martedì 5 luglio 2011
imprese in difficoltà nel lodigiano: ecco la sintesi
Non è detto che tutte vadano in porto. Le richieste però ci sono e non sono poche. Cassa in deroga per 35 in provincia di Lodi. I numeri, scritti nero su bianco, arrivano dal nucleo di istruttoria della cassa integrazione in deroga di palazzo San Cristoforo, l’organismo che valuta i requisiti delle imprese del territorio (solo per quelle con numero di dipendenti inferiore ai 15) per poi inviarle direttamente al Pirellone, che di fatto eroga i finanziamenti. Atti che raccontano di un’economia che ancora fatica a riprendersi dopo il crollo del 2009. E che in molti casi è costretta a ricorrere agli ammortizzatori sociali per garantire ai lavoratori una garanzia economica sostitutiva allo stipendio. Tra chi fa ricorso alla cassa in deroga, rifinanziata dallo Stato nel febbraio 2011 e di cui sono stati ufficialmente riaperti i termini per le richieste in aprile, c’è chi ha “finito” le ore di cassa ordinaria o straordinaria, erodendo quindi il proprio salvagente sociale, ma anche chi, a quello strumento, non può accedere. Come le artigiane che non rientrano nella normativa sulla cassa integrazione straordinaria o le imprese industriali fino a 15 dipendenti. È l’universo della piccola impresa, di cui è sempre più difficile cogliere la sofferenza, proprio perché meno tracciabile e meno classificata nei dati ufficiali sulle cassa integrazione erogata dal Ministero. In provincia di Lodi, sono 35 le imprese che hanno fatto richiesta. Di queste, solo 12, hanno un numero di dipendenti superiore ai sette. Le altre vanno da un minimo di uno, società individuali, a un massimo di 12. Per accedere alla domanda, l’azienda deve aver iniziato effettivamente l’attività nel settore da almeno 12 mesi e i lavoratori devono avere un’anzianità presso l’impresa di 90 giorni minimo, compresi, a differenza della cassa straordinaria, gli apprendisti e i contratti di somministrazione. Spesso sono proprio loro, i “precari” del sistema impresa, i primi a finire nei tagli. E quindi proprio sulle loro teste viene chiesta la sospensione del lavoro, in attesa di tempi migliori. Solitamente la richiesta di cassa è per un periodo di un anno, ma la maggior parte delle richieste ha come periodo base quello di sei mesi, anche per le difficoltà di ottenere fondi per periodi di tempo più lunghi. Guardando alle cifre, il numero complessivo delle ore è impressionante e supera le 208mila ore. Anche se, molto spesso, le previsioni possono essere anche molto diverse da quanto effettivamente succede nella realtà. «Al momento si tratta di richieste valutate secondo requisiti tecnici - spiega Mario Uccellini, segretario provinciale della Cisl -: se dovessero essere poi accolte dalla Regione, di volta in volta le aziende attiveranno i periodi di cassa. Ma i numeri possono anche cambiare molto rispetto alle previsioni iniziali». E le ore potrebbero quindi ridursi con l’arrivo di nuove commesse o di investimenti che portano capitale e quindi sicurezze per i lavoratori. Nel tavolozza provinciale della casse in deroga, le realtà numericamente importanti sono poche, anche perché devono rivolgersi direttamente alla Regione. Tra chi si affaccia al 2011 con la crisi ancora negli occhi, ci sono la Pantaeco di Casalpusterlengo, che l’ha richiesta per 23 dipendenti, o anche le cooperative L’Iride e Universal, entrambe operative al macello Inalca di Ospedaletto, che hanno richiesto entrambe la cassa per 159 e 139 dipendenti. L’iter ora approderà in Regione, da cui arriverà il via libero definitivo e il sollievo alle casse di chi vede “nero” anche nel 2011. Rossella Mungiello tratto da il cittadino lodi
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