venerdì 3 agosto 2012
Cavenagon Ecoadda vuole avviare anche due impianti per il trattamento di terre da spazzamento strade e ingombranti
Cavenago La discarica di Cavenago è destinata a crescere ancora. In termini tecnici si chiama riprofilatura, ma si tratta di 130mila metri cubi di rifiuti in più che arriveranno a Soltarico e che faranno crescere la collina di altri 2 metri e mezzo, portandola a circa 25. La notizia, già anticipata dalle colonne di questo giornale, lo scorso giugno, è stata ufficializzata ieri dall’assessore provinciale Elena Majocchi, in occasione del sopralluogo istituzionale. Nel progetto anche la richiesta di autorizzazione decennale per due impianti, già previsti da Ecoadda, all’interno del capannone, uno per il trattamento di terre da spazzamento strade, per il recupero di sabbia e ghiaia da utilizzare in loco e l’altro capace di selezionare gli ingombranti, trasformandoli, sostanzialmente, in ferro e legno da reintrodurre nel ciclo produttivo. Ciò che non sarà trasformato e venduto finirà in discarica. «Al momento - commenta l’assessore - è stata presentata solo la richiesta. Non l’abbiamo ancora presa in considerazione e non abbiamo deciso nulla». Proprio lo scorso 14 giugno, in occasione delle notizie di stampa, la Provincia aveva dichiarato che «il piano provinciale rifiuti non prevede, né prevederà, alcuna nuova discarica o ampliamento di quella esistente». «È vero - ribadisce oggi l’assessore -, quello proposto da Ecoadda (una partecipata del gruppoWaste Italia, ndr) -, infatti, non è un ampliamento, ma una semplice riprofilatura, ovvero una crescita dell’impianto in altezza». In caso di ok al progetto presentato, considerando che il bacino attuale è costituito da un milione e 180mila metri cubi di rifiuti e che il volume residuo è di 60mila, l’impianto finale sarà da circa un milione e 370mila metri cubi di rifiuti. La chiusura definitiva della discarica, prevista per la fine 2012, slitterà di altri due anni e mezzo, a partire dalla data dell’autorizzazione. Oggi, Comune, Provincia, Arpa, Asl e Parco sono stati guidati dai dirigenti nel sopralluogo all’impianto e, in particolare, al laghetto contestato dal comitato “Noampliamentodiscarica”. L’odore di biogas prodotto dai rifiuti si mischia con quello dei maiali allevati nell’azienda di fianco. I gabbiani volano a gruppi e si posano a beccare sulla sommità della collina. Oggi l’acqua, nel laghetto, è ridotta al minimo. I dirigenti della Waste Italia fanno una prova. L’operaio sale sulla ruspa e scava nella pozza d’acqua. Cinque, 10, 15 centimetri, poi la terra risulta asciutta. Insieme agli assessori provinciali Elena Majocchi e Mariano Peviani, assistono alla dimostrazione Giancarlo Lo Pumo, responsabile provinciale unità operativa rifiuti e Aia, il sindaco di Cavenago Sergio Curti, il tecnico comunale Eugenio Gibelli e l’assessore comunale all’ambiente Stella De Angeli. Insieme a loro, il direttore di Arpa Walter Di Rocco, il presidente del Parco Silverio Gori e il guardia Parco Giulio Formenton, il responsabile della discarica Pier Paolo Mariani, il direttore lavori opere di chiusura Gianluca Panzi, Giancarlo Saretto del coordinamento operativo, Davide Camasta, capo impianti e Gaetano Ballerini dell’area operativa della discarica. «Quando non c’era questa roggia per l’irrigazione dei campi - spiegano Mariani e Ballerini -, il laghetto non c’era. Il fosso, anche se è di cemento, non è a tenuta idraulica. Ci sono degli anelli in gomma che lasciano filtrare l’acqua. Il terreno, che è in un avvallamento, rimane umido e l’acqua piovana, cadendo su un terreno argilloso, non riesce ad essere completamente assorbita. In inverno, infatti, il laghetto è molto ampio, mentre in estate si asciuga. Quella che affiora non arriva dalla falda. Proprio oggi abbiamo protocollato al Parco un progetto per la riqualificazione di quest’area. Il laghetto c’è ed è un valore aggiunto. Vogliamo farlo diventare un percorso per le scolaresche, con tanto di recinzione in legno e una doppia cartellonistica: una che spieghi il ciclo dei rifiuti e l’altra che illustri la biodiversità. In quest’area è uno spettacolo, abbiamo animali di tutti i tipi. Abbiamo fatto anche la proposta di creare un camminamento che vada a collegarsi con la ciclabile che corre lungo la morta e che porta alla cosiddetta “isola di Cavenago”. Entro la fine dell’anno, partirà anche l’impianto per la trasformazione del biogas prodotto dal percolato, in energia elettrica. Finalmente il Lodigiano potrà beneficiare di nuova produzione di energia da fonti rinnovabili». Cristina Vercellone tratto da il cittadino di lodi
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