venerdì 19 ottobre 2012
Castiglionen Folla ieri pomeriggio ai funerali di silvia marzatico
Castiglione Hanno lasciato che i loro cuori disegnati sulla carta salissero al cielo con Silvia, attaccati a quei palloncini candidi come lei e tragicamente bianchi come la sua bara. A tagliare il nastro per liberarli in cielo è stata proprio mamma Silvana, fra gli applausi commossi di una comunità intera. Ieri pomeriggio a Castiglione una folla di occhi lucidi ha partecipato ai funerali della 24enne Silvia Marzatico, che si è spenta venerdì scorso a pochi mesi dal trapianto di reni che avrebbe dovuto cambiarle la vita in meglio. In una chiesa davvero stracolma, è stato l’ex parroco don Peppino Codecasa, affiancato dal neo parroco don Antonio Valsecchi e dal coadiutore don Luca Pomati, ad accompagnare con le sue parole l’estremo saluto a Silvia, lui che da poche settimane ha lasciato la parrocchia di Castiglione e che ha conosciuto bene le vicissitudini della giovane castiglionese. «Se i nostri perché non hanno una risposta e se non la capiremo fino a quando non arriveremo nell’altra vita, quel che invece sappiamo è cosa di grande si è verificato nella vita di Silvia: ha spiegato don Codecasa - l’amore». L’amore grande di mamma e papà «che hanno avuto notti insonni e il cuore spezzato e che hanno dato tutto». Il voler bene testimoniato da una chiesa gremita di fratelli «che hanno voluto essere accanto alla famiglia come chi ama immensamente». L’affetto degli amici «che hanno pregato in questi mesi e anche nella camera mortuaria di Lodi e che oggi riempiono con tutta una comunità questa chiesa». L’amore di Silvia per la vita trasmesso attraverso «il suo sorriso» anche negli ultimi mesi, i più difficili, in cui diceva entusiasta «Oggi riesco a muovere anche il piede». «Queste - ha detto don Codecasa - sono le cose grandi che non si possono dimenticare di fronte a questa bara bianca». Ma don Peppino ha voluto ricordare anche la «pausa di rivitalizzazione» di Silvia, subito dopo l’uscita dal coma. «Aveva chiuso gli occhi - ha spiegato il sacerdote - ma poi li ha riaperti per guardare con affetto chi la circondava e per dire grazie, fino a richiuderli per contemplare per sempre la luce di Cristo». I funerali, a cura delle onoranze funebri Marni, sono quindi proseguiti verso il cimitero locale ma non prima che amici e cugini potessero salutare (anche a nome dei genitori) per l’ultima volta Zil (questo era il soprannome di Silvia), ricordando il Grest, la cioccolata calda d’inverno, la prima comunione, il primo bacio, la prima vacanza, quel suo sorriso contagioso e quella forza nel dire «Quando torno dall’ospedale andiamo in chiesa, anche in carrozzina». «Nessuno muore veramente finché anche solo una persona si ricorda di lui, - hanno concluso gli amici - e noi Silvia ti ricorderemo per sempre e faremo tesoro di ciò che ci hai insegnato e lasciato, la voglia di vivere. Ciao Zil».Sara Gambarini tratto da il cittadino lodi
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