venerdì 17 giugno 2011
Gli islamici accettano di non adibire il centro culturale di via Fugazza a luogo di culto, ma chiedono soluzioni per il Ramadan
Gli islamici accettano l'interpretazione dell'amministrazione comunale e mantengono lo stabile di via Fugazza come esclusiva sede dell'associazione, senza utilizzarlo per il culto. Ma per il Ramadan chiedono al comune spazi adeguati di preghiera.La settimana scorsa il Tar di Milano si è espresso a favore del centro islamico rispetto alla richiesta di sospensione del provvedimento comunale del 18 febbraio con cui l'ufficio tecnico imponeva il ripristino dei piccoli abusi edilizi e il ritorno alla vecchia destinazione d'uso artigianale dello stabile di via Fugazza. Il comune aveva emanato l'ordinanza forte della sentenza del Consiglio di Stato di fine 2010 che gli aveva ragione nella battaglia per la chiusura del centro ribaltando il precedente giudizio del Tar, ma l'associazione culturale islamica aveva poi anticipato le mosse dell'amministrazione e il 14 febbraio aveva fatto richiesta di sanatoria quattro giorni prima del provvedimento comunale. Secondo il Tar, che si esprimerà nel merito a gennaio dell'anno prossimo, il comune prima di emettere l'ordinanza avrebbe dovuto esprimersi rispetto alla domanda di sanatoria perché la legge prevede che in presenza di tale richiesta non possano essere emesse sanzioni di alcun tipo, soprattutto se lesive del diritto a sanare l'abuso come accadrebbe ottemperando all'ordinanza del comune. Dunque, fino a gennaio i musulmani potranno restare in via Fugazza, ma il sindaco commentando la vicenda è stato chiaro: «La sospensione è relativa agli abusi e ai provvedimenti tecnici, nello stabile di via Fugazza rimane il divieto di preghiera fissato in base alle norme della regione Lombardia e alla sentenza del Consiglio di Stato. Se troveremo attività di culto in corso, sanzioneremo l'associazione».«Non ci sono problemi perché già adesso noi non preghiamo nella sede, che è utilizzata per le riunioni dell'associazione e altre attività - è la replica di Abdullah El Murabaa, il marocchino presidente del centro culturale islamico -. Con l'amministrazione comunale c'è collaborazione nonostante la vicenda legale, che è una vicenda tecnica, e ci atterremo alle indicazioni del sindaco». Il Ramadan però si avvicina, dal momento che quest'anno inizia il 1 agosto, e per quella data il divieto di preghiera potrebbe diventare esplosivo nella comunità musulmana di Casale. «Chiederemo all'amministrazione una soluzione, magari andremo a pregare al centro sportivo o in un altro luogo che ci indicherà - conclude il presidente dell'associazione -. Molti soci dicono di andare a pregare in piazza se non ci viene dato un luogo adeguato, ma io stempero gli animi perché sono sicuro che l'amministrazione comunale vorrà risolvere con noi questo problema».And.Bag. tratto da il cittadino lodi
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