Alzi la mano chi non vuole difendere l’autonomia del Lodigiano. Letteralmente, visto che nella Sala dei Comuni il voto telematico non è possibile, le braccia del consiglio provinciale s’impennano, con la sola, annunciata e coerentemente confermata eccezione di Vincenzo Romaniello, capogruppo dell’abolizionista Italia dei Valori. E la battaglia comincia, aperta a tutti, sindaci, istituzioni, associazioni e cittadini in primis. Condivisa da tutti gli altri gruppi in San Cristoforo, ci mancherebbe. Anche se l’eventualità di una clamorosa spaccatura interna, nel giorno in cui la Provincia comincia a scrivere il proprio futuro, non è stata poi così lontana. «Noi ci siamo, ma il centrodestra e la Lega scontano la loro incapacità di unire il territorio», spiega nel suo intervento Mauro Soldati, voce del Pd, puntando il dito sulla conferenza nella quale la Lega Nord, mercoledì, aveva rivendicato i propri meriti nella conquista dell’autonomia territoriale, sparando su altri e non meglio identificati “tromboni” che ne accompagnarono la nascita. Un’uscita definita «offensiva verso i padri fondatori», secondo Soldati, nonché «un errore politico al quale ne sarebbe seguito un altro se non avessimo partecipato». Punto, pace e avanti nella crociata per l’autonomia, «un passaggio cruciale per la storia del Lodigiano» come la definisce il presidente Pietro Foroni nella sua introduzione. Niente “tromboni”, nelle sue parole, ma i “grazie” del caso anche a chi, come il sindaco Guerini, il presidente del consiglio comunale Colizzi e lo stesso Pd, ha dato segnali forti e preziosi di unità del territorio. Perché «tutto è migliorabile, ma non se si toglie la Provincia», spiega ricordando il peso risibile dell’ente sulla spesa pubblica e che se la Provincia scompare «i dipendenti, le buche nelle strade, le erbacce e gli investimenti da fare rimangono». Il tutto, va a sé, senza scordare che senza la Provincia «avremmo a Senna la più grande discarica per inerti d’Europa, non avremmo ottenuto le giuste compensazioni per la centrale di Sorgenia, dovremmo accettare i rifiuti di altri territori o addirittura impianti, come quello Elcon, che non hanno eguali nel continente»; e altro ancora, da Expo all’Università. Quindi? «L’idea di autonomia amministrativa non può essere cancellata, va solo reinterpretata; e con essa anche l’autonomia del Lodigiano, la sua unicità, le sue risorse umane, economiche e sociali», spiega Foroni aprendo a un ragionamento su «un diverso riassetto degli enti locali», che comunque abbia «una visione specifica e unica dello sviluppo di questo territorio che non dovrà mai essere confinato come territorio di periferia o succursale di altre zone». È «la battaglia che ci attende nei prossimi mesi», annuncia il presidente a chiosa di un discorso che, nel complesso, piace a Giulia Acquistapace della Lista Felissari, primo capogruppo a prendere la parola e ad annunciare «con forza il nostro “no” all’abolizione» della Provincia. Giacomo Arcaini dell’Udc ricorda come l’abolizione in realtà fosse già prevista con la nascita delle Regioni, sottolinea i costi «troppo onerosi» della politica ma indicati nella “città metropolitane” il modello cui tendere esorta comunque «a dimostrare l’utilità dell’ente», confermando l’appoggio all’ordine del giorno che i capigruppo continuano ad aggiornare. E mentre Alfredo Ferrari, in un intervento molto tecnico, snocciola numeri e cause che rischiano di fare pagare al “virtuoso Lodigiano” le colpe altrui, la riflessione finale è quella di Davide Secondo Cutti: «Cosa sarebbe stato del territorio se non fosse stata istituita la Provincia? Alcune cose, di cui si parlava da 40 anni, non erano state ancora attuate». Più benefici a costi inferiori, giura il consigliere Pdl: al parlamento tra qualche mese, ma al Lodigiano già da oggi, l’occasione per valutarne la correttezza, rifletterci e decidere se e come fare sentire la propria voce.Al.Be. TRATTO DA IL CITTADINO LODI
Alberto Belloni
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