Lotta alle mafie senza quartiere, dai palazzi delle istituzioni ai cantieri, anche nel Lodigiano. È il rinnovato impegno con il quale Pietro Foroni, presidente della Provincia di Lodi, raccoglie l’appello lanciato sul “Corriere della Sera” da Giuseppe Pignatone, procuratore di Reggio Calabria, che analizzando la “colonizzazione” operata dalla ‘ndrangheta in Lombardia ha invitato sia gli organi competenti che la società civile a reagire, reprimendo il fenomeno e rompendo i muri dell’omertà che lo proteggono.«Condivido pienamente la posizione espressa dal Procuratore di Reggio Calabria», esordisce Foroni, confermando la volontà di San Cristoforo nel fare la sua parte per difendere il territorio dalle infiltrazioni mafiose: «Intendo fare luce fino in fondo e proseguire nella ferma politica di massimo contrasto e lotta ad ogni forma d’organizzazione criminale. Mi sono già attivato per garantire la massima trasparenza, passata, presente e futura su ogni elemento di potenziale interesse».Il primo riferimento è alla commissione speciale antimafia che il consiglio provinciale si appresta a varare definitivamente lunedì: un organismo che, unendo membri della maggioranza e dell’opposizione, cercherà di esplorare le possibilità che la criminalità organizzata si infiltri nei tessuti imprenditoriali locali, come per il settore ambiente e rifiuti, oggetto negli scorsi mesi di numerosi incendi dolosi finiti anche all’attenzione della Direzione distrettuale antimafia. Oltre a ciò, la Provincia è pronta a collaborare «ai protocolli con le associazioni di categoria imprenditoriali (come Assimprendil, l’associazione degli edili, tra le più esposte e tenaci nel denunciare il pericolo, ndr) atte a fare in modo d’imporre condizioni di trasparenza per appalti e sconfiggere definitivamente o impedire qualsiasi potenziale infiltrazione di stampo mafioso. È mia intenzione adottare un vero e forte cambiamento di rotta delle passate politiche territoriali sinora impiegate, per fare in modo che ogni centimetro della nostra Provincia sia nella piena legalità dei soli lodigiani e di tutti i cittadini».Come? Ponendo un freno «alla politica dei ribassi d’asta, specialmente negli appalti sotto i 500mila euro, passando da criteri basati sull’offerta economicamente più vantaggiosi a parametri premianti la trasparenza». Incentivi, insomma, per chi rispettando le regole si vede spesso scavalcato «dai ribassi allucinanti che si può permettere solo chi ha tanto denaro fresco, o vinto l’appalto non posa nemmeno la prima pietra e se ne va», chiosa Foroni; Merlino, dove un simile protocollo della legalità è pronto a partire, non è più solo.Al.Be.
Il cittadino lodi ed. 25/03/2011
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