall’amianto?” –
spiega Giorgio Zampetti, direttore generale di Legambiente - emergono
tre questioni prioritarie – bonifiche, smaltimento e leva economica –
che devono essere affrontate con la massima urgenza sia a livello
regionale che nazionale. Occorre completare al più presto il censimento e
la mappatura dei siti contenenti amianto, su cui definire le priorità
di bonifica a partire dalle scuole in cui è ancora presente la
pericolosa fibra. Il numero esiguo di discariche presenti nelle Regioni
incide sia sui costi di smaltimento che sui tempi di rimozione, senza
tralasciare la diffusa pratica dell’abbandono incontrollato dei rifiuti.
Non è più sostenibile l’esportazione all’estero dell’amianto rimosso
nel nostro Paese, per questo è importante provvedere ad implementare
l’impiantistica su tutto il territorio nazionale. Infine occorre
ripristinare e rendere stabile e duraturo il sistema degli incentivi per
la sostituzione eternit/fotovoltaico, visti gli importanti risultati
ottenuti in passato è assurdo che questo strumento sia stato rimosso”.
SMALTIMENTO. Tornando al
dossier, lo smaltimento rimane l'altro anello debole della catena: le
regioni dotate di almeno un impianto specifico per l’amianto sono solo 8
(erano 11 nel 2015) per un totale di 18 impianti (erano 24 fino a pochi
anni fa): in Sardegna e Piemonte ce ne sono 4 (di cui uno per le sole
attività legate al SIN di Casale Monferrato in Piemonte), 3 in Lombardia
e 2 in Basilicata ed Emilia Romagna. 1 solo l’impianto esistente in
Friuli Venezia Giulia, Puglia e nella Provincia Autonoma di Bolzano. Ad
oggi gli impianti sono quasi pieni, le volumetrie residue comunicate con
i questionari sono pari a 2,7 milioni di metri cubi (un terzo in meno
rispetto ai 4,1 milioni di mc del 2015) e sarebbero a malapena
sufficienti a smaltire i soli quantitativi già previsti, ad esempio, dal
Piano Regionale della Regione Piemonte che stima in 2milioni di metri
cubi i quantitativi delle coperture in cemento amianto ancora da
bonificare. E non si vede la luce neanche per i nuovi impianti previsti
dai vari piani regionali sui rifiuti: solo la Basilicata ha previsto 2
impianti da 100mila mc di materiale; Emilia Romagna, Lombardia, Piemonte
e Puglia non indicano un numero esatto di impianti previsti ma indicano
la necessità di averne di nuovi nel proprio territorio. Legambiente
ricorda che secondo i dati di Ispra, nel 2015 nel nostro Paese sono
stati prodotti 369mila tonnellate di rifiuti contenenti amianto (71% al
Nord, 18,4 al Centro e 10,6 al Sud). Di questi, 227mila tonnellate sono
stati smaltiti in discarica (sono prevalentemente “rifiuti da materiali
di costruzione contenenti amianto” che rappresentano il 94,4% del totale
dei materiali contenenti amianto smaltiti negli impianti), mentre
145mila tonnellate di rifiuti contenenti amianto sono stati esportati
nelle miniere dismesse della Germania.
Sul fronte dell’informazione rivolta ai
cittadini, “le attività di informazioni - dichiara Andrea Minutolo,
coordinatore dell'ufficio scientifico di Legambiente - dovrebbero essere
realizzate con maggior frequenza e capillarità nei territori anche
perché, ad oggi, i centri regionali per l’amianto, che dovrebbero essere
dei punti di riferimento a livello regionale sulla tematica, sono
ancora scarsamente diffusi sul territorio, come emerge dalle risposte al
questionario pervenuteci, in cui solo 6 Regioni dichiarano di avere
strutture che in qualche modo svolgono questa funzione. Su una tematica
così complessa e delicata non si possono, quindi, lasciare i cittadini
da soli nell’individuazione della possibile presenza di amianto negli
immobili e manufatti di proprietà; così come non possono essere lasciati
da soli nella scelta del percorso di “bonifica” da intraprendere o
nelle spese da sostenere”.
ATTIVITÀ DI INFORMAZIONE E BUONE PRATICHE.
Dal dossier di Legambiente emerge che attività di formazione e
informazione rivolta invece ai cittadini risultano essere state fatte in
13 regioni e P.A (Emilia Romagna, Friuli Venezia Giulia, Lazio,
Lombardia, Marche, Piemonte, Puglia, Sicilia, Valle d’Aosta, Veneto,
P.A. Bolzano e P.A. Trento). Per quanto riguarda la formazione del
personale tecnico (Asl, Arpa, medici del lavoro etc), programmi e
momenti di aggiornamento sono stati redatti in 8 Regioni e 1 P.A: Emilia
Romagna, Friuli Venezia Giulia (ogni 3 anni), Lombardia, Marche,
Piemonte, Puglia, Valle d’Aosta, Veneto e P.A. di Trento.
BUONE ESPERIENZE. Infine
l’associazione ambientalista segnala al riguardo alcune buone
esperienze, come quella siciliana o pugliese, replicabili sul
territorio. In Sicilia la Regione, nell’ambito del programma di
interventi della regione siciliana 2016/2017 “Sicilia e consumatori:
diritti e tutele”, ha promosso insieme a Legambiente Sicilia una
campagna di informazione, sensibilizzazione e assistenza rivolta ai
cittadini e ai consumatori sui pericoli per la salute e l’ambiente
derivanti dall’esposizione all’amianto. Obiettivo: aumentare la
consapevolezza sul fenomeno e le conoscenze circa gli strumenti per
ridurre e prevenire i rischi dall’inquinamento da fibre d’amianto, a cui
hanno lavorato anche altre associazioni territoriali come Movimento
difesa del cittadino, Federconsumatori, Confconsumatori, Aduc funzione
Sociale ed Omnia (
http://www.liberidallamianto.it/).
In Puglia, invece, da alcuni anni è
partita la campagna “Puglia eternit free”, la prima campagna regionale
di informazione sul rischio amianto promossa da Legambiente Puglia – con
il patrocinio dell’Assessorato alla Qualità dell’Ambiente della Regione
Puglia e la collaborazione di Teorema Spa – mirata alla rilevazione
statistica di amianto nelle aree urbane, industriali e agricole.
L’obiettivo della campagna è quello di fornire ai cittadini gli
strumenti per difendersi dalla fibra killer: per questo è stato attivato
un numero verde (800 131 026) a cui cittadini ed enti si possono
rivolgersi per richiedere un sopralluogo tecnico gratuito al fine di
censire l’eventuale presenza di materiali e/o manufatti contenenti
amianto e conoscere le opportune procedure per rimuoverlo riducendo
l’impatto sulla salute.
Link dossier “Liberi dall’amianto?”
https://www.legambiente.it/sites/default/files/docs/liberi_dallamianto_2018.pdf