Cornegliano Una duna di sabbia compattata, spessa circa 30 metri, 1.500
sotto il livello del suolo. Nessuna cavità: il gas, complessivamente 2,2
miliardi standard di metri cubi, del futuro deposito di stoccaggio di
Cornegliano sarà iniettato tra i grani di sabbia attraverso 14 pozzi. A
fare da “tappo” all’ex giacimento, scoperto dai tecnici dell’Eni nel
1952 e rimasto in attività fino al 1997, sarà uno strato d’argilla di
circa 500 metri, mentre sul fondo ci sarà dell’acqua, salata e risalente
alla stessa era geologica del giacimento. In superficie? Le valvole dei
pozzi, due stazioni di trattamento (per liberare il gas da eventuali
residui d’acqua, funzionanti con motori elettrici), quattro sale di
compressione, un camino di sfiato a freddo alto 49 metri, capace di
liberare tutto il gas presente nel giacimento nell’aria in tempo massimo
di 30 minuti in caso di emergenza. Una rassicurazione che non è
bastata, venerdì sera, al comitato Ambiente e salute nel Lodigiano nel
consiglio comunale aperto. Al sindaco di Cornegliano, Matteo Lacchini,
il compito di riassumere l’iter aperto nel 2001 per l’autorizzazione a
Ital Gas Storage srl da parte del ministero dello Sviluppo economico, di
concerto con Regione Lombardia e ministero dell’Ambiente e del
paesaggio. Per il ministero c’erano l’ingegnere Liliana Panei e il
collega Marcello Strada dell’Ufficio nazionale per gli idrocarburi e le
georisorse a inquadrare progetto e standard di sicurezza. Un’attività,
quella di stoccaggio, che dal 2009 è sottoposta alla direttiva Seveso
per gli impianti industriali a rischio di incidente rilevante. Proprio
sui pericoli i cittadini hanno chiesto garanzie e spiegazioni, anche a
Walter Di Rocco, presente alla sala in qualità di direttore del
dipartimento Arpa di Lodi. Tra le ipotesi che più fanno paura a
Cornegliano c’è anche l’errore umano di uno dei circa dieci tecnici
presenti nella sala di controllo presidiata 24 ore su 24, con un impiego
di personale pari a circa 30 unità per assicurare i turni. «Dal punto
di vista di acqua e aria abbiamo trovato il progetto coerente, abbiamo
espresso riserve sul rumore - ha spiegato Di Rocco - : ovvio ora rimane
un rischio residuo che è quello contenuto in qualsiasi attività
industriale. L’errore è un’ipotesi di rischio calcolata al pari delle
altre». Altro “capitolo” caldo le emissioni in atmosfera «che sono 100
volte al di sotto dei limiti della normativa, fermandosi a 0,044
microgrammi per metro cubo, ma ci siamo impegnati a installare
centraline di controllo - ha spiegato Vincenzo Rosati, responsabile
tecnico di Ital Gas che ha aggiunto - : questo impianto porterà 400
posti di lavoro in due anni di cantiere e i 30 lavoratori che si
stabiliranno qui porteranno indotto alla comunità; indotto garantito
anche dalle manutenzioni necessarie. Ci siamo anche impegnati a fornire
compensazioni economiche (circa 4,5 milioni di euro tra Provincia e
Comune) anche in assenza di un preciso obbligo di legge». Dichiarazioni
che hanno suscitato più di un malumore in sala dove molti si sono
chiesti perché investire milioni di euro in un impianto sottoposto a
normativa per attività a rischio incidente rilevante se il gas che
contiene potrà servire al paese per andare avanti solo pochi giorni in
caso di black-out. «È il picco di gas di 27 milioni di metri cubi al
giorno che ci può salvare da un blocco in caso di crisi - ha assicurato
l’ingegnere Panei - : nessuna attività umana è esente da rischi».
Rossella Mungiello tratto da il cittadino lodi
CORNEGLIANO Mascherina anti polveri
sul volto, volantini alla mano per
dire che «un consiglio comunale
aperto a dieci anni dall’avvio dell’iter,
è una farsa». Questa la provocazione
dei membri del Comitato
ambiente e salute nel Lodigiano, che
hanno manifestato
il loro dissenso
per l’iniziativa
«tardiva» dell’amministrazione
di venerdì. E
in cui il sindaco
Matteo Lacchini
si è comunque
fatto portavoce
delle istanze del
comitato consegnando
“brevi
manu” all’ingegner
Liliana Panei
del ministero
i l dossier con
dubbi e perplessità
del movimento. Domande che i
membri del comitato, insieme ad altri,
hanno cercato di far sentire. E
che hanno toccato temi diversi, dalla
salute, con il capitolo emissioni, alla
svalutazione delle case nei presi del
deposito, alle assicurazioni in caso
di danni. «Abbiamo già stipulato polizze
con Lloyd per la durata dei cantieri
che saranno poi convertite a lavori
ultimati ha
spiegato Vincenzo
Rosati di Ital Gas ;
abbiamo già contratti
di consulenza con i migliori
studi di ingegneria di Londra per le
fasi di progettazione». A prendere
posizione anche il consigliere comunale
Mario Giavardi per l’opposizione
di Nuova laudense, che ha definito
i l pro get to
«scellerato» e ha
poi accusato il
collega di opposizione
Emanuele
Arensi (Pdl), di
aver diffuso dati
non corretti sul
quantitativo di
g as s toc cato.
Arensi, dal suo
canto, ha ammesso
l’errore, ma ha
sottolineato la
bontà del progetto.
Alfredo Ferrari,
presidente della
commissione
provinciale ambiente, ha sottolineato
l’attenzione della Provincia per la
salute e ha chiarito l’impegno a mettere
a disposizione tutta la documentazione.
«La nostra finalità non è
convincere qualcuno né di perorare
una causa ha
detto Lacchini ,
ma
un’opportunità per approfondire, la
dimostrazione che senza alcun preconcetto
si è accolta la richiesta di
una parte della cittadinanza».
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