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(10 gennaio 2012)
Qualcuno confermato, qualcuno ai comuni e qualcuno in Regione, sì: ma saranno in grado questi enti di accoglierli tutti? La paura è che alla fine, il costo sia eccessivo e si renda necessario fare ricorso a misure più drastiche, non ultima la procedura di mobilità. È una delle voci che si rincorrono in queste ore di incertezza sul futuro dei dipendenti della Provincia di Lodi, duecento persone circa, in attesa della scomparsa-ristrutturazione del loro ente. Per alcuni di loro, impiegati presso i settori strategici come ad esempio strade, scuole-istruzione, ambiente e acqua, la riforma dovrebbe prevedere il mantenimento del loro incarico. Ma per altri, con quote ancora indefinite, quel trasferimento ipoteticamente scontato presso altri enti quali i comuni e il Pirellone dovrà fare i conti sulle effettive capacità degli stessi di “assorbirli”. Capacità, essenzialmente, di carattere economico, rispetto dei tetti di spesa del patto di stabilità in primis: vincoli già stringenti ora, e ancora di più un domani a fronte delle migliaia di dipendenti provinciali interessati dalla riforma in Lombardia.
Possibile? A palazzo San Cristoforo, tra sindacati e amministratori, non lo conferma nessuno. Ma la preoccupazione per le tanti voci che si rincorrono è grande: «Ne sentiamo tutti i giorni e di diverse, c’è grande improvvisazione e non sono tranquillo, ma a oggi non abbiamo alcuna ufficialità sul progetto riorganizzativo della Provincia - risponde Mauro Tresoldi della funzione pubblica Cisl -. Non c’è alcuna preclusione ad affrontarlo, quando ci verrà proposto sapremo dire come. Il 31 gennaio siamo stati invitati a partecipare a un consiglio provinciale nel quale potremo dire le nostre posizione».
Giovanni Bricchi, suo omologo alla Cgil, conferma di non aver letto «nulla di ufficiale, né di ufficioso», ma non nasconde preoccupazione; come sorpreso e preoccupato si dice anche Daniele Lupi, sempre della Cgil, ma dell’Rsu, dipendente dell’unità operativa istruzione e formazione professionale: «Come collega la voce mi spaventa moltissimo, è brutta e spero che qualcosa venga fatto anche da parte dei sindacati: creerebbe nuova disoccupazione».
Massimiliano Castellone della Uil, agente della polizia provinciale, spiega che «s’è sentito un po’ di tutto, ma non sulle mobilità in esubero», e confida che in un modo o nell’altro «in Lombardia cadremo in piedi». Nel merito comunque «le indicazioni che dà la norma è che rimarrebbero alla Provincia le funzioni di coordinamento e per le strade, e che per coordinamento si fa riferimento alla pianificazione, sicuramente rifiuti e piani territoriali. Sulle attività esecutive e di controllo, però il problema si pone».
Per Cristiano Devecchi, assessore al bilancio e alle risorse umane, l’ipotesi è semplicemente «una bufala, una delle peggiori che ho sentito. Devo peraltro gestire una situazione già abbastanza opprimente, e tra gli obiettivi c’è proprio una grande coesione con dipendenti: smentire queste voci o proposte è doveroso. Credo che in pasto all’opinione pubblica finiranno giunte e consiglieri, ma come Lega l’impressione è che la struttura venga mantenuta. L’importante è che non ci vada di mezzo il lavoro».
Alberto Belloni
tratto da il cittadino di lodi
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