venerdì 18 febbraio 2011

QUOTE LATTE. PARLA UN AGRICOLTORE LODIGIANO

1 commento:

  1. Signor Direttore, sono Inzoli Domenico, indicato tra i “fuorilegge”, nell’articolo apparso su “Il Cittadino” di sabato 29 gennaio 2011 alla pagina 15, in relazione al discorso del regime delle quote latte.Mi permetto di dissentire e se ha la pazienza di concedermi uno spazio adeguato, come previsto dall’articolo 8 sull’editoria, Le racconto brevemente la mia storia.Inizio l’attività di allevatore nell’anno 1986, quando acquisto un’azienda agricola come giovane imprenditore. In quel periodo, in Italia non era in vigore il regime quote latte. Nell’88/89 decido di investire, aumentando i capi in lattazione e costruendo nuovi ricoveri per il bestiame. Nel ‘90 ricevo la prima assegnazione di quota: come giovane imprenditore mi vengono riconosciuti 22.000 ql circa, tutta quota A. Nel ‘91 però, improvvisamente mi ritrovo la quota divisa: 10.000 ql quota A e 12.000 ql quota B. in quegli anni ero associato alla Coldiretti, la quale mi rasserenava, dicendomi che la quota B si poteva mungere tranquillamente e che mai sarebbe stata tagliata. Rassicurato dalla Coldiretti decido di acquistare altre vacche, quindi ingrandisco le stalle, apporto nelle vecchie le giuste migliorie e contemporaneamente acquisto 12.000 ql circa di quote, per un valore di 1.200.000 di lire. Tutto questo è stato voluto e gestito in base alla mia quota di produzione assegnata, e per farlo creo un’importante posizione debitoria nei confronti delle banche che mi hanno finanziato.Quando improvvisamente mi viene tagliata del 75% la quota B, circa 9.000 ql, senza alcun preavviso e alcuna giustificazione mi ritrovo con le spalle al muro. Non potevo ridurre la produzione perché non avrei avuto più sufficienti risorse per far fronte agli ingenti debiti accumulati precedentemente e non potevo comprare altre costosissime quote, visto che ancora dovevo concludere di pagare l’acquisto delle precedenti.Avessi avuto un preavviso, fossi stato messo in allarme dall’associazione, non mi sarei sicuramente esposto a tale livello, ma ormai le vacche e le stalle c’erano e dovevo pagarle. Come posso smettere di produrre all’improvviso? Come potevo spegnere immediatamente la produzione di latte dall’oggi al domani? Non è come spegnere la produzione in una fabbrica. Non ho interruttori da pigiare o rubinetti da chiudere. Ma se anche fosse esistito un modo per smettere di produrre all’improvviso, con cosa avrei pagato i debiti accumulati?Signor Direttore, il Suo articolo inizia dicendo “qualcuno si è messo a posto, qualcuno no...”, è anche vero che di qualcuno si scrive nome e cognome e di qualcun’altro no, com’è vero anche che qualcuno ha scelto di diventare “fuorilegge”, mentre qualcun’altro non ha potuto scegliere.Io non ho potuto scegliere e non mi sento un delinquente; ho già pagato circa 350.000 euro di multe e non ho alcuna intenzione di scappare dalle mie responsabilità.Ho solo cercato di salvare la mia azienda e la mia famiglia.Ritengo la questione delle multe sulle quote latte un argomento intricato e complesso. Andrebbe affrontato collaborando. Andrebbe affrontato facendo chiarezza. Vengono additati gli agricoltori come dei “fuorilegge”. Ma non sono loro gli unici ad avere commesso errori, a non essere stati chiari, ad essere stati superficiali. Forse la questione andrebbe affrontata a livello nazionale, non solo nel “Lodigiano e dintorni”.Grazie, cordiali salutiDomenico Inzoli

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