martedì 28 agosto 2012
Lodigiano, 7.000 donatori di organi
Morire e donare i propri organi per salvare vite umane. È un po’ come continuare a respirare, di sicuro si lascia un ricordo indelebile ed a perenne memoria. Una filosofia di vita che stenta ancora a decollare, ma che comincia a trovare ampi spazi di consenso, probabilmente per il lievitare della cultura generale che consente di capire meglio il senso dell’esistenza. Con l’espianto di organi non si violenta affatto il defunto, al contrario si contribuisce in maniera seria e manifesta a far vivere chi è in pericolo di morte ed ha bisogno di trapianto.Discutiamo di tutto questo, anche nei suoi risvolti più profondi, con Emerenziano Abbà, personaggio senza dubbio singolare, uno di quelli votati vita natural durante ad occuparsi degli altri, intendendo come tali coloro che hanno bisogno di aiuto. Abbà ce l’ha, si direbbe oggi, proprio nel suo Dna: non può farne a meno, per certi versi è il suo hobby esclusivo e, dopo la famiglia ed il lavoro, viene la solidarietà intesa appunto come aiuto per il prossimo. Lo confessiamo: c’era in noi una voglia matta di confrontarci con una persona di simile vocazione, oltre tutto presidente dell’Aido provinciale lodigiana, che è poi l’associazione dei donatori di organi. Classe 1952, sposato, tre figli, di professione fa il magazziniere e risiede a Livraga, il suo paese natale (dove peraltro la stirpe degli Abbà è piuttosto nutrita). Trent’anni fa, nel 1982, lo troviamo tra i fondatori della locale sezione Avis, quella dei donatori di sangue, insieme al mitico Mario Dragoni. In pratica, è sempre stato, della sezione Avis, il collaboratore più fidato di Dragoni, ora ne è diventato presidente dopo i due mandati svolti da Angelo Mazzucchi. Nel 1985 ha fondato, con il solito manipolo di amici, il gruppo comunale Aido, rimanendo presidente per sei anni. C’è stata, nel suo lungo percorso sociale, anche una fase, diciamo così, politica di Livraga: dal 1994 al 1999 è stato assessore manco a dirlo alle politiche sociali, dal 1999 al 2004 addirittura sindaco. Per due anni ha pure ricoperto l’incarico di presidente della Fondazione Vittadini, ente di Livraga che gestisce il famoso lascito del comm. Giovanni Vittadini, privilegiando l’assistenza ai bisognosi. La conferma, insomma, di un Emerenziano Abbà fortemente votato al sociale, risvolto che lo sta coinvolgendo ancora a pieno titolo, senza più «devianze», peraltro legittime e persino doverose, a carattere politico. Salvo ripensamenti al momento improbabili, d’ora in poi lui si dedicherà solo alle associazioni di aiuto: una vera e propria ragione di vita. Con lui parleremo, comunque, solo di Aido, un comparto che merita davvero la profonda riflessione dell’opinione pubblica.Abbà, intanto presentiamo la sezione provinciale Aido.«Subito detto: è nata nel 1993, in pratica due anni prima di Lodi Provincia. Ne sono stato consigliere provinciale sotto la presidenza del dottor Roberto Patola, un benemerito dell’associazione, del quale sono stato anche vice presidente. Nel 2004 è diventato presidente Angelo Rapelli, mio concittadino di Livraga, che è rimasto in carica fino al 2010, anno in cui ho assunto personalmente la presidenza provinciale. La sede storica, occupata anche dal gruppo comunale di Lodi, è in via Cavour 73, ma a settembre avremo una sede nuova, sempre insieme all’Aido comunale di Lodi, in via Lungo Adda Bonaparte 5 a Lodi, che inaugureremo sabato 8 settembre. Visto che ne stiamo parlando, mi permetta di rivolgere il grazie della nostra associazione provinciale all’assessore comunale di Lodi Enrico Brunetti ed anche al vice sindaco Giuliana Cominetti: le rispettive strutture assessorili ci hanno dato veramente una mano forte per avere una bella sede. Saremo insieme anche alla Associazione Cavalleggeri di Lodi ed all’Associazione Marciatori Avis-Aido-Admo sempre di Lodi. Un pensiero di gratitudine anche alla Fondazione della Banca Popolare di Lodi per l’aiuto. Mi consenta di ufficializzare un concetto: la nuova sede è degna di rappresentare una istituzione provinciale di così ampio respiro sociale quale è sicuramente l’Aido».Sezione provinciale che vanta un consiglio direttivo...«Naturalmente: è composto da quindici dirigenti del territorio, guidato da un esecutivo formato dal sottoscritto quale presidente provinciale, vice presidente vicario Giuseppina Baffi di Lodi Vecchio, vice Simona Polenghi di Brembio, tesoriere Domenica De Vecchi, segretaria Roberta Torresani, referenti per la scuola Elena Rota ed Alessandra Ferrari. Come può rilevare, navigo tra le donne e mai, credo, una associazione provinciale risulta così ricca di rappresentanti in versione rosa. Posso assicurare che si tratta di collaboratrici di grande respiro: ne sono personalmente entusiasta».Poi funzionano, lei mi dice a pieno ritmo, ben undici sezioni periferiche.«Lo dico e lo ribadisco: undici sezioni disseminate nel nostro territorio, tutte pienamente funzionanti ed autonome, impegnate a fare il loro dovere nei vari campi del nostro agire. Le sezioni, per al cronaca, sono quelle di Lodi, Livraga, Brembio, Casalpusterlengo, Borghetto Lodigiano, Graffignana, Senna Lodigiana, San Colombano al Lambro, Sant’Angelo Lodigiano, Lodi Vecchio, Castiglione d’Adda. Lo ripeto: ciascun gruppo comunale vanta un proprio calendario di iniziative promozionali locali, naturalmente ispirate dalla strategia elaborata a livello provinciale, a sua volta attinta dalla presidenza nazionale. Insomma, si lavora in sintonia, nel comune impegno di diffondere la filosofia della donazione di organi «post mortem». Gli iscritti, in totale sono 6.991 (il dato è ovviamente riferito al 31 dicembre 2011: tenga conto che la sezione provinciale dell’Avis, cioè dei donatori di sangue, sono 7.400). Tengo a sottolineare che l’Aido è una struttura laica apartitica e apolitica, con lo scopo di promuovere la cultura della donazione di organi (gira e rigira, siamo sempre a quel concetto di fondo) a scopo di trapianto terapeutico».Abbà, inizia ora la parte più complessa della nostra chiacchierata e quindi dobbiamo essere chiari e precisi, possibilmente anche convincenti. Cominciamo con il dire come si diventa soci dell’Aido.«L’adesione è la parte più semplice ed innocua: si firma una scheda di iscrizione nella quale si sostiene di voler donare “post mortem” gli organi: in pratica si autorizza l’espianto. Posso assicurare che l’adesione viene prec3edutra da una adeguata ed esauriente informazione sulle operatività della nostra associazione. Il socio accettato viene inserito come nominativo al Centro Nazionale Trapianti, lo strumento di programmazione degli interventi sia di espianto che di trapianto. Tenga conto che la firma dell’accettazione sottoscritta dal socio vanta pieno potere giuridico come vincolante agli effetti della donazione e dunque prevale sulla volontà dei congiunti, i quali nulla possono contro la volontà espressa dal socio. Ancora, è giusto dire che il potenziale donatore viene soggetto alla verifica nel momento in cui si determinano le condizioni della donazione, cioè dopo il decesso».Andiamo avanti con la descrizione della procedura.«Siamo nella condizione di socio “post mortem”: il referente specialista, nel nostro caso il coordinatore dei prelievi della Provincia di Lodi, chiede al Centro Nazionale Trapianti la conferma dell’utilizzo dell’organo, o degli organi, del socio defunto. Contemporaneamente, il coordinatore provinciale inizia la procedura per la constatazione del decesso, ma anche del diritto al prelievo degli organi, contemporaneamente alla ricerca dei malati riceventi bisognosi di organo da trapiantare. Il tutto, lo ripeto, a mezzo del Centro Nazionale Trapianti. Giusto pure sottolineare che il risvolto più delicato concerne il decesso del socio donatore: esso risulta regolamentato dalla legge n. 578 del 29 dicembre 1993 per le norme che riguardano l’accertamento e la certificazione del decesso».Lei sottolineava poi un particolare...«Si. Riguarda la distinzione tra organi vascolari, tipo cuore, reni, pancreas, fegato, polmoni, anche parte dell’intestino, ed i tessuti (vale a dire cornee, ossa, cute, cordone ombelicale). Nel primo caso, cioè per gli organi vascolari, la legge è esplicita ed il certificato di decesso deve riportare il concetto della morte identificata come “cessazione irreversibile di tutte le funzioni dell’encefalo”. Per i tessuti invece il ricorso all’espianto è possibile dopo la constatazione classica del decesso. Sembra una sottigliezza, in realtà è una questione clinica di totale rilevanza alla quale i medici interessati all’espianto devono sottostare con precisione . Certo, nel caso degli organi vascolari, la procedura è sicuramente particolare, ma così recita la legge e quindi bisogna rispettarla».Ammettiamolo: una materia un po’ complessa...«In apparenza è così, ma per chi ci naviga dentro le procedure sono molto chiare e consolidate. Si lotta contro il tempo nella pratica degli espianti e diciamo pure che la complessità sta nel coniugare la presenza del socio defunto, quindi della disponibilità di organi da utilizzare, con la presenza del malato ricevente (teoricamente, in ogni parte del mondo), cioè di colui che è in attesa di trapianto per garantire la sopravvivenza. La materia risulta in effetti delicata per sua natura e proprio per questa ragione lo scopo di grande rilievo della nostra associazione è quello di reclutare il più alto numero possibile di sodi donatori: stiamo sviluppando con fantasia e concretezza la campagna di adesione perché più in tanto siamo e più probabilità esistono che i trapianti vengano eseguiti. Tenga conto che nella fase conclusiva della donazione “post mortem” nascono, lo può ben capire da tutto quello che abbiamo descritto, delle ovvie restrizioni, diciamo così, ad imbuto che finiscono per ridurre la disponibilità di organi da trapiantare. Spero di essere stato chiaro nella descrizione del cammino operativo, anche se mi rendo conto che non è affatto facile. Comunque sia, le ripeto, più in tanto siamo e meglio è per garantire trapianti di organi».Al di là di quanto lei ci ha detto, rimane pur sempre la possibilità di insegnamento da parte dei vostri gruppi comunali nei confronti degli aspiranti donatori.«Giustissimo. E allora ribadiamo che l’associazione si occupa di reclutare, la struttura ospedaliera di gestire espianti e trapianti. Noi come Aido predichiamo ovviamente anche la maggiore facilitazione di accesso all’espianto e lo facciamo nella consapevolezza di mettere a disposizione il maggior numero possibile di organi da trapiantare per salvare vite umane. La materia la conosciamo bene e quindi ci sentiamo autorizzati a fare «politica», questa si, a favore della donazione di organi. Se si meditasse con calma sul concetto della donazione arriveremmo tutti alla conclusione che si può garantire la vita a chi a bisogno di organi nuovi, semplicemente con il nobile gesto della donazione di chi non è più in vita. Anche qui, gira e rigira, è proprio una questione di sopravvivenza, non le pare?».Mi pare, eccome. Ma veniamo a qualche dato di Lodi riguardo i trapianti di organi.«Intanto va precisato che l’Azienda Ospedaliera di Lodi, non disponendo di Neurochirurgia, non può effettuare trapianti, però può effettuare prelievi, cioè fare espianti, La coordinatrice provinciale è la dottoressa Emanuela Cuccia, molto attiva, sensibile ed esperta: si dipende in pratica dal primario di Rianimazione dr. Costantino Bolis e dalla sua equipe. Tenga conto poi che si possono determinare anche degli espianti da donatori spontanei, cioè non soci al momento del decesso, ma che hanno manifestato in extremis il desiderio di donare organi. Posso ricordare, riferito sempre al 2011 che dal nostro presidio sono stati effettuati due prelievi multi organo, 106 prelievi di cornee, 36 prelievi di teste di femore (tessuto osseo), effettuato un trapianto di cornea e quattro innesti di tessuto osseo. Chiariamo che i tessuti, cioè non gli organi vascolari, possono essere trapiantati anche dal presidio di Lodi. Mi pare che il lavoro svolto dal nostro ospedale sia davvero interessante».Torniamo alla vostra attività come Aido provinciale.«Siamo attivi in diverse iniziative, quali la “Giornata del Volontariato”, la presenza a Codogno ad un evento sportivo per marciatori, l’attivazione del progetto “Scintille di vita” a Lodi nelle scuole superiori sui vari temi della prevenzione sanitaria quali incidenti stradali, abuso di alcool e di droghe. Tengo a sottolineare che a questa iniziativa hanno aderito quasi tutti gli istituti scolastici superiori e questo ci fa enormemente piacere. Tra le altre iniziative provinciali aggiungo la fiaccolata con Avis, Admo, Amici di Serena A Lodi, le manifestazioni Dob-Aido a Bergamo, la “Giornata dell’Anthorium”, cioè il fiore utilizzato come strumento per la sensibilizzazione nelle piazze d’Italia. Poi la bella serata di festa al Sayonara di Graffignana intitolata «Passi di danza per la vita»; siamo stati presenti alla cerimonia di beatificazione di don Carlo Gnocchi a San Colombano, il religioso che, come è noto, ha donato i suoi organi. Il progetto nuovo che stiamo elaborando con l’Azienda Ospedaliera si chiama “Ti voglio donare” ed interessa anche questo le scuole del territorio. Siamo partiti con quelle di Lodi, poi Mulazzano, Brembio, Livraga, castiraga vidando, Montanaso. Devo dire che la rispondenza degli alunni è stata davvero buona e confortante. Rilanceremo il progetto a settembre con l’aiuto del Provveditorato agli Studi di Lodi».Lei ci parlava in maniera entusiastica della vostra nuova sede provinciale.«La data della cerimonia inaugurale è fissata per sabato 8 settembre: alle 10,30 è previsto il ritrovo davanti alla nuova sede Aido in via Lungo Adda Bonaparte 5 a Lodi, alle ore 11 la inaugurazione con benedizione, discorsi dei rappresentanti delle associazioni e delle autorità, alle 11,30 il rinfresco conclusivo. Come vede, una cerimonia molto sobria, come amiamo fare noi donatori di organi, dando se mai sostanza alla concretezza per salvare vite umane. Mi piace segnalare, a tale proposito, un pensiero, che è una invocazione religiosa, che abbiamo scritto sull’invito per la cerimonia: «Dammi la gioia di donare, come ha fatto tuo figlio in croce, perché possa rendermi utile nel diffondere l’amore, la speranza e la pace». Guardi che l’invito è letteralmente esteso a tutti quelli che amano questa nostra filosofia di vita».Abbà, ultimissima domanda che amiamo fare a tutti i nostri intervistati: ripensamenti?«Lei si riferisce ovviamente al mio impegno in questo settore. Le risponderò dicendo che mi sbatto da almeno 35 anni per i servizi sociali, cioè per l’aiuto verso chi ha bisogno perché malato ed in difficoltà. Mi sono avvicinato a questo che lei chiama hobby dopo le immancabili riflessioni personale e nell’intento di generare rapporti tra la gente ed a sostegno di chi soffre. Non le nascondo che nutro un debole per chi ha bisogno di aiuto. Morale: rifarei tutto daccapo, anzi cercherei di migliorarmi tagliando gli eventuali «rami secchi», pur sempre interessanti, dei quali mi rendo conto che si poteva fare a meno per aumentare il peso specifico di quello che lei chiama appunto hobby».Luigi Albertini tratto da il cittadino lodi
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