domenica 13 novembre 2011
Basta col fotovoltaico “mangia campi”
Sembra il nuovo Eldorado, dove le parole d’ordine sono energia pulita e distese di campi pronte a diventare di conquista per il fotovoltaico a terra. In provincia di Lodi, dal maggio 2010 al giugno 2011, sono stati autorizzati diciotto nuovi impianti e per altri cinque richieste l’iter è appena cominciato. Nonostante la fine degli incentivi, con la conseguente diminuzione delle richieste un po’ ovunque, nel Lodigiano c’è ancora “fame” di fotovoltaico, che già produce qualcosa come 22 megawatt di energia pulita. E che, con le nuove richieste che coinvolgono i comuni di Cornovecchio, San Martino in Strada, Castelnuovo Bocca d’Adda (due impianti) e Caselle Landi, potrebbe veder crescere il patrimonio di energia verde di altri 2,97 megawatt. Per questi cinque nuovi impianti, il percorso è appena all’inizio: si è aperta la fase della conferenza di servizi, ma le autorizzazioni ancora non sono state concesse. Campi sempre più destinati a diventare fonti di energia senza più speranze di tornare a produrre “cibo”? La preoccupazione c’è. Ad alimentarla sono i dati del consumo di suolo derivante dall’assalto del fotovoltaico al Lodigiano, in grado di consumare nel giro di un solo anno, sempre dal 2010 al 2011, qualcosa come 2100 metri quadrati al giorno, pari a 0,765 chilometri quadrati all’anno. A diffondere i dati, il settore urbanistica di palazzo San Cristoforo, guidato dall’assessore Nancy Capezzera, che ha parlato della necessità di regole più stringenti sul settore. Regole che devono arrivare dalla Regione Lombardia, ma di cui sta discutendo anche l’Upl, l’Unione province lombarde. Dei diciotto impianti autorizzati, quindici sono in aree a destinazione agricola e solo tre sorgono in altre aree, tra cui spicca il maxi parco fotovoltaico da 5,97 megawatt sui terreni dell’ex base Nato a San Fiorano. Ma dove sono tutti gli altri impianti? Tra i comuni che ospitano o ospiteranno le centrali di energia pulita, ci sono Maleo (tre impianti), San Rocco al Porto e Casalpusterlengo (rispettivamente due impianti), Borgo San Giovanni, Lodi Vecchio, Valera Fratta, Turano, Livraga, Santo Stefano, Boffalora d’Adda e Sant’Angelo. Secondo i dati del dipartimento agricoltura della Provincia di Lodi, complessivamente sono trenta gli ettari di campi destinati alla produzione di energia con fotovoltaico a terra. Una destinazione che però potrebbe essere reversibile. In tutti i progetti, infatti, i pannelli sono assicurati al terreno tramite una struttura composta da profili in acciaio o alluminio, ancorata al suolo attraverso dei pali infissi direttamente nelle zolle di terra. E senza dunque ricorrere a fondamenta in calcestruzzo se non in particolari circostanze. Le vita media degli impianti è di 20, 25 anni al massimo, passati i quali le imprese si impegnano a provvedere alla dismissione e allo smaltimento dei materiali oltre che al ripristino dei siti in condizioni analoghe allo stato originario. Nei campi, dunque, si “coltivano” i raggi del sole solo temporaneamente. E l’idea che in quelle distese di terra si possa tornare a vedere trattori e agricoltori non è solo una speranza. La Provincia di Lodi, per esempio, impone a tutti i soggetti che fanno richiesta di autorizzazione la semina di una copertura vegetale su tutta la superficie che ospita l’impianto. Una pratica agricola che viene monitorata, attraverso analisi scadenzate nel tempo, per verificare che l’evoluzione dei parametri del terreno con l’obiettivo di rendere quei campi di nuovo produttivi.Rossella Mungiello tratto da il cittadino lodi
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