Terranova dei Passerini, Casalpusterlengo e Turano come Sanremo? Non è un miraggio: la Bassa potrebbe davvero candidarsi a “capitale” dei fiori. Presto, molto presto; addirittura in poco più di un anno. Sarebbe la conferma della storica vocazione agricola del territorio, ma con un occhio all’innovazione e, soprattutto, all’occupazione, visto che la premessa del protocollo d’intesa che preparerà l’investimento è che dovranno trovare lavoro disoccupati e cassintegrati del Lodigiano.Le voci di un maxi insediamento produttivo a cavallo dei due comuni e a ridosso della ex Gulf circolavano ormai da tempo, ma i contorni del progetto restavano ancora confusi. Ora comincia ad arrivare qualche conferma in più. E stavolta non si parla di chimica, logistica o di impianti per il trattamento e l’incenerimento di rifiuti. Anzi. L’ipotesi cui sta lavorando la Provincia di Lodi è di tutt’altro segno, molto più “verde”.In previsione ci sono serre per coltivare fiori e piante, ma anche ortaggi. Uno dei più grandi insediamenti agricoli del settore in Italia, che a regime, nella prima fase, potrà dare lavoro a 150-200 persone, che potrebbero salire di altre 100-150 unità nel caso di un probabile ampliamento. Almeno duecento milioni di euro l’investimento iniziale. Numeri che fanno impressione e che sembrano destinati a non restare solo sulla carta. L’operazione non è ancora conclusa, ma secondo indiscrezioni l’intesa sarebbe vicina. «Non posso né confermare né smentire in questa fase – dice il presidente della Provincia di Lodi, Pietro Foroni, che abbiamo contatto in proposito -, posso solo dire che stiamo lavorando da più di un anno per dare un futuro produttivo a quell’area in linea con la strategia di costruire per il Lodigiano, territorio storicamente agricolo, un futuro che rispetti la tradizione ma punti soprattutto su innovazione e ricerca. Siamo arrivati a un punto cruciale».Foroni non aggiunge notizie sull’insediamento, ma da quello che si è saputo l’operazione vedrebbe coinvolta una nuova società costituita da due partner di primo piano: Sorgenia, che gestisce la centrale termoelettrica di Bertonico, e una multinazionale italiana che già opera nel campo florovivaistico. Quest’ultima metterebbe a disposizione la propria esperienza di leader italiano ed europeo nella produzione e nella commercializzazione di fiori recisi e piante da vaso, Sorgenia la propria tecnologia e le ricadute dell’impianto energetico costruito sulla ex Gulf.Infatti, nella fase iniziale il progetto prevederebbe la realizzazione di serre su una superficie di 70 ettari, a cavallo dei comuni di Terranova dei Passerini e di Casalpusterlengo. Non ci sarebbe bisogno di modifiche urbanistiche e di destinazione d’uso: nessuna cementificazione, l’area resterebbe agricola così com’è già oggi. Con una velocizzazione delle pratiche e dei tempi di realizzazione delle strutture, costruite con impianti mobili, che un giorno, finita l’attività, saranno facilmente smaltibili. Non sarà toccata l’area ex Gulf vera e propria: si tratta di una zona dismessa con indirizzo produttivo che avrebbe reso necessaria una variante d’uso e quindi tempi più lunghi. Segnale chiaro anche questo di come la volontà sia quella di arrivare al via libera all’operazione in tempi brevissimi: iter autorizzativo concluso entro l’autunno, cantiere e chiusura lavori per la fine del 2012. Difficile prevedere ora in quanti operai e artigiani potranno lavorare alla realizzazione dell’intervento, più facile immaginare, anche alla luce dell’attività in un impianto simile esistente in Puglia, che saranno poco meno di 200 gli addetti a regime, quando le serre diventeranno funzionanti, con un possibile incremento di oltre cento persone nel caso di un successivo ampliamento su altri terreni agricoli a Turano.La tecnologia impiegata per la coltivazione sarà rivoluzionaria e giocherà sulla vicinanza della centrale di Sorgenia: apposite modifiche all’impianto permetteranno di convogliare verso le serre il calore che altrimenti continuerebbe ad essere disperso in atmosfera, con un abbattimento dei costi, la possibilità di continuare l’attività agricola in tutti i periodi dell’anno e con un vantaggio anche ambientale complessivo, perché l’operazione permetterebbe di chiudere il ciclo di funzionamento della centrale. Il primo obiettivo, cui starebbe lavorando ora il presidente della Provincia, è quello di siglare in tempi rapidi un protocollo d’intesa tra la parte imprenditoriale e quella istituzionale: oltre a Palazzo San Cristoforo anche i comuni di Casale e Terranova. I punti fermi sui quali insisterebbero gli enti locali sono tre: il coinvolgimento di imprese locali nella costruzione delle strutture, il futuro impiego nella nuova azienda di manodopera locale, con una particolare attenzione a cassintegrati e lavoratori in mobilità, e contratti di assunzione diretta e non attraverso forme cooperativistiche. Acquisito l’ok all’impianto, i privati potrebbero muoversi sul fronte del reperimento delle risorse: come detto, duecento milioni di euro, per un’attività che avrebbe davanti, secondo alcune stime, almeno vent’anni di operatività.«Stiamo lavorando con impegno per riuscire a fare un investimento così importante nel Lodigiano, che migliorerebbe l’efficienza complessiva del nostro impianto e che rappresenterebbe un’occasione importante per lo sviluppo dell’occupazione e la valorizzazione della vocazione agricola del territorio – spiega l’ingegner Alberto Bigi, direttore della divisione generazione di Sorgenia -. Ci sono ancora alcuni passaggi da formalizzare e chiudere, ma abbiamo sicuramente trovato delle istituzioni disponibili e ricettive».Un altro aspetto da non sottovalutare le ambizioni del Lodigiano di ritagliarsi un ruolo di primo piano nell’ormai prossima Expo a Milano: le serre della Bassa verrebbero pronte tre anni prima del 2015 e in netto anticipo rispetto a quelle solo provvisorie progettate a Milano e rappresenterebbero, per tipologia di coltivazione e caratteristiche di riscaldamento, un’attrattiva sicura per i visitatori italiani e internazionali dell’Esposizione Universale. Il presidente della Provincia l’aveva detto dopo la firma del protocollo con Milano: «L’Expo si farà anche qui», e un primo pezzo dell’Esposizione lodigiana potrebbe vedere la luce nei campi di Terranova e Casale.L’intesa sembra davvero vicina, anche se Pietro Foroni preferisce non sbilanciarsi ancora: «Al momento non c’è nessun atto concreto. Com’è nostro costume, continueremo a lavorare in silenzio e con il massimo impegno per il raggiungimento del risultato, ma non dipende solo dalla Provincia. Mi auguro che tutti i soggetti coinvolti facciano la loro parte», conclude il presidente, che però professa anche «un cauto ottimismo».G.R tratto da il cittadino lodi 06-08-2011
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