150 ANNI DI ITALIA FEDERALE ?
Egr. direttore, i festeggiamenti della unità di Italia e le riforme che stanno per essere approvate, (sono ottimista) per avere uno stato moderno e federale, sono da spiegare bene ai cittadini. Dico questo perché in questi giorni sono iniziate le battaglie mediatiche e politiche con dichiarazioni fuori luogo, tipo quelle del “costo maggiore del federalismo” per i cittadini. Nulla di più scorretto, in quanto il sistema federale permette di togliere gli sprechi e di razionalizzare meglio la spesa pubblica, oltre che responsabilizzare gli amministratori degli enti locali senza più scuse. Anche se è trascorso ben un secolo e mezzo, esiste e in alcuni casi tende anche ad aumentare una distanza, in termini socio‐economici, tra il Nord ed il Sud, tanto che, ad oggi, si parla ancora di dualismo economico. Nonostante questo soprattutto dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale siano state indirizzate verso il Mezzogiorno ingenti somme di soldi pubblici (basti pensare alla “Cassa del Mezzogiorno” o ad interventi vari diretti a portare sviluppo nelle Regioni meridionali), l’arretratezza del Sud nei confronti delle Regioni settentrionali permane ed è ancora palese. Anche se, come detto sopra, ingenti risorse di denaro pubblico sono state indirizzate per lo sviluppo del Mezzogiorno per risolvere, in maniera definitiva, quella che era un vera emergenza nazionale, ovvero la questione meridionale i risultati concreti in termini di crescita economica, civile e sociale del Sud sono stati, purtroppo, disattesi. La solidarietà interregionale dai territori a più alta capacità fiscale verso quelli più svantaggiati è un principio importante, che anche la Lega Nord nonostante critiche pretestuose al riguardo intende realizzare pienamente. Realizzando, in maniera fattiva, la solidarietà tra le Regioni, si potrà, davvero, giungere alla piena accettazione del principio della equità sociale e dell’efficienza della Pubblica Amministrazione. Non è più possibile continuare ad inviare al Sud investimenti pubblici, senza ottenere alcun risultato concreto. È giunta l’ora, come la Lega Nord reclama ormai da anni, che il Mezzogiorno liberi e sprigioni tutte le proprie capacità, sganciandosi dal peso dell’assistenzialismo statale che soffoca il proprio sviluppo. Ed il modo per fare tutto questo è realizzare il federalismo. In sostanza, il persistente divario economico e sociale tra il Nord ed il Sud del nostro Paese ha finito per rendere il federalismo una riforma non più rinviabile, indifferibile, proprio per la salvaguardia di un futuro di rapporti pacifici e fecondi tra le diverse aree. Per quanto riguarda, invece, i trasferimenti alle Regioni in termini pro‐capite dallo Stato centrale, tasto dolente e da sempre denunciato dalla Lega Nord, soprattutto tra il Nord ed il Sud del Paese), è del tutto chiara la distorsione esistente nel nostro Paese. Vi sono Regioni che – seguendo il principio consolidato nel nostro Paese del finanziamento a piè di lista – ricevono molto di più di quanto versano, in tasse, allo Stato. Viceversa, ci sono Regioni virtuose (con bilanci positivi e servizi di eccellenza resi alla cittadinanza, come ad esempio la Lombardia e il Veneto) che ricevono molto meno rispetto a quanto versano (sempre in termini pro‐capite) dallo Stato. I valori di riferimento delle Regioni a Statuto speciale (tra cui la Sardegna e la Sicilia), avendo le stesse un regime fiscale del tutto particolare (fortemente autonomo, tanto che in alcuni casi si può già parlare di federalismo fiscale avviato), ed un’ampia autonomia in diverse materie. Come si può facilmente notare – e ciò si intuisce a prima vista – le Regioni che ricevono meno dallo Stato sotto forma di trasferimenti ad Amministrazioni Pubbliche pro capite sono, guarda caso, le Regioni del Nord: Lombardia (al primo posto della classifica con meno trasferimenti pro capite), seguita dal Veneto, dal Piemonte, dall’Emilia‐Romagna e dalla Toscana. Con questo non si sta nella maniera più assoluta sostenendo che i trasferimenti alle Regioni più deboli debbano interrompersi. Si sta dicendo, in pratica, che il federalismo, nella nostra visione politica, andrà a concretizzare, effettivamente, la cosiddetta responsabilizzazione delle classi politiche regionali e locali. Il nostro principio di riferimento – e che intendiamo realizzare fattivamente – è scritto nell’articolo 119 della Costituzione, riguardo la cosiddetta perequazione per i territori con minore capacità fiscale per abitante. Per la Lega Nord federalismo fiscale, pertanto, è sinonimo di responsabilizzazione nella spesa pubblica, di aumento dell’efficienza nei servizi resi, di maggiore trasparenza e vicinanza tra i cittadini e gli amministratori della cosa pubblica. A nostro modo di vedere, significa che le risorse debbano restare nel territorio che le ha prodotte (principio ripetuto più volte nella Legge delega sul federalismo – Legge n. 42 del 2009, riscontrabile nei principi della territorialità dell’imposta e dell’autonomia e responsabilizzazione finanziaria di tutti i livelli di governo); significa che non dovranno essere introdotte ulteriori imposte e nuovi tributi; significa che verranno premiati gli enti virtuosi (senza dover ancora una volta ripianare deficit e buchi di bilancio di Regioni ed Enti Locali); significa il rispetto della norma costituzionale in base alla quale è riconosciuta pari dignità a Comuni, Province, Città metropolitane e Regioni (articolo 114 della Costituzione); significa che la perequazione non potrà esaurirsi in un sistema premiante per gli enti che, storicamente, hanno male impiegato le risorse e hanno letteralmente sprecato soldi pubblici (cioè, hanno sprecato i soldi dei cittadini). Un altro tema su cui, come risulterà chiaro, si possono riscontrare indicazioni chiare e precise circa l’esistenza del dualismo nel Paese, è quello dell’evasione fiscale. A questo proposito, prendiamo in esame gli studi di settore. Visto e considerato che questo strumento di accertamento induttivo del reddito prodotto da una impresa è stato creato per contrastare l’evasione fiscale che – come da sempre grida la Sinistra si pensa si annidi soprattutto nel lavoro autonomo e nelle Regioni del Nord – è utile, anche per smentire categoricamente certi convincimenti, leggere quanto scritto dall’Agenzia delle Entrate. La stessa, infatti, stima al 13% l’evasione IRAP della Regione Lombardia, contro il 44,5% dell’Umbria, il 60,6% della Campania, il 65,89% della Sicilia e il 93,9% della Calabria, solo per fare alcuni esempi (dati che si fermano al 2002). La riforma federale, quindi la realizzazione concreta di un vero federalismo, è il presupposto imprescindibile per cambiare davvero il Paese; per renderlo più snello, più efficiente, più competitivo. La riforma in senso federale dello Stato rappresenta lo snodo fondamentale da cui, poi, dovrebbero partire tutte le altre riforme, che dovranno mutare l'assetto politico ed istituzionale del Paese. Il federalismo, infatti, distribuendo il potere tra vari centri, avvicina direttamente il cittadino alle scelte della politica e lo rendono più responsabile; crea maggiore senso civico, come dimostrato da vari studi, porta maggiore pluralismo ed avanzamento civile. E poi, non dobbiamo dimenticare che è dalla riforma federale che si diramano tutti i settori della vita quotidiana, ovvero tutta la realizzazione di politiche pubbliche di cui il singolo cittadino necessita, come la scuola, il lavoro, la sanità, la sicurezza, la disoccupazione, la previdenza sociale, il fisco, ecc. Ecco perché sosteniamo, continuamente e con forza, che il federalismo è la madre di ogni riforma. La vera riforma strutturale che cambierà – anche e soprattutto nella mentalità – il Paese, portando finalmente quel senso civico che è la base per costruire una nuova società: una società più giusta, più rispettosa dei diritti altrui, più democratica. Solo dopo l’approvazione di queste leggi in Parlamento e la vera attuazione sedimentata e corretta nella vita reale si potrà “festeggiare”: per ora dobbiamo subire la retorica pseudo-storica e le demagogie mediatiche su una nazione che esiste dal punto di vista geografico ma non dal punto di vista della vera unità di intenti culturali e sociali: basta guardare il deficit pubblico statale a quali livelli è arrivato con questo schema finora proposto dalla prima repubblica che si può evincere uno spiraglio concreto di nuova vita politica e sociale tramite un nuovo stato federale! In caso contrario si aprono scenari che portano verso rischi evidenti dal punto di vista sia finanziario che sociale con tagli di bilancio e di servizi ogni anno sempre più insostenibili dalle comunità locali per mantenere uno status di benefits ormai insostenibile!
Alfredo FERRARI
Consigliere Provinciale di Lodi
Gennaio 2011
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