Egr. direttore, le diatribe e gli interventi letti in questi
ultimi tempi mi hanno portato a riflettere e ad essere sempre più convinto
delle mie idee di amministratore pubblico e di rappresentante politico.
Finalmente, dopo che per 20 anni qualcuno ha gridato ai sette venti che
esistevano degli sprechi assurdi, senza dare risposte strutturali, programmate
e indirizzate ai cittadini con varie formulazioni ma miseramente ora
timidamente, ci si attrezza per una minima revisione della spesa pubblica. Ma
chi vogliamo prendere in giro? E ‘ chiaro che per lustri si è vissuto ben oltre
le proprie possibilità economiche, ma con un distinguo preciso: in certe
Regioni si paga tanto e ritorna poco, mentre in altre realtà il panorama e
sempre stato ben fallite per diversi motivi, che definirei “culturali e sociali”.
Non è retorico fare questi discorsi in quanto, mi hanno insegnato che quando
non c’e’ più nulla da spendere io rimango nella mia ordinarietà e penso ad
amministrare bene per mantenere la gestione pubblica “virtuosa”. Qualora ce ne
fosse ancora bisogno, ieri è uscita la notizia del deficit della Sicilia, giustificandolo
solo con mancanza di liquidità. Ma ci prendono per i fondelli? La Sicilia,
Regione autonoma al 100% trattiene tutto il pil che produce a casa propria e
oltremodo preleva altre risorse dallo Stato, ha circa 22.000 dipendenti con un
costo di circa € 346 per ogni abitante, mentre in Regione Lombardia abbiamo 4000 dipendenti con un costo di circa
€ 23 per abitante. Ma vi sembra possibile che vogliano tagliare la Provincia di
Lodi, tassare a raffica i Comuni, tramite l’IMU, che quota parte deve andare
obbligatoriamente allo Stato, mentre in altri territori ad esempio, non risultano
censiti migliaia di immobili costruiti in assoluta libertà abusivamente senza
controlli? Ma in quale direzione
dobbiamo fare la beneficienza? I lavoratori del nord, le imprese e le
istituzioni sono stanche di mantenere strutture borboniche ed elefantiache. Io voglio
dare servizi di rete ai cittadini che amministro, chiedendo magari dei
sacrifici, ma in funzione di miglioramenti dello status attuale nel mio paese e
non per cose sconosciute. Il debito pubblico continua ad aumentare e quindi
nessun professore o politico ha risolto la matassa di questo Stato: tutti
finora hanno fallito la missione e questo è la riprova che servono vere
“riforme strutturali” di questo Stato, con regole del gioco che siano
nettamente diverse. A partire dalla sanità, dove i deficit strutturali di
alcune regioni sono devastanti per i conti pubblici, alla macchina
amministrativa dello stato che non più permettersi di spendere 1 miliardo di
euro al giorno per mantenere i ministeri, alle pensioni baby e non, dove chi ha
versato poco beneficia di tanto e viceversa in un rapporto anomalo e molto
costoso, o al costo stesso della politica, diventata pletorica e poco razionale
sia nelle soluzioni che nelle ingerenze sulla socialità. Non possiamo più
permetterci 4 passaggi parlamentari per ogni legge e una miriade di società
collegate al pubblico che costano tanto e non producono nulla o quasi per i
cittadini. Finalmente, dopo l’avvento dell’euro, a 12 anni di distanza, i
cittadini e le istituzioni iniziato a comprendere in quale spirale involutiva
ci siamo cacciati: mantenere il deficit-pil al 3% annuale, pagare interessi con
differenziali di spread di 480 punti base rispetto ai bund tedeschi vuol dire a
malapena galleggiare a vista senza soluzioni vere. Per la prima volta
quest’anno, dopo 64 anni, è stato sancito il dogma di pareggiare il bilancio
dello stato con regola scritta in costituzione, ma per il debito pregresso e
per gli alti interessi da pagare sulle emissioni di titoli di stato come si
intende procedere? A quando tagli veri e riforme vere? Noi come rappresentanti
degli enti locali non siamo più disposti a pagare le inefficienze e/o le
mancate programmazioni statali: nel triennio i comuni subiranno € 2,5 mld di
euro. Non penso che siano più sopportabili i tagli , ma sopratutto penso sia
arrivato il momento di rivendicare la legittimità di gestire i soldi e le tasse
pagate a casa propria. Ora non sappiamo dove vanno a finire le risorse, o
perlomeno lo sappiamo per gli sprechi che vengono scritti e denunciati
giornalmente ai mass media. Io voglio pagare i fornitori del comune con
adeguatezza e dare servizi decenti ai miei concittadini senza ulteriori
tassazioni inadeguate. Noi siamo uno dei soli 3 comuni in Provincia di Lodi che ha l’addizionale
irpef allo 0,8 per mille; non possiamo più accettare nessuna imposizione statale.
Il prossimo anno anche il mio comune
dovrà sottostare al patto di stabilità e fare convenzioni con i comuni
limitrofi per i servizi associati per spendere meno in base appunto alla
spending review: di questo sono molto preoccupato, per le possibili conseguenze
locali. O si troveranno risposte anche politiche incisive (cioè paghi chi ha sprecato…) o dovremo
mettere in conto una recessione non più momentanea o temporale, non solo
economica ma anche sociale che porterà ad un pericoloso bivio che ci avvicinerà
sempre più alla Spagna, alla Grecia e/o agli altri paesi in difficoltà che
stanno mettendo a dura prova la tenuta di questa Europa. Speriamo che si metta
in moto un famoso proverbio “non è mai troppo tardi” ma sinceramente le
speranze sono ridotte al lumicino.
ALFREDO FERRARI
Sindaco di Castiglione D’Adda, 19 luglio 2012
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