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Sul podio delle città più inquinate Torino con 112 sforamenti, Cremona con 105 e Alessandria con 103
Lunedì 29 Gennaio 2018
Emergenza
smog sempre più cronica in Italia: aria irrespirabile nelle grandi
città con un 2017 da “codice rosso” a causa delle elevate concentrazioni
delle polveri sottili e dell’ozono. A fotografare la situazione è Mal’aria 2018 – “L’Europa chiama, l’Italia risponde?”,
il rapporto sull’inquinamento atmosferico nelle città italiane che
Legambiente presenta oggi alla vigilia del vertice di Bruxelles sulla
qualità dell’aria. Un incontro, rivolto agli otto paesi in procedura di
infrazione, tra cui c’è anche l’Italia, e fortemente voluto dalla
Commissiona Europea che in questi giorni ha lanciato anche un ultimatum
al nostro paese, chiedendo al ministro dell’ambiente Galletti
aggiornamenti sulle misure pianificate dall’Italia in materia di
inquinamento atmosferico. In mancanza di misure concrete ci sarà il
rinvio alla Corte di giustizia europea con inevitabili e salatissime
multe per l’Italia.
Intanto la qualità dell’aria della
Penisola lascia a desiderare: dopo il confronto tra “l’aria che tira in
alcune città italiane ed europee”, Legambiente fa ora il punto
sull’inquinamento atmosferico nella Penisola. Dal report Mal’aria emerge
che, nel 2017 in ben 39 capoluoghi di provincia italiani è stato
superato, almeno in una stazione ufficiale di monitoraggio di tipo
urbano, il limite annuale di 35 giorni per le polveri sottili con una
media giornaliera superiore a 50 microgrammi/metro cubo. Le prime
posizioni della classifica sono tutte appannaggio delle città del nord
(Frosinone è la prima del Centro/Sud, al nono posto), a causa delle
condizioni climatiche che hanno riacutizzato l’emergenza nelle città
dell’area del bacino padano.
Su 39 capoluoghi, ben cinque hanno
addirittura oltrepassato la soglia di 100 giorni di smog oltre i limiti:
Torino (stazione Grassi) guida la classifica con il record negativo di
112 giorni di livelli di inquinamento atmosferico illegali; Cremona
(Fatebenefratelli) con 105; Alessandria (D’Annunzio) con 103; Padova
(Mandria) con 102 e Pavia (Minerva) con 101 giorni. Ci sono andate molto
vicina anche Asti (Baussano) con 98 giorni e Milano (Senato) con le sue
97 giornate oltre il limite. Seguono Venezia (Tagliamento) 94;
Frosinone (Scalo) 93; Lodi (Vignati) e Vicenza (Italia) con 90.
Situazione critica specialmente nelle
zone della pianura padana: in 31 dei 36 capoluoghi di provincia delle
quattro regioni del nord (Piemonte Lombardia Veneto ed Emilia Romagna) è
stato sforato il limite annuo giornaliero; in questi stessi Comuni
l’85% delle centraline urbane ha rilevato concentrazioni oltre il
consentito, a dimostrazione di un problema diffuso in tutta la città e
non solo in determinate zone. Non va certamente meglio nelle altre
regioni: in Campania le situazioni più critiche sono state registrate
nelle stazioni delle città di Caserta (De Amicis), Avellino (Alighieri) e
Napoli (Ferrovia) che hanno superato il limite giornaliero di 50
microgrammi/metrocubo rispettivamente per 53, 49 e 43 volte. In Umbria
situazione critica a Terni con 48 giorni di aria irrespirabile. In
Friuli-Venezia Giulia la classifica di Mal’aria vede ai primi posti
Pordenone (Centro) con 39 superamenti e Trieste (Mezzo mobile) con 37.
Nelle Marche, invece, è Pesaro con 38 giorni oltre i limiti a
posizionarsi tra le città peggiori.
Come ribadiamo
da anni non servono misure sporadiche, ma è urgente mettere in atto
interventi strutturali e azioni ad hoc sia a livello nazionale che
locale – dichiara Stefano Ciafani, direttore generale Legambiente –. Una
sfida che la prossima legislatura deve assolutamente affrontare. Gli
innumerevoli protocolli e accordi non devono riguardare solo le regioni
padane, ma tutte le regioni e le città coinvolte da questa emergenza.
Occorre ripartire da un diverso modo di pianificare gli interventi nelle
aree urbane, con investimenti nella mobilità collettiva, partendo da
quella per i pendolari, nella riconversione sostenibile
dell’autotrazione e dell’industria, nella riqualificazione edilizia, nel
riscaldamento coi sistemi innovativi e nel verde urbano. Serve
potenziare anche il sistema dei controlli pubblici, con l’approvazione
ancora mancante dei decreti attuativi della legge sulle agenzie
regionali per la protezione dell’ambiente da parte del Ministero.
Gli accordi sottoscritti fino ad ora tra
Ministero, Regioni, Comuni (l’ultimo in ordine di tempo a giugno scorso
per l’area padana) per affrontare la cattiva qualità dell’aria sono
serviti a poco o nulla; sia a causa del tipo di provvedimento previsto,
oppure nella loro reale applicazione o ancora per l’assenza di
controlli. La criticità generali riscontrate sono state sostanzialmente
due: da un lato il disomogeneo recepimento dell’accordo da parte dei
singoli Comuni, senza un’armonizzazione degli interventi; dall’altro
l’aver frammentato le responsabilità, “esonerando” di fatto le quattro
Regioni dallo svolgere in maniera stringente il proprio ruolo e dovere
di coordinamento.
Legambiente ricorda, inoltre, che
l’Italia è il Paese in cui si vendono ancora più auto diesel (56% del
venduto tra gennaio e ottobre 2017 contro una media europea del 45%), e
dove circolano auto e soprattutto camion tra più vecchi d’Europa (quasi
20 anni di età media). Per l’associazione occorre, invece, sostenere ed
accelerare il processo di potenziamento del trasporto pubblico locale,
per renderlo sempre più efficace e affidabile e la sua trasformazione
verso un parco circolante completamente elettrico, come varato dal piano
del comune di Milano da qui al 2030 o come cominciato a fare
dall’azienda del trasporto pubblico torinese su alcune linee. Ancora
occorre limitare l’accesso nelle aree urbane in maniera stringente e
costante ai veicoli più inquinanti, spingendosi, come fatto dal comune
di Torino, al blocco dei mezzi euro 5 diesel e a Roma, dove si è
arrivati recentemente a bloccare anche le Euro 6. Per incentivare questa
trasformazione serve, però, potenziare le infrastrutture di ricarica
dell’elettrico e, soprattutto, implementare nelle aree urbane
infrastrutture per la mobilità ciclo-pedonale. Senza tralasciare la
riqualificazione degli edifici pubblici e privati che dovrebbero
riscaldare senza inquinare; il rafforzamento dei controlli sulle
emissioni di auto, caldaie ed edifici; intervenire specificatamente
sulle aree industriali e portuali. Da ultimo, ma non meno importante,
ridisegnare strade, piazze e spazi pubblici delle città aumentando il
verde urbano.
Ozono ti tengo d’occhio -
Legambiente riporta anche la classifica dei superamenti di Ozono
dell’anno appena concluso. L’importanza di questo inquinante viene
spesso sottovalutata, nonostante le stime dell’Agenzia Ambientale
Europea (EEA) riportino 13.600 morti premature riconducibili all’ozono
in Europa nel 2015, di cui 2.900 solo in Italia. Sono 44 le città che
hanno registrato il superamento del limite di 25 giorni nell’anno
solare: le città peggiori, che hanno superato più del triplo il limite
concesso, sono Catanzaro con 111 superamenti, Varese (82), Bergamo (80),
Lecco (78), Monza (78) e Mantova (77).
Andando a confrontare le città che hanno
superato i limiti rispettivamente per le polveri sottili e per l’ozono
troposferico nel 2017, sono 31 quelle che risultano fuori legge per
entrambi gli inquinanti. Sommando i giorni di mal’aria respirata dai
cittadini nel corso dell’anno solare, la speciale classifica che esce
fuori vede la città di Cremona prima in questa drammatica lista con ben
178 giorni di inquinamento rilevato (105 per le polveri sottili e 73 per
l’ozono); Pavia 167, Lodi, Mantova e Monza seguono a pari giornate con
164 giorni di inquinamento totale, Milano 161 e Alessandria con 160 si
trova al settimo posto.
Delle 31 città con un inquinamento
costante tutto l’anno, 28 superano i 100 giorni, e 16 superano
addirittura i 150 giorni. Sono le città dell’area padana a riempire la
classifica con l’aggiunta di Frosinone e Terni. La popolazione residente
in questi capoluoghi ammonta a circa 7 milioni di abitanti che, in
pratica, hanno respirato polveri e gas tossici e nocivi circa un giorno
su due nel peggiore dei casi (Cremona), al massimo uno su quattro nel
caso di Biella che chiude la classifica con 87 giornate. Numeri che si
traducono in problemi di salute, costi per il sistema sanitario e
impatti rilevanti sugli ecosistemi: le morti premature attribuibili
all’inquinamento atmosferico nel nostro Paese sono oltre 60mila l’anno,
come riportato annualmente nei report dell’Agenzia Ambientale europea
(EEA). Senza contare che in Italia i costi collegati alla salute
derivanti dall’inquinamento dell’aria si stimano fra i 47 e i 142
miliardi di euro (stima al 2010). Dati che descrivono ancor di più
l’urgenza di politiche concrete di miglioramento della qualità
dell’aria.
Il confronto con le città europee
– Mal’aria 2018 contiene inoltre un focus “Che aria tira in città: il
confronto con i dati europei” dal quale emerge che le principali città
italiane sono tra le più critiche a livello europeo per quanto riguarda
l’inquinamento atmosferico, secondo i dati elaborati da Legambiente a
partire dall’ultimo report del 2016 dell’Organizzazione mondiale della
Sanità. L’associazione ambientalista ha confrontato le medie annuali di
PM10 di 20 grandi città di Italia, Spagna, Germania, Francia, e Regno
Unito (dati 2013). I valori peggiori relativi alla concentrazione media
annuale di polveri sottili (Pm10) si registrano proprio in Italia: a
Torino (39 microgrammi/metrocubo di Pm10), Milano (37) e Napoli (35),
che primeggiano sulle sorelle europee come Siviglia, Marsiglia e Nizza
dove invece si registra una concentrazione media annuale di Pm10 di 29
μg/mc. Roma si piazza, insieme a Parigi, al settimo posto con una
concentrazione media annua di 28 μg/mcs, seguono gli altri centri urbani
europei con valori di gran lunga più bassi. Negli anni successivi al
2013, la situazione delle quattro città italiane non è migliorata: la
media annuale di PM10 a Torino è stata di 35 microgrammi/mc nel 2014, 39
nel 2015 e 36 nel 2016; a Milano è stata nei tre anni 35-41-36; a
Napoli è stata 29 nel 2014 e nel 2015 e 28 nel 2016. A Roma, dai 29
microgrammi per metro cubo del 2014 si è passati a 31 nel 2015 e di
nuovo a 29 nel 2016.
Il dossier di Legambiente “Mal’aria 2018” è disponibile su: https://www.legambiente.it/contenuti/dossier/malaria-2018
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