Emissioni odorigene, meno disagi con le linee guida della regione lombardia
Deliberazione Giunta regionale 15 febbraio 2012 - n. IX/3018
Determinazioni generali in merito alla caratterizzazione delle emissioni gassose in atmosfera derivanti da attività a forte impatto odorigeno .18
16 febbraio 2012
(Ln - Milano) La Lombardia, prima in Italia, ha approvato le linee guida per la misurazione delle emissioni odorigene da impianti industriali (come ad esempio quelli che si occupano di depurazione delle acque, trattamento di carcasse di animali, discariche, impianti di compostaggio, fonderie, trattamento superficiale con solventi organici, allevamenti intensivi, industria alimentare, industrie chimiche, industrie tessili e altro), aprendo così la strada alla futura definizione di soglie di tolleranza differenziate in base alle specificità del territorio. Le disposizioni sono contenute in una delibera approvata dalla Giunta regionale su proposta dell'assessore all'Ambiente, Energia e Reti Marcello Raimondi di concerto con gli assessori Giulio De Capitani (Agricoltura) e Daniele Belotti (Territorio e Urbanistica). "E' un atto che le imprese ci chiedevano da tempo - spiega Raimondi - e che permetterà di evitare spiacevoli contenziosi con i cittadini che legittimamente pretendono di non dover respirare le emissioni di alcuni grandi insediamenti produttivi. In questo modo si semplifica anche la vita delle aziende che sapranno, fin dal momento del loro insediamento, come premurarsi per non emettere odori fastidiosi".
LE LINEE GUIDA - In pratica il documento fornisce indicazioni precise a tutte quelle aziende che, per avviare la loro attività, necessitano di Valutazione di impatto ambientale (Via), Autorizzazione di impatto ambientale (Aia) e Autorizzazione alla gestione dei rifiuti. Infatti, grazie alle nuove tecniche e modalità di campionamento e analisi dell'odore, è stato possibile sviluppare nuovi strumenti normativi che aiutano a definire, secondo criteri oggettivi, i limiti di accettabilità dell'odore e, soprattutto, i metodi con cui valutare se tali limiti vengono rispettati.
LA VALUTAZIONE DEL DISTURBO - Lo studio di impatto odorigeno sarà obbligatorio in caso di nuovo impianto o di una sua modifica sostanziale. Per quelli esistenti, in caso di accertato disagio olfattivo, le linee guida prevedono una procedura di valutazione/soluzione della problematica articolata in quattro fasi. La prima fase di indagine ('fase A') si attiva ogni qualvolta ci siano rilevanti segnalazioni di disturbo da parte della popolazione residente e consiste nel raccogliere informazioni al fine di verificare la significatività del fenomeno. La verifica avviene attraverso la valutazione, effettuata da tecnici, di appositi questionari compilati dai residenti. Se gli episodi/mese segnalati nei questionari supera il 5 per cento del numero di ore monitorate, verrà avviata la 'fase B', che consiste nella caratterizzazione delle emissioni odorigene e nella simulazione del loro impatto sul territorio. Se i risultati confermano il verificarsi del disturbo si passa alla 'fase C', che prevede lo studio e la messa in opera degli interventi impiantistico/gestionale necessari a ricondurre gli effetti delle emissioni odorigene all'interno dei livelli di tollerabilità. La 'fase D' consiste nella verifica in campo, secondo la procedura della 'fase A', degli effetti positivi degli interventi realizzati e della conseguente cessazione del disturbo. "In Italia - aggiunge Raimondi - non esiste una normativa ambientale in materia ed è la magistratura a chiarire, caso per caso, se il cittadino è soggetto o meno a 'molestia olfattiva'. Le aziende non hanno gli strumenti per effettuare le misurazioni in modo uniforme e questo crea serie difficoltà nello stabilire soglie di tollerabilità al di sopra delle quali agire in modo efficace per riportare le emissioni a un livello considerato accettabile. Da oggi la Lombardia fa da apripista anche su questo versante".
(Lombardia Notizie)
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