Nonostante i cambiamenti
economici e sociali degli ultimi anni stiano facendo emergere una nuova
domanda abitativa e una nuova centralità dell'affitto, la casa di
proprietà, ad oggi, è ancora il primo amore degli italiani. Non a caso,
come si evince dalla mappa, in tutte le regioni circa l'80% dei nostri
connazionali possiede un'abitazione. Una percentuale più alta rispetto
alla media europea che si aggira intorno al 70%.
Secondo i dati del centro di ricerca Ref per il rapporto Coop 2017, nel 2016 circa l'80% dei nostri connazionali era proprietario di casa. In testa troviamo le regioni del Sud: in primis il Molise con il 93,1% dei proprietari, seguito dall'Abruzzo (88,1%), Basilicata (87,3%), Sardegna (87,6%). Al lato opposto della classifica si trovano i valdostani (72,2%) e i campani (70,2%). Si tratta in ogni caso di percentuali più alte rispetto alle media europea, che si aggira intorno al 70% e sicuramente in una situazione notevolmente diversa a Paesi come Germania (52%), Gran Bretagna (64,6%) e Francia.
A spingere verso un modello basato più sull'affitto che sulla proprietà - nel corso dei prossimi dieci anni circa un terzo degli attuali acquirenti potrebbero riversarsi sull'affitto - ci sono anche ragioni sociali e culturali. Soprattutto per le nuove generazioni, come appunta un recente rapporto del Censis, il valore dell'abitazione sta evolvendo da bene a servizio. I millennias preferiscono andare in affitto piuttosto che comprare se questo significa optare per abitazioni in zone più centrali, ben servite, e che offrono occasioni di socialità. Non a caso ad emergere sono modalità abitative "miste" come il cohousing.
Secondo i dati del centro di ricerca Ref per il rapporto Coop 2017, nel 2016 circa l'80% dei nostri connazionali era proprietario di casa. In testa troviamo le regioni del Sud: in primis il Molise con il 93,1% dei proprietari, seguito dall'Abruzzo (88,1%), Basilicata (87,3%), Sardegna (87,6%). Al lato opposto della classifica si trovano i valdostani (72,2%) e i campani (70,2%). Si tratta in ogni caso di percentuali più alte rispetto alle media europea, che si aggira intorno al 70% e sicuramente in una situazione notevolmente diversa a Paesi come Germania (52%), Gran Bretagna (64,6%) e Francia.
La rivoluzione dal possesso all'uso
Nei prossimi decenni la mappa proposta potrebbe cambiare considerevolmente. Nonostante la forte propensione all'acquisto, infatti, in una società sempre più liquida come la nostra, con un mercato del lavoro che spinge a cambiare città e casa a seconda delle esigenze lavorative, la situazione è destinata a cambiare. Alla base dei mutamenti non ci sono solo ragioni economiche, come il tasso alto di disoccupazione giovanile, l'erosione dei consumi delle famiglie, i redditi bassi e l'incapacità delle nuove generazioni a raggiungere un'indipendenza economica.A spingere verso un modello basato più sull'affitto che sulla proprietà - nel corso dei prossimi dieci anni circa un terzo degli attuali acquirenti potrebbero riversarsi sull'affitto - ci sono anche ragioni sociali e culturali. Soprattutto per le nuove generazioni, come appunta un recente rapporto del Censis, il valore dell'abitazione sta evolvendo da bene a servizio. I millennias preferiscono andare in affitto piuttosto che comprare se questo significa optare per abitazioni in zone più centrali, ben servite, e che offrono occasioni di socialità. Non a caso ad emergere sono modalità abitative "miste" come il cohousing.
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