La costituzione italiana: cos’è e come funziona
La
gerarchia delle fonti nello Stato italiano: come funziona la
Costituzione, quali sono i suoi principi fondamentali e le norme
immodificabili. Il testo della Costituzione.

Spesso si citano i suoi articoli, ci si trincera dietro i suoi
principi, si invocano le sue garanzie, ma non sempre si sa cos’è
veramente, qual è il suo ruolo nell’ordinamento e la forza che può avere
nei confronti delle altre leggi, della pubblica amministrazione o dei
privati. È la
Costituzione italiana: il testo più importante che
esista nel nostro Paese, l’architrave della Repubblica, la base su cui
poggiano tutte le altre norme. Se si tiene conto che, ad oggi, molte
delle leggi che rispettiamo risalgono all’epoca fascista (pensa a tutto
il codice civile e a quello penale), la Costituzione è relativamente
recente: è entrata in vigore il 1° gennaio 1948 a seguito di
approvazione dell’
Assemblea costituente riunitasi subito dopo le
ceneri della seconda guerra mondiale e il Referendum per la scelta fra
repubblica e monarchia (2 giugno 1946). Ma cerchiamo di capire meglio
cos’è la Costituzione italiana, a cosa serve, chi la deve osservare e quand’è obbligatoria.
Cos’è la Costituzione?
Prima di parlare nel dettaglio della Costituzione italiana,
occupiamoci in generale della Costituzione, del significato di questa
parola e di come, nella storia e negli altri Paesi, ha assunto
importanza nel tempo.
La Costituzione nasce per arginare i poteri del re, per fissare una
cornice entro cui il sovrano potesse decidere. Essa, in buona sostanza,
definisce i diritti inviolabili del cittadino e i principi fondamentali
dello Stato oltre il quale neanche il regnante può andare. Nelle
monarchie passate, non tutti i re vollero concedere una costituzione al
proprio popolo poiché essa finiva per limitare le loro prerogative; la
Costituzione diventa invece molto più utilizzata nel momento in cui
nascono le moderne repubbliche democratiche.
La Costituzione (anche chiamata
Carta costituzionale) è quindi la
legge fondamentale
che fissa l’organizzazione dello Stato, le regole e i principi posti a
fondamento dell’intero ordinamento giuridico, che nessuno può violare:
né il re, né il parlamento.
Abbiamo usato le parole “
legge fondamentale” non a caso: difatti,
costituire (da cui deriva Costituzione) significa, anche nel senso comune,
fondare, istituire. E non c’è dubbio che la
costituzione fonda, istituisce in via definitiva un certo tipo di Stato che solo un nuovo referendum o una rivoluzione potrebbero rimuovere.
Esiste un contenuto tipico della Costituzione?
No: ogni Stato si è dotato della Costituzione che ha preferito. Ci
sono stati alcuni Paesi come l’Inghilterra che hanno preferito adottare
una Costituzione non scritta che certamente è molto meno garantista di
una Costituzione scritta come l’hanno molte altre nazioni.
Non esiste, quindi, una regola che stabilisca il contenuto delle
costituzioni, poiché ogni Stato redige questo atto di nascita in piena
autonomia e vi scrive ciò che ritiene più importante.
Solitamente tutte le moderne costituzioni contengono norme che
tutelano i diritti fondamentali dei cittadini e regolano l’attività dei
massimi organi dello Stato.
Si può modificare la Costituzione di uno Stato?
Come abbiamo detto poc’anzi, ci sono alcuni principi fondamentali
delle costituzioni che non possono essere modificati se non con una
sommossa popolare, ossia eliminando – con la forza o anche con il
consenso pacifico – un determinato tipo di Stato. Questo non toglie che
tutte le altre norme siano modificabili attraverso però procedure più
complicate rispetto a quelle con cui si modificano tutte le altre leggi.
Ad esempio, in Italia le norme costituzionali che regolano l’autonomia
delle Regioni sono state spesso oggetto di modifica.
Alla luce di ciò viene fatta una differenza tra:
- costituzioni flessibili: quelle le cui norme possono essere modificate o integrate con una legge ordinaria del Parlamento;
- costituzioni rigide: quelle le cui norme possono essere
modificate o integrate dal Parlamento solo attraverso procedure molto
complesse. L’Italia ha una costituzione rigida.
Come funzionano le leggi in Italia
Per capire
cos’è la Costituzione italiana e come funziona
dobbiamo anticipare un tema molto importante, se non fondamentale,
nell’ambito del diritto costituzionale: la cosiddetta “
piramide delle fonti”.
Come in un esercito ci sono dei gradi (c’è un generale che sta sopra
il colonnello, il tenente e il maggiore e questi ultimi stanno sopra il
capitano e il sottotenente, e così via), anche le nostre leggi hanno una
gerarchia. Questa gerarchia è chiamata appunto
piramide delle fonti e vede al proprio vertice i
principi fondamentali della Costituzione
(costituita dai primi 12 articoli). Questi non possono essere mai
modificati, neanche con un procedimento di revisione della Costituzione
stessa.
Nella “graduatoria” di importanza delle fonti del diritto (ossia
delle leggi) troviamo, subito dopo i principi fondamentali, tutte le
altre
norme della Costituzione che, come detto, sono sì rigide ma
non perciò immodificabili (lo sono attraverso il meccanismo
dell’articolo 138 della Costituzione). Allo stesso livello ci sono le
cosiddette
leggi costituzionali che sono quelle approvate dal
Parlamento ma con lo stesso meccanismo necessario a modificare la
costituzione e che, pertanto, assumono una forza particolare.
Seguono poi le
norme dell’Unione Europea che abbiamo deciso di
rispettare e che, indirettamente, sono richiamate dalla Costituzione.
L’articolo 11 infatti consente, in condizioni di parità con gli altri
Stati, limitazioni alla sovranità nazionale necessarie per assicurare
una pacifica coesistenza tra le Nazioni.
Ci sono poi le
leggi nazionali che sono quelle approvate dal Parlamento e dal Governo (in quest’ultimo caso si chiamano
decreti legge e
decreti legislativi).
Secondo le
leggi regionali e, infine, i
regolamenti ministeriali.
Come funzionano le fonti del diritto? La regola è molto semplice: la
legge posta al vertice posta al vertice risulta quella più importante,
mentre quelle situate ai piani inferiori devono conformarsi a quelle
collocate ai piani superiori. Mai una legge regionale potrebbe derogare a
una legge statale, così come mai una legge del Parlamento potrebbe
contenere dei principi contrari alla Costituzione. Un decreto
ministeriale che regoli e attui una legge non può prevedere dei principi
differenti rispetto alla legge stessa. E così via.
Lo schema qui di sotto può illustrare meglio come stanno le cose.
Cos’è la Costituzione italiana?
Detto ciò possiamo già capire
cos’è la Costituzione italiana.
Si tratta della normativa più importante delle leggi dello Stato
italiano, quella che fissa in principi generali di funzionamento del
Paese.
Come abbiamo anticipato in apertura, l’Italia ha una sua
costituzione, scritta e rigida, dal 1948. Si tratta di una Costituzione
di 139 articoli (pochi rispetto al codice civile ma molti rispetto alla
media di tante altre leggi) ai quali si aggiungono 18 disposizioni
transitorie finali.
La Costituzione italiana è rigida in quanto il procedimento per
modificarla è molto più complesso rispetto a quello di qualsiasi altra
legge. Tale procedimento viene indicato all’articolo 138 della
Costituzione stessa. La nostra Costituzione, quindi, può essere
modificata nel tempo, ma solo attraverso procedure particolari che
richiedono maggioranze parlamentari significative.
Nella Costituzione sono definiti e regolamentati:
- i principi fondamentali e inviolabili dello Stato (articoli da 1 a 12). Facciamo qualche esempio. L’Art. 1 regola la forma repubblicana: l’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro. L’Art. 2: «La Repubblica riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell’uomo». L’Art. 3 regola
il principio di uguaglianza: «Tutti i cittadini hanno pari dignità
sociale e sono uguali davanti alla legge senza distinzioni di sesso,
razza, lingua, religione, opinioni politiche, condizioni personali e
sociali (…)». L’Art. 4 stabilisce il diritto al lavoro. L’Art. 5 riconosce l’indivisibilità e l’unicità della Repubblica italiana, ecc.
- i diritti e i doveri fondamentali dei cittadini (articoli da 13 a 54). Facciamo qualche esempio. L’Art. 13 stabilisce che la libertà personale è inviolabile; l’art. 14 estende questo principio al domicilio. L’art. 15 stabilisce la segretezza e la libertà della corrispondenza. L’art 16. stabilisce la libertà di movimento e l’art. 17 quella di riunione. L’art. 19 sancisce la libertà di culto, ecc. L’art. 21
– tra i più importanti – stabilisce il diritto di libertà di
espressione e di pensiero: «Tutti hanno diritto di manifestare
liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro
mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni
o censure»;
- l’ordinamento della Repubblica (articolo da 55 a
133). Vengono definiti i funzionamenti e i poteri dei vari organi dello
Stato: le Camere (articoli da 55 a 69), il Presidente della Repubblica
(articoli da 83 a 91), il Governo (articoli da 92 a 96), la magistratura
(articoli da 101 a 1113), la Pubblica Amministrazione (articoli 97 e
98), la Corte Costituzionale (articoli da 134 a 137). Viene definito il
procedimento di formazione delle leggi (articoli da 70 a 82). Vengono
definite le Regioni, le Province e i Comuni (articoli da 114 a 133).
- le garanzie costituzionali (articoli da 134 a 137);
- il procedimento di revisione della Costituzione e di approvazione delle leggi costituzionali (articoli 138 e 139)
Chi deve rispettare la Costituzione italiana?
Anche se può sembrare strano, la Costituzione non si rivolge
direttamente ai cittadini italiani, ma al legislatore, ossia al
Parlamento e al Governo. Se è vero infatti che la Costituzione nasce per
arginare i poteri del re, e che le due Camere e l’esecutivo hanno
sostituito il monarca, la Costituzione definisce i limiti delle leggi
che questi organi approvano. Questo significa che una legge che vieti
agli stranieri i diritti fondamentali dell’uomo sarebbe
incostituzionale, ma il titolare di una attività commerciale resta
libero di decidere chi far entrare o meno nel suo negozio.
Che succede se una legge viola la Costituzione?
Una legge in contrasto con la costituzione viene definita “
incostituzionale”.
Ne abbiamo tanti esempi. Ma chi cancella una legge incostituzionale se
chi l’ha approvata è anche chi ha il potere di modificarla o revocarla? A
questo proposito interviene la
Corte Costituzionale. Affinché
però questa possa cancellare una legge incostituzionale è necessario che
vi sia una causa nella quale tale norma illegittima deve essere
approvata. Facciamo un esempio. Viene approvata una legge che vieta di
farsi il segno della croce nelle strade pubbliche. Un uomo, colto a fare
ugualmente il gesto religioso, viene multato. Fa così opposizione alla
sanzione. Il giudice è però tenuto ad applicare la legge – in quanto
regolarmente in vigore – e a dargli torto a meno che la Corte
Costituzionale dichiari illegittima la norma in questione. Così l’uomo,
nel fare ricorso al giudice, chiede che questi rinvii gli atti alla
Corte Costituzionale affinché si pronunci sulla legittimità o meno della
legge. Una volta che la Consulta avrà dichiarato incostituzionale la
disposizione, il giudice non dovrà più applicarla, non solo al caso
concreto, ma per sempre. Infatti la legge incostituzionale viene
cancellata per sempre dall’ordinamento ed è come se non esistesse più
con effetto retroattivo.
https://www.laleggepertutti.it/209674_la-costituzione-italiana-cose-e-come-funziona