Acqua pubblica e Politica?
Egr. direttore, le discussioni in atto in questi mesi sulla valenza del valore comune “acqua pubblica” suggeriscono delle riflessioni da portare alla opinione pubblica. Tanto per iniziare, l’ultima notizia arrivata online è che la radioattività a Tokyo ha colpito le reti idriche e che per i neonati sono state le barriere tollerate dalla salute umana per i bebè e lo iodio radioattivo intrinseco alla stessa. Si è celebrata l’XI giornata mondiale dell’acqua e una riflessione va fatta sulla fornitura idrica in caso di eventi climatici estremi, con alla base un sistema di fognature e depuratori di ultima generazione da infrastrutturale con cognizione di causa. Da rilevare anche che secondo statistiche corrette il 32,8% delle famiglie italiane non beve acqua di rubinetto e che beviamo 192 litri di minerale a testa, con un primato europeo non proprio invidiabile. Nel 2009 ne sono stati imbottigliati 12,4 mld di litri, di cui solo l’8% per i mercati esteri. Dal 1980 ad oggi i consumi sono aumentati di 5 volte : una crescita smisurata cui non è corrisposto un “proporzionale aumento delle tariffe pagate dalle società imbottigliatrici alle Regioni” , indi per cui sarebbe utile o addirittura indispensabile adeguare i canoni di concessione tramite le regioni per effettuare con i proventi interventi strutturali sul ciclo integrato delle acque ed avere anche sufficienti risorse per fare le “case dell’acqua” in tutti comuni, per valorizzare il bene “acqua pubblica”. L’acqua non è un bene rinnovabile, se ne spreca e consuma più di quella che il ciclo propone e la situazione è in continua evoluzione. Nel nostro paese sono pochi i comuni che svolgono una politica efficace e adeguata di prevenzione e pianificazione delle emergenze; solo il 22% dei comuni interviene per mitigare il rischio idrogeologico , mentre il 57% lavora per prevenire i danni derivanti da alluvioni e frane. In parole povere, come al solito, la politica dice una cosa ma nella realtà dei fatti i problemi sono altri. Stando al lodigiano, negli anni scorsi è stata fatta la scelta di avere un solo gestore in house al 100% SAL, raggruppando 5 soggetti che erano sul mercato delle acque a vario titolo. Ora che l’assemblea dei sindaci ha approvato il piano di riordino delle AT00 e che è stata presa la decisione di riallineare le tariffe nel lodigiano, bisogna evidenziare gli aumenti che saranno si finalizzati ad arrivare da 38 ambiti a 4, e a fare investimenti mirati sulla riqualificazione delle reti, ma anche a riordinare le tariffe dei cittadini lodigiani in maniera capillare, con aumenti che in alcuni casi sono molto consistenti. Di tutto ciò quando i sindaci intendono informare i lodigiani? Noi in consiglio provinciale, nella seduta del 28 marzo, avremo una delibera con la presa d’atto di quanto deciso dai sindaci, ma ciò non vuol dire che non bisogna informare e-o disallinearsi dalla pattuglia generale: bene ha fatto il sindaco Parmesani a sollevare perplessità, non tanto sulla validità dell’impianto di SAL, che nessuno vuole mettere in discussione, ma sul riordino repentino e pesante per le tasche dei cittadini: una gradualità sarebbe stata meglio compresa e sedimentata dal territorio, ma spiegare mancati interventi sulle reti nel passato è dura da sostenere alla opinione pubblica. Ad esempio, dalla tabella approvata su simulazione di consumi medi preventivi nell’ordine di 170 mc.anno, si evincono a campione su alcuni comuni dalla tabella le seguenti percentuali di aumento tariffario : abbadia cerreto 1,6%, Castiglione D’adda 6%, Senna lodigiana 9,3%, San Fiorano 13,7%,Borghetto 20,4%,Salerano 26,5%,Villanova 33,4%,Lodi 35,4%,Sant’angelo 39,6%, Galgagnano 54,8%. Mi sembra che di carne al fuoco, scusate “acqua al fuoco” ce ne sia parecchia per dire che la politica deve essere meno “vetrinista-populista” ma più incidente nell’affrontare i problemi che poi ricadono sempre e comunque sui lodigiani. Se si vuole difendere l’acqua lo si faccia partendo dal basso, cioè facendo politiche che mirino a togliere tutte le inefficienze gravi che esistono nel ciclo integrato delle acque, senza agitare spauracchi politici che non esistono e ad educare le generazioni al rispetto dei beni pubblici concretamente: esistono le politiche buone e cattive e i cittadini giudicano con cognizione di causa le azioni messe in campo, questa è la democrazia ! vedremo nella nuova società se le azioni saranno mirate ai criteri citati nella missiva odierna o alla propaganda politica inserita nei referendum del mese di giugno e propinatici con molta demagogia da pseudo politicizzati comitati dell’acqua.
Alfredo Ferrari
Pres. Comm. Ambiente
Marzo 2011
Prov. di lodi
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