lunedì 3 ottobre 2011

Sepolti sotto una montagna di smog nel lodigiano: serve una cura sistemica regionale?

Le polveri sottili pesano come un macigno. Nell’arco di dieci anni, tra il 1997 e il 2007, sono state quasi 4mila le tonnellate che si sono sprigionate nell’aria in tutto il Lodigiano, un territorio che da sempre indossa la maglia nera dello smog, insieme al resto della pianura padana. Una “montagna” di Pm10, una quantità che potrebbe essere paragonata alle tonnellate di rifiuti (circa 3.800) che nel 2008 insozzavano le strade di Napoli. La maggior parte, pari a circa 1.700 tonnellate, è stata prodotta dal traffico.
I dati fanno parte dei dossier regolarmente pubblicati sul sito di Arpa Lombardia, all’interno della sezione dedicata alla qualità dell’aria. Gli approfondimenti illustrano la situazione in ogni provincia e prendono in considerazione in modo puntuale tutti gli aspetti legati al problema, mostrando il risultato delle rilevazioni e dando informazioni sul clima, sulle piogge, sull’area geografica e su tutti gli elementi che condizionano la qualità dell’aria.
Per quanto riguarda il Pm10, nel 1997 le emissioni sprigionate sul territorio della provincia ammontavano a 517 tonnellate, il “picco” massimo è stato però raggiunto nel 2003 con 780 tonnellate, mentre nel 2007 la quantità è scesa di quasi cento tonnellate, fermandosi a 692.
Il trasporto su strada ha sempre dato un contributo rilevante, tuttavia macchine, camion e autobus che ogni giorno sfrecciano sulle strade del Lodigiano non spargono nell’aria solo una grande quantità di polveri sottili. Ma causano anche “dosi” massicce di ossido di azoto, circa 40mila tonnellate in dieci anni, di cui quasi 20mila provocate dal traffico.
Le tabelle di Arpa Lombardia segnalano la quantità di emissioni suddivise per settore e per sostanza inquinante. Tra queste c’è anche l’anidride carbonica, considerato dagli addetti ai lavori un “clima-alterante”, capace cioè di influire soprattutto sulle condizioni meteo. Nel 2007 la CO2 prodotta sul territorio ha superato i 4 milioni di tonnellate, di queste 2 milioni e 600mila derivano dalla produzione di energia e dalla trasformazione di combustibili. Un dato, quest’ultimo, che non deve necessariamente far storcere il naso, perché significa che la combustione è andata a buon fine senza intoppi. Se si sommano le tonnellate di CO2 emesse in dieci anni si raggiunge una cifra che si aggira intorno ai 20 milioni.
Proprio in questi giorni, soprattutto in pianura padana, si è tornati a discutere dell’inquinamento e delle polveri sottili.
Eugenio Ariano del dipartimento di prevenzione dell’Asl di Lodi ricorda che due anni fa è stato realizzato un convegno sull’argomento. «Se c’è ancora qualche dubbio - afferma -, Lodi non è peggio di Milano, siamo tutti sulla stessa barca. Per questo è necessario pensare a delle misure di sistema più che a soluzioni locali. Ogni cittadino può dare il suo contributo, per esempio sul fronte del riscaldamento, è risaputo che la combustione della legna non è di certo l’ideale».
Greta Boni
    TRATTO DA IL CITTADINO DI LODI

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