MES: cos’è il fondo salva-Stati e perché è così importante per l’Italia
MES: cos’è il Meccanismo Europeo di Stabilità e come funziona il fondo salva-Stati? Ecco perché con la nuova riforma l’Italia sarebbe svantaggiata
Cos’è il MES,
Meccanismo Europeo di Stabilità altresì noto come fondo salva-Stati,
come funziona e perché l’Italia ne risulterebbe una vittima in vista
della recente riforma attualmente in discussione in Europa?
Domande più lecite che mai alla luce del dibattito attuale e delle odierne audizioni di Giuseppe Conte alla Camera e al Senato (qui la diretta streaming).
Nato nel 2012, a sostituzione del Fondo europeo di stabilità finanziaria e del Meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria, il MES è di fatto il fondo monetario del Vecchio Continente, avente l’obiettivo di dare sostegno ai Paesi componenti in caso di crisi e di probabile default.
Ad oggi il Meccanismo Europeo di Stabilità ha “salvato” Cipro, Spagna e Grecia. L’Italia, dal canto suo, è una delle maggiori sostenitrici del fondo salva-Stati con 14 miliardi di euro versati. Più di noi, in base ai risultati del PIL del 2010, hanno dato solo Germania e Francia. Anche per questo è oggi più che mai utile capire cos’è il MES, come funziona questo Meccanismo Europeo di Stabilità e perché la sua riforma potrebbe danneggiare proprio il Belpaese.
A chi si chiede cos’è il MES potremmo dunque rispondere definendolo un meccanismo volto a mantenere la stabilità finanziaria della zona euro. Esso è regolato dalla legislazione internazionale e, come organizzazione, ha una propria sede a Lussemburgo.
Per garantire la tenuta del Vecchio Continente il fondo salva-Stati emette prestiti sulla base di condizioni piuttosto rigide e, in alcuni casi che verranno specificati nelle righe seguenti, può anche adottare atti sanzionatori.
L’organizzazione raccoglie fondi volti a sostenere i membri che ne fanno parte, ossia gli Stati che prima o dopo hanno adottato l’euro come moneta unica e che in un determinato periodo di tempo si trovano in forte difficoltà. Per capire come funziona il MES possiamo suddividere la sua azione in tre fasi distinte:
Fanno parte del MES anche un Direttore Generale (che ha diritti di voto), il commissario europeo agli Affari economico-monetari e il Presidente della BCE, questi ultimi due come osservatori.
Una volta modificato, il fondo salva-Stati imporrebbe dei requisiti strettissimi per poter ricevere il suo aiuto, rendendo di fatto (quasi) impossibile al Belpaese beneficiarvi in caso di necessità, in parte recuperando il contributo di 14 miliardi di euro versati in fase di costituzione del MES. Previsti, inoltre, dei piani di riforma ben definiti in cambio dell’accesso ai fondi.
Il tutto “senza autorizzazione del Parlamento e della Lega”. Al tempo della firma sull’accordo per una modifica del MES, infatti, al Governo vi era ancora il partito di Salvini insieme al Movimento 5 Stelle.
Le nuove condizioni per accedere al fondo salva-Stati previste dalla riforma, non ancora ufficializzata, non farebbero altro che inasprirsi ulteriormente, rendendo assai difficile poter accedere al programma di aiuti.
Ad essere riviste in maniera più stringente sarebbero le condizioni per poter attivare la PCCL (Precautionary Conditioned Credit Line), un sistema di aiuto finanziario in caso di turbolenze all’interno del mercato del debito di un Paese appartenente all’Eurozona.
Le condizioni, se la riforma del MES dovesse essere confermata, sarebbero le seguenti:
Non sono mancate inoltre critiche dalla Grecia: Varoufakis, ex ministro greco delle finanze, nel libro «Il Minotauro Globale» ha criticato aspramente i meccanismi che fanno parte del Fondo.
La somma a garanzia fornita agli Stati in difficoltà viene suddivisa e composta dalle partecipazioni di ciascun stato membro non in difficoltà. In poche parole, parte dei soldi concessi alla Grecia sono corrisposti a capitali messi a disposizione in parte dalla Germania, in parte dall’Italia, dalla Francia e così via. Ma, dato che ogni Paese riesce a garantire uno status di affidabilità, alla quota versata da ciascuno viene riconosciuto un interesse diverso.
Ed è qui il pericolo: se uno degli Stati più «affidabili» dovesse trovarsi in difficoltà e aver bisogno del Meccanismo, la quantità dei fondi che non può più garantire si riverserebbe necessariamente sugli Stati più piccoli.
LEGGI ANCHE: Riforma MES: tutte le criticità per l’Italia
Ecco, insomma, cos’è il MES e come funziona il fondo salva-Stati che
sta tenendo l’Italia con il fiato sospeso. Ora bisognerà soltanto capire
se la riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità entrerà ufficialmente
in vigore.
Domande più lecite che mai alla luce del dibattito attuale e delle odierne audizioni di Giuseppe Conte alla Camera e al Senato (qui la diretta streaming).
Nato nel 2012, a sostituzione del Fondo europeo di stabilità finanziaria e del Meccanismo europeo di stabilizzazione finanziaria, il MES è di fatto il fondo monetario del Vecchio Continente, avente l’obiettivo di dare sostegno ai Paesi componenti in caso di crisi e di probabile default.
Ad oggi il Meccanismo Europeo di Stabilità ha “salvato” Cipro, Spagna e Grecia. L’Italia, dal canto suo, è una delle maggiori sostenitrici del fondo salva-Stati con 14 miliardi di euro versati. Più di noi, in base ai risultati del PIL del 2010, hanno dato solo Germania e Francia. Anche per questo è oggi più che mai utile capire cos’è il MES, come funziona questo Meccanismo Europeo di Stabilità e perché la sua riforma potrebbe danneggiare proprio il Belpaese.
Cos’è il MES: sommario
Cos’è il MES, il fondo salva-Stati? Le origini
Il Meccanismo Europeo di Stabilità è stato istituito grazie alle modifiche apportate al Trattato di Lisbona, ratificate dal Consiglio UE nel marzo del 2011. L’entrata in vigore del fondo salva-Stati, prevista inizialmente per il 2013 è stata anticipata al luglio del 2012 a causa di una crisi del debito sempre più pressante.A chi si chiede cos’è il MES potremmo dunque rispondere definendolo un meccanismo volto a mantenere la stabilità finanziaria della zona euro. Esso è regolato dalla legislazione internazionale e, come organizzazione, ha una propria sede a Lussemburgo.
Per garantire la tenuta del Vecchio Continente il fondo salva-Stati emette prestiti sulla base di condizioni piuttosto rigide e, in alcuni casi che verranno specificati nelle righe seguenti, può anche adottare atti sanzionatori.
Come funziona il MES?
Una volta capito, almeno in linea di massima, cos’è il MES occorre comprendere al meglio come funziona il fondo salva-Stati. Per dirla in altre parole: come agisce il Meccanismo Europeo di Stabilità e in che modo riesce a mantenere finanziariamente salutare l’Eurozona? Le modalità d’azione del fondo sono state definite dall’articolo 3 del suo trattato istitutivo.L’organizzazione raccoglie fondi volti a sostenere i membri che ne fanno parte, ossia gli Stati che prima o dopo hanno adottato l’euro come moneta unica e che in un determinato periodo di tempo si trovano in forte difficoltà. Per capire come funziona il MES possiamo suddividere la sua azione in tre fasi distinte:
- Lo Stato in difficoltà avanza al Presidente del Consiglio dei governatori del fondo salva-Stati richiesta di assistenza.
- Il MES chiede alla Commissione UE di valutare lo stato di salute del Paese che ha chiesto aiuto e di definire il suo fabbisogno finanziario. In questa fase l’esecutivo comunitario e la BCE (e se necessario il FMI) analizzano se la crisi di quello Stato può contagiare il resto dell’Eurozona.
- Dopo la valutazione, l’organo plenario del MES decide di agire
e aiutare il Paese in difficoltà (il tutto più o meno nell’arco di 7
giorni dalla data di presentazione della richiesta formale di
assistenza) con prestiti.
Le decisioni del Consiglio vengono prese a maggioranza semplice o qualificata e godono di immunità giudiziaria. I diritti di voto sono proporzionali rispetto alla quota versata da ogni Stato.
Chi gestisce il fondo salva-Stati?
Il Meccanismo di Stabilità Europea viene gestito da un Consiglio dei Governatori costituito dai ministri delle finanze dell’Eurozona oltre che da un Consiglio di Amministrazione (nominato proprio dai Governatori).Fanno parte del MES anche un Direttore Generale (che ha diritti di voto), il commissario europeo agli Affari economico-monetari e il Presidente della BCE, questi ultimi due come osservatori.
Perché si parla così tanto di MES
Il Meccanismo Europeo di Stabilità è tornato nel ciclone mediatico dopo le dichiarazioni di Matteo Salvini, che ha accusato Giuseppe Conte di aver firmato di nascosto un accordo con l’Europa volto a riformare il MES con novità che finirebbero per svantaggiare l’Italia.Una volta modificato, il fondo salva-Stati imporrebbe dei requisiti strettissimi per poter ricevere il suo aiuto, rendendo di fatto (quasi) impossibile al Belpaese beneficiarvi in caso di necessità, in parte recuperando il contributo di 14 miliardi di euro versati in fase di costituzione del MES. Previsti, inoltre, dei piani di riforma ben definiti in cambio dell’accesso ai fondi.
Il tutto “senza autorizzazione del Parlamento e della Lega”. Al tempo della firma sull’accordo per una modifica del MES, infatti, al Governo vi era ancora il partito di Salvini insieme al Movimento 5 Stelle.
“Stop MES significa una enorme fregatura per i risparmiatori italiani, i titoli di Stato italiani rischiano di valere sempre meno, di valere zero, e gli Stati potranno essere obbligati a mettere sul tavolo il risparmio di milioni di cittadini senza che nessuno li autorizzi”.Anche Luigi Di Maio si è scagliato contro la riforma, cosa che ha lasciato ipotizzare una nuova crisi di Governo.
Cosa prevede la riforma del MES?
Dal 2017 l’Europa ha aperto all’ipotesi di rivedere il trattato istitutivo ed è proprio questa eventualità che ha aperto le porte ad un profondo dibattito in Italia. La riforma del Meccanismo Europeo di Stabilità dovrà ricevere l’approvazione dei governi oltre che la ratifica parlamentare di ciascuno Stato.Le nuove condizioni per accedere al fondo salva-Stati previste dalla riforma, non ancora ufficializzata, non farebbero altro che inasprirsi ulteriormente, rendendo assai difficile poter accedere al programma di aiuti.
Ad essere riviste in maniera più stringente sarebbero le condizioni per poter attivare la PCCL (Precautionary Conditioned Credit Line), un sistema di aiuto finanziario in caso di turbolenze all’interno del mercato del debito di un Paese appartenente all’Eurozona.
Le condizioni, se la riforma del MES dovesse essere confermata, sarebbero le seguenti:
- non essere in procedura d’infrazione;
- vantare un deficit inferiore al 3% da almeno due anni;
- avere un rapporto debito/PIL sotto il 60% (o, almeno, aver sperimentato una riduzione di quest’ultimo di almeno 1/20 negli ultimi due anni, insieme ad un’altra serie di paletti non facilmente giudicabili a livello oggettivo.
Le critiche
Per comprendere al meglio cos’è il MES non si può prescindere da una disamina delle critiche che sono state rivolte al fondo salva-Stati. Uno dei punti più dibattuti riguarda il rinnovato potere della Banca Centrale Europea e, per conseguenza, le limitazioni imposte al settore bancario e ai governi nazionali.Non sono mancate inoltre critiche dalla Grecia: Varoufakis, ex ministro greco delle finanze, nel libro «Il Minotauro Globale» ha criticato aspramente i meccanismi che fanno parte del Fondo.
La somma a garanzia fornita agli Stati in difficoltà viene suddivisa e composta dalle partecipazioni di ciascun stato membro non in difficoltà. In poche parole, parte dei soldi concessi alla Grecia sono corrisposti a capitali messi a disposizione in parte dalla Germania, in parte dall’Italia, dalla Francia e così via. Ma, dato che ogni Paese riesce a garantire uno status di affidabilità, alla quota versata da ciascuno viene riconosciuto un interesse diverso.
Ed è qui il pericolo: se uno degli Stati più «affidabili» dovesse trovarsi in difficoltà e aver bisogno del Meccanismo, la quantità dei fondi che non può più garantire si riverserebbe necessariamente sugli Stati più piccoli.
LEGGI ANCHE: Riforma MES: tutte le criticità per l’Italia
Quote di partecipazione
Stato | % di contributo |
Germania | 26,96% |
Francia | 20,24% |
Italia | 17,79% |
Spagna | 11,82% |
Paesi Bassi | 5,67% |
Belgio | 3,45% |
Grecia | 2,79% |
Austria | 2,76% |
Portogallo | 2,49% |
Finlandia | 1,78% |
Irlanda | 1,58% |
Slovacchia | 0,81% |
Slovenia | 0,42% |
Lituania | 0,40% |
Lettonia | 0,27% |
Lussemburgo | 0,24% |
Cipro | 0,19% |
Estonia | 0,18% |
Malta | 0,07% |
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