vi garantisco che non funziona cosi' in quanto abbiamo appen fatto il ricoso al consiglio di stato sui fanghi di meleti. vedremo gli ulteriori sviluppi: certo che è molto stran che una determna della region venga smentita in maniera cosi' radicale. nn convince tutto il percorso. controlleremo tutto!
Nessun veleno, concentrazioni di metalli in linea con le normative e rispetto dei limiti previsti. Il Tar “promuove” i fanghi della Cre, azienda attiva da più di vent’anni nel trattamento e recupero di fanghi biologici in agricoltura. Sul destino dell’attività pesava la normativa di regione Lombardia targata 29 luglio 2009 e in cui, di fatto, si imponeva il divieto all’utilizzo dei fanghi prodotti dalla depurazione di acque reflue. Un dispositivo che, se era nato per imporre dei limiti all’utilizzo, nei fatti si era trasformato in divieto, prescrivendo come data ultima per far sparire i fanghi prodotti dalle depurazioni dai campi il 2013, ma che già dal 2011 imponeva il non utilizzo per le zone indicate come vulnerabili. Una norma cancellata con un colpo di spugna del Tar lombardo giovedì. Tra le motivazioni, citando la sentenza, «l’assenza di presupposti, la carenza di istruttoria, oltre che di motivazione e logica». Una delibera, quella di regione Lombardia, totalmente stralciata dai giudici che hanno ravvisato anche «una spiccata disparità di trattamento tra operatori economici». Dalla norma introdotta dal Pirellone, che puntava «ad arginare i pericoli di contaminazione delle acque dall’inquinamento», infatti, risultavano esclusi i fanghi biologici provenienti dall’industria agro-alimentare. Circostanza che il Tar ha giudicato «immotivata, sproporzionata e ingiustificata», soprattutto in relazione ai fanghi della Cre, «per cui non sono emerse particolari potenzialità inquinanti». Una sentenza costruita “sposando” in pieno la relazione tecnica di Arpa del gennaio 2009 e nel quartier generale della Cre viene presa come una «vittoria». «Abbiamo sempre sostenuto che il nostro lavoro si svolge nel pieno rispetto delle norme - ha detto Rodolfo Verpelli, amministratore unico della Cre - e che la nostra filiera dei fanghi è il modo più sicuro, corretto e compatibile dal punto di vista ambientale per il recupero di questo rifiuto. Il Tar ha riconosciuto che, su questo tema, il comportamento di regione Lombardia era privo di ragioni tecniche». Una sentenza che, secondo la Cre, entra nel merito della vicenda e di cui sono testualmente «soddisfatti» per come contribuisce a ridimensionare il fenomeno “fanghi”. Che per molti cittadini significa “puzza” e proteste che hanno più volte coinvolto anche la Cre e le società collegate, oltre che gli impianti di Maccastorna e Meleti. «Sopra queste vicende c’è sempre stato troppo clamore - ha aggiunto Verpelli - e un accanimento anomalo sulle nostre attività. In provincia di Pavia, la situazione è diversa. Insieme ad altri sei imprenditori e alla Provincia, abbiamo attivato un monitoraggio costante che in dieci anni ha dimostrato che i nostri fanghi fanno bene all’agricoltura». Da palazzo San Cristoforo arriva la promessa che non calerà l’attenzione. «Da parte nostra c’è pieno rispetto per la decisione del Tar - ha detto l’assessore provinciale all’ambiente Elena Maiocchi - , ma anche la certezza che questo rimane un problema importante e da non sottovalutare. Continueremo a vigilare».Rossella Mungiello ilcittadi lodi
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