mercoledì 18 maggio 2011
Vidardo, l’amianto della Bardiafarma è finito anche in una discarica abusiva
Vidardo Parte dell’eternit della Bardiafarma di Castiraga Vidardo sarebbe stato depositato irregolarmente in un campo di 650 metri quadri alle spalle di un capannone di via turati di Sant’Angelo Lodigiano: per questa accusa un imprenditore edile egiziano di 53 anni, I.A.E.H., ha patteggiato in tribunale a Lodi nove mesi di carcere, ottenendo la pena sospesa solamente dopo aver dimostrato al giudice Angela Scalise di aver provveduto a conferire le lastre di cemento-amianto a una discarica autorizzata. A difendere l’egiziano l'avvocato Kati Scala di Codogno e il dottor Calogero Capuano, che fanno sapere: «In realtà quelle lastre erano già messe in sicurezza, perché prima di rimuoverle dal tetto dell'edificio su cui erano installate erano state protette con una vernice apposita. Si trattava, a nostro avviso, di un deposito temporaneo, anche perché le lastre erano già state impilate in bancali e i residui frammenti si trovavano all’interno di bidoni chiusi. Nessun rischio per la salute, quindi».Invece era stato proprio il titolare di un capannone confinante con quello dell’egiziano, preoccupato per la presenza di materiale potenzialmente cancerogeno, a chiedere l’intervento della polizia provinciale nel gennaio dello scorso anno. L’egiziano, regolare in Italia e titolare dell’impresa, era stato denunciato per aver rimosso amianto senza che la sua impresa fosse abilitata e senza che risultasse il deposito, nei 30 giorni previsti prima dell'avvio della bonifica, del piano di lavoro da indirizzare all'Asl; altre contestazioni riguardavano l'abbandono non autorizzato di rifiuti e anche un’ipotesi di falso in atto pubblico perché controllando l’impresa era emerso che un formulario di identificazione dei rifiuti relativo a un altro smaltimento dalla Bardiafarma sarebbe stato fotocopiato e modificato, con i dati dell'impresa dell'egiziano, in moto tale che risultasse che la ditta era produttrice in proprio di quei rifiuti. Non si esclude che l'egiziano avesse avuto quel lavoro in subappalto e, mal consigliato da qualcuno, avesse provato a “regolarizzare” l’intervento facendo carte false.Car. Cat. il cittadino lodi
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