sabato 19 gennaio 2019
Commercio su aree pubbliche: un taglio netto al nodo gordiano della direttiva Bolkestein e delle norme attuative
Un taglio netto al nodo gordiano della direttiva Bolkestein applicata al commercio ambulante. La legge di Bilancio 2019 ha risolto così, dopo anni di dibattiti, intese, accordi e circolari, un'inestricabile matassa normativa teatro di ripensamenti, rinvii e clamorose marce indietro.
Ad insistere sul principio che in materia di concessioni pubbliche le gare devono essere la regola, al fine di evitare distorsioni anticoncorrenziali, si sono schierate da sempre la giurisprudenza europea e costituzionale, unitamente all'Autorità antitrust. Ma ad animare il fronte che vuole tutelare le posizioni di microimprese a carattere famigliare, l'idea che il meccanismo prefigurato dall'attuazione interna della direttiva europea si possa superare, in una materia dove a prevalere è la componente relativa alla concessione di un bene e non di un servizio.
La lunga parabola della disciplina sul commercio in aree pubbliche
L'attività di commercio al dettaglio su area pubblica è disciplinata dagli artt. da 27 a 30, D.Lgs. 31 marzo 1998, n. 114, come modificato dal D.Lgs. n. 59 del 2010, attuativo della direttiva Bolkestein n. 2006/123/CE, che riguarda i servizi nel mercato interno, prevedendo altresì il potere delle Regioni in materia di programmazione dello sviluppo commerciale e di definizione dei relativi criteri di pianificazione urbanistica. (Art. 1, comma 686, L. 30 dicembre 2018, n. 145 (G.U. 31 dicembre 2018, n. 302, S.O.))
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