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Il gran ballo delle elezioni 2018 è ufficialmente iniziato. Con la consegna di simboli e candidature, entriamo ufficialmente nel periodo caldo in avvicinamento alla giornata del 4 marzo.
Sono 103 in tutto i contrassegni presentati al Viminale per l’inserimento nelle schede di Camera e Senato che verranno presentate agli elettori alle imminenti consultazioni politiche. Anche se il numero può sembrare elevato, siamo di fronte a una netta riduzione degli oltre 200 stemmi che vennero consegnati appena cinque anni or sono.
La nuova normativa pare aver scoraggiato i buontemponi che, approfittando delle maglie larghe della legge non più in vigore, presentavano nomi ambigui, che si rifacevano magari a sigle o personaggi ben più conosciuti (emblematici i casi dei Verdi e più di recente, Beppe Grillo).
In ogni caso, 103 partiti tra cui scegliere non sono certo pochi, soprattutto tenendo presente che le coalizioni saranno soltanto due, quelle più note alle cronache: il centrodestra con quattro soggetti, ossia Forza Italia, Lega Nord, Fratelli d’Italia e Quarto Polo, e centrosinistra con cinque, e cioè +Europa, Insieme, civica Popolare Lorenzin ed Svp.
C’è poi un tandem con due micropartiti, che potrebbero avere problemi nella raccolta firme, di “Movimento poeti d’azione” e “No riforma forense”, mentre tutti gli altri 90 e oltre, iscritti alla competizione, correranno in solitario. L’unico di questi a poter insidiare il dominio delle maggiori coalizioni il MoVimento 5 Stelle, secondo i sondaggi primo partito allo stato attuale.
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Chi sono i cespugli
Dunque, abbiamo visto che i principali schieramenti presentano, oltre ai partiti principali, anche alcune sigle meno note agli elettori, che da soli non riuscirebbero a superare la soglia del 3%, e che potrebbero avere un certo peso ai fini di attribuzione dei seggi. Partendo dal centrodestra, troviamo il “Quarto polo” che racchiude sotto un unico simbolo vari gruppi di ispirazione centrista e conservatrice, come Udc di Lorenzo Cesa, “Idea” di Gaetano Quagliariello, più Raffaele Fitto, Maurizio Lupi Insomma, i soliti vecchi berluscones che dopo aver fatto un pò le bizze, sono rientrati alla base del vecchio leader.Passando al centrosinistra, invece, sono varie le sigle che fanno da corollario al Partito democratico, che naturalmente svolge la parte del leone nell’agglomerato. Partiamo da “+Europa”, il progetto di Emma Bonino, per passare a “Insieme”, altro ensemble che, sotto a un ramoscello d’Ulivo, riunisce il Psi di Riccardo Nencini, i Verdi di Angelo Bonelli e “Area civica”, formazione attorno a cui si sono coagulati i prodiani di ferro del centrosinistra.
A completare il puzzle a supporto di Matteo Renzi, troviamo la lista capitanata dal ministro della Salute Beatrice Lorenzin e la sempre presente forza territoriale Svp.
Insomma, sia Berlusconi che Renzi avranno un bel daffare qualora dovessero vincere le elezioni a riempire le caselle dell’esecutivo, soprattutto se, a causa di un pareggio alle urne, nascesse un governo di grande coalizione e dunque con gli stessi posti per due raggruppamenti, con tutti i probabili malumori per le inevitabili esclusioni.
Dall’altro lato, la possibilità di un governo monocolore – centrosinistra, centrodestra o M5S – appare sicuramente di tempra più robusta, ma allo stato attuale nessuno dei tre poli sembra avere i voti necessari per farcela in autonomia.
La campagna elettorale, comunque, è appena entrata nel vivo: scossoni e sorprese sono sempre dietro l’angolo.
[Fonte Immagine: Ansa]
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