Quali sono le tasse più evase in Italia?
Pagare le tasse è un dovere di tutti. D’altronde, se si desiderano servizi di qualità è giusto contribuire alle spese del Paese, anche se non tutti sono d’accordo.Le tasse rappresentano un cruccio per tutti noi, e pagarle significa spendere gran parte dei soldi che guadagniamo attraverso il nostro lavoro. È vero che la pressione fiscale che subiamo ogni anno sfiora il 50% di quanto intaschiamo (per le imprese la percentuale si aggira attorno al 64,8%), ma è anche vero che se le tasse aumentano è perché molti di noi continuano ad evadere. L’adagio ”tutti dobbiamo contribuire alle spese pubbliche” [1] sembra essere superato, in alcuni casi, dalla necessità di sopravvivere in un periodo in cui tutto aumenta e i soldi sembrano non bastare mai. Più di una volta alcuni imprenditori sono stati assolti dall’accusa di evadere l’IVA, e nonostante le prove fossero schiaccianti, il giudice ha ritenuto giusto il comportamento di coloro che hanno preferito pagare gli stipendi ai propri dipendenti piuttosto che versare le tasse allo Stato. Si tratta di situazioni estreme, giustificate da una necessità, ma non sempre l’evasione rappresenta la giusta soluzione per far fronte alle proprie esigenze. Andiamo per gradi e scopriamo insieme quali sono le tasse più evase in Italia e perché si evade.
Indice
Quando non si possono evadere le tasse
Che sia per necessità o semplicemente per fare i furbi con il fisco, sono numerose le tasse che vengono evase ogni anno in Italia. Tra lavori in nero, mancate fatturazioni per l’acquisto o la vendita di beni o servizi e capitali all’estero si stima ogni anno un’evasione che tocca i 250 miliardi di euro. Non poco per un Paese con un debito pubblico pari a 2.280 miliardi di euro. Eppure, nonostante i controlli e le diverse iniziative legislative promosse dal Governo (da ultimo la Voluntary Disclosure [2] per il recupero dei capitali portati all’estero), ancora oggi si evade soprattutto in sede di dichiarazione dei redditi, quando si versa l’IVA, per registrare un contratto d’affitto o quando si devono denunciare al fisco somme di denaro depositate a titolo di risparmio. Le ipotesi di evasione non si fermano solo a quelle appena elencate, perché in realtà si evade tutto ciò che può essere sottratto alla lente del fisco, e si utilizzano a proposito numerose scappatoie.Un’altra ipotesi in cui è impossibile sfuggire al fisco è l’acquisto di un bene immobile. Il passaggio di proprietà avviene per il tramite di un pubblico ufficiale (notaio) su cui grava l’obbligo di versare l’imposta di registro: gli uffici tributari possono attingere alla relativa anagrafe per scoprire chi ha tentato di evadere le tasse. In fondo, per chi acquista una casa è conveniente registrare il contratto dell’avvenuta vendita, altrimenti non si attuerebbe il passaggio di proprietà dell’immobile.
Anche la tassa sulle rendite finanziarie è difficile da evadere: a versare la relativa somma sugli interessi attivi sono banche, Poste Italiane, istituti finanziari ed agenzie di assicurazione. Costoro gestiscono i risparmi attraverso gli strumenti finanziari messi a disposizione dei propri clienti (quali ad esempio azioni ed obbligazioni, libretti di risparmio, rendite perpetue e vitalizie, ecc) ed annualmente versano nelle casse dello Stato il 26% sugli interessi attivi guadagnati dal cliente.
Quando si evadono le tasse
Si evadono le tasse ogni qualvolta è possibile ”nascondere” un guadagno, una somma di denaro senza che essa sia tracciabile. Con tutti i rischi che ne conseguono qualora il Fisco se ne accorga. L’IVA è forse l’imposta più evasa in assoluto, e lo stratagemma è molto semplice: non fatturo quanto ho venduto, quindi non lascio traccia di quando ho guadagnato, soprattutto se vengo pagato in contanti. Stesso discorso vale per il lavoro in nero, perché se non si ha una partita IVA è necessario rilasciare ai propri clienti una ricevuta che attesta, ad esempio, una prestazione occasionale. Anche i liberi professionisti con regolare partita IVA possono evadere, semplicemente dimenticando di emettere la fattura per la relativa prestazione fornita ai clienti.Si evade quando per il pagamento di una prestazione o per l’acquisto di un bene non è previsto l’obbligo della tracciabilità delle somme versate. L’affitto può essere pagato in contanti, così come l’acquisto di un prodotto o la consulenza fatta da un professionista. Rimangono fermi i limiti per l’uso del contante, fissato tutt’ora a 3 mila euro per alcune tipologie di attività ad esclusione delle retribuzioni versate ai dipendenti che, attualmente, dovrebbero essere fatte mediante accredito sul conto corrente.
Quali sono le tasse più evase in Italia
Fatte le dovute premesse, il primo posto non può che aggiudicarselo proprio l’IVA, con un’evasione che si aggira attorno ai 40 miliardi annui. Segue quindi l’IRPEF in riferimento non tanto ai redditi da lavoro dipendente, quanto piuttosto per quelli percepiti dal libero professionista, che sia esso un piccolo imprenditore, il socio di un’azienda o il proprietario di un immobile che cede in affitto l’appartamento. In quest’ultimo caso, oltre all’IRPEF si potrebbe evadere in concomitanza l’imposta di registro che spetta per tutte quelle volte in cui il contratto viene depositato presso gli uffici dell’Agenzia delle Entrate. Di pari merito sono l’IRES (l’imposta sui redditi delle società) e l’IRAP (l’imposta sulle attività produttive) che sembrano essere adeguatamente aggirate da chi gestisce una’attività commerciale.Sempre sul podio il bollo auto svetta in classifica con un bel bronzo, con una media di un miliardo di euro annuo a regione. Se la tassa sul possesso di un veicolo può far adirare molti, anche quella su un apparecchio televisivo diventa scusa per evadere: nonostante il canone Rai sia inserito all’interno della bolletta della luce, almeno il 10% degli utenti trova il modo per non versare quanto dovuto.
Sempre dalla relazione, anche l’IMU pare essere una fra le imposte più evase dagli italiani, con specifico riferimento alle strutture alberghiere ed ai locali commerciali.
Perché si evade in Italia
Le giustificazioni sono molte anche se alcune rimangono degne di nota. Tante persone utilizzano come pretesto l’assenza dei servizi o la loro precarietà, mentre altri ”dimenticano” di pagare con la speranza di far scadere i termini di prescrizione previsti per la notifica della cartella esattoriale. Nonostante la maggior parte delle scuse sembrano essere colorite, altrettante devono far pensare al perché in Italia sono sempre di più coloro che evadono le tasse.Da un lato la pressione fiscale, dall’altro la dignità delle persone che si trovano costrette a scegliere: o lo Stato, o la sopravvivenza. Così, di recente, la Cassazione ha rigettato la sentenza emessa dalla Corte di Appello di Catania nei confronti di un imprenditore che aveva utilizzato i soldi dovuti al pagamento dell’IVA all’erario per pagare gli stipendi ai propri dipendenti [3].
Infine, se le imposte sulle locazioni sembrano essere onerose, la cedolare secca consente di risparmiare oltre il 10% di IRPEF, ed il locatore otterrà uno sconto IMU pari al 25% dell’imposta annuale.
Come fa il fisco ad accorgersi delle evasioni
Il fisco e la polizia tributaria sono in possesso di una serie di strumenti utili per smascherare i furbetti. Si sente spesso parlare di spesometro e redditometro, e da ultimo di risparmiometro alla cui base ci sono algoritmi volti ad accertare le discordanze fra quanto dichiarato e quanto acquistato o risparmiato durante l’anno.Un esempio tra tutti è l’obbligo da parte degli istituti di credito di inoltrare, annualmente, una serie di informazioni inerenti ai rapporti finanziari stipulati con i clienti. Le banche (ma anche Poste Italiane) inviano dati su giacenze medie, numero di bonifici, saldo iniziale e finale di libretti, conti correnti, carte di credito e carte prepagate, con il dovere di estinguere tutti quegli strumenti ”al portatore” ancora in circolazione. In questo modo, tramite codice fiscale ed intestazione, è possibile effettuare un incrocio fra quanto dichiarato e ciò che risulta, ad esempio, da un conto corrente e l’accertamento scatta nel momento in cui si riscontra uno scostamento significativo di oltre il 20%.
Ulteriori strumenti sono disciplinati dalla legge, e prevedono controlli, ispezioni dei registri contabili, ma anche sequestri e pignoramenti che vengono realizzati in ambito di procedimenti giudiziari.
note
[1] Art. 53 Cost.[2] Legge n. 126 del 15.12.2014
[3] Cass. sent. n. 40394 del 30.09.2014
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