sabato 17 marzo 2018

tir a castiglione? linea dura


art.tratto da la liberta' di pc ed.del lodigiano

L'immagine può contenere: sMS 
tir a cast.adda? linea dura ...avanti senza se e senza ma...

lista civica il progresso di castiglione

navigazione turistica a castiglione d'adda su adda -- avanti con progetti!


art. tratto da il cittadino lodi

Nessun testo alternativo automatico disponibile. 
Alfredo Ferrari bisogna rinnovare anche il protocollo di intesa con la regione lombardia,cons.navigare adda,parco adda sud,prov.lodi e comune per l'acquisto della nuova imbarcazione ad energia rinnovabile per dare sinergie e completare il progetto di navigabilità fra lodi e pizzighettone, progetto nato nel 2003 che sta dando i frutti ma che deve ancora fare tanti passi per dare una certezza di fruizione e dare collegamento pireno fra lodigiano e cremasco. avanti con determinazione!
lista civica il progresso di castiglione 
 

Fisconline: come avere il Pin dell’Agenzia delle Entrate

Fisconline: come avere il Pin dell’Agenzia delle Entrate 

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 Fisconline: come avere il Pin dell’Agenzia delle Entrate

Il Pin è indispensabile per beneficiare dei servizi online dell’Agenzia delle Entrate. Vediamo allora, con questa semplice guida, come ottenere il codice pin Agenzia delle Entrate
Sono sempre di più i servizi offerti da Fisconline, tant’è che diventa sempre più difficile farne a meno. Fisconline è il nome del servizio dell’Agenzia delle Entrate che permette di dialogare via internet con il fisco, scaricare moduli e accedere ai propri documenti fiscali. Si tratta, dunque, di un servizio telematico dell’Agenzia delle Entrate che permette a ciascun contribuente, che sia in possesso di un pin apposito, di procedere ad una serie di adempimenti fiscali, come, ad esempio, la registrazione del contratto di locazione, la presentazione della dichiarazione dei redditi, il pagamento di qualsiasi genere di imposta, comodamente da casa ed evitando code negli uffici. Tuttavia, trattandosi di dati e informazioni riservate, l’accesso al sistema è protetto da un apposito codice pin che garantisce sicurezza e protezione da ingressi abusivi da parte di terze persone. La richiesta del pin dell’Agenzia delle Entrate è gratuita e può essere effettuata in diversi modi. Vediamo quali. 

Come ottenere il codice pin Agenzia delle Entrate

Il pin, necessario per l’utilizzo del sistema telematico di Fisconline, si può ottenere in tre modi:
  • recandosi personalmente in un ufficio dell’Agenzia delle Entrate, muniti di documento d’identità e dell’apposito modulo (che si può scaricare direttamente dal sito dell’Agenzia delle Entrate);
  • seguendo la procedura guidata di “richiesta pin” presente sul sito dell’Agenzia delle Entrate:
  • tramite l’applicazione “AgenziaEntrate” disponibile sugli store di tutti i cellulari e tablet in commercio.
La procedura, in tutti i casi, è completamente gratuita e, pertanto, non sono dovute, né imposte né marche da bollo.
Vediamo nel dettaglio come funziona ciascuna delle procedure descritte sopra.

Pin Agenzia delle Entrate: richiesta cartacea

Qualora si intenda avere il pin dell’Agenzia delle Entrate recandosi personalmente presso l’ufficio occorre ricordare di portare con sé un documento d’identità sia in originale che in copia. Oltre al documento è necessario compilare il modulo (prestampato dall’Agenzia stessa) da consegnare all’impiegato. Quest’ultimo, acquisite tutte le informazioni necessarie, provvederà a fornire al richiedente immediatamente le prime quattro cifre del pin e la password di primo accesso, insieme alle istruzioni per prelevare dal sito internet le restanti sei cifre del pin. Una volta ottenuto il pin completo, il contribuente potrà accedere comodamente da casa al proprio profilo fiscale ed effettuare tutte le operazioni connesse a Fisconline.

Pin Agenzia delle Entrate: richiesta online

Una modalità alternativa a quella appena vista per avere il pin dell’Agenzia delle Entrate consiste nella “registrazione online” che si effettua collegandosi al sito dell’ente.  Vediamo nel dettaglio come fare in poche semplici mosse.
  • Collegati al sito www.agenziaentrate.gov.it. Dalla home page, in alto a destra, clicca su Area riservata: si apre una tendina da cui, sotto la voce Accedi a Entrate/Fisconline, devi scegliere Non sei ancora registrato?
  • Clicca su Registrazione a Fisconline.
  • Scegli il profilo che ti rappresenta (Persone fisiche se non sei un imprenditore o se non hai una partita Iva), poi clicca nella casellina “Dichiaro di aver preso visione della normativa” e clicca su Richiedi il codice Pin.
  • Inserisci il codice fiscale, indica le modalità con cui hai fatto e presentato l’ultima dichiarazione dei redditi, inserisci il reddito complessivo e clicca Invia. Comparirà un riepilogo dei tuo dati: se tutto è corretto, clicca Conferma.
Al termine della procedura online di richiesta del codice, il sito fornisce le prime 4 cifre del Pin. Se la domanda viene accettata dal sistema, il richiedente riceverà entro 15 giorni, al domicilio conosciuto dall’Agenzia delle Entrate, una lettera contenente gli elementi necessari a completare il codice pin (ultime 6 cifre) e la password di accesso.
Qualora, invece, dovessero sorgere incongruenze tra i dati forniti e quelli in possesso dell’Agenzia delle Entrate, il sistema bloccherà la richiesta.  In tale caso si renderà necessario recarsi presso un ufficio dell’Agenzia per ottenere il codice pin (seguendo la procedura cartacea sopra indicata).

Pin Agenzia delle Entrate: richiesta tramite app

Quest’ultima procedura per avere il Pin dell’Agenzia delle Entrate è riservata a coloro che siano in possesso di un dispositivo elettronico (smartphone, tablet o pc) e che abbiano installato l’applicazione “AgenziaEntrate”.  Basterà, in tal caso,  scaricare l’applicazione e  seguire le indicazioni fornite per la procedura di richiesta online precedentemente descritta.

Fisconline: cosa fare se…

  • l’utente ha dimenticato/smarrito la propria password: può generarne una nuova solo se ha conservato la comunicazione contenente la password di primo accesso (rilasciata al momento dell’abilitazione) e possiede il codice Pin.
  • la password è scaduta: la password fornita è valida per soli novanta giorni. Pertanto, qualora il sistema rilevi che la stessa è scaduta sarà necessario rinnovarla, inserendo la vecchia e poi scegliendone una nuova.
  • l’utente ha smarrito/dimenticato la prima parte del pin (quattro cifre): se la procedura è stata effettuata online o tramite app, si possono riottenere le prime quattro cifre del codice pin utilizzando la funzione “ristampa prima parte pin” presente sul sito. Se, invece, la procedura è stata completata tramite richiesta cartacea presso l’ufficio, è necessario recarsi presso il medesimo ufficio, dove è possibile ottenere la ristampa delle prime quattro cifre del pin.
  • l’utente ha smarrito/dimenticato la seconda parte del pin (sei cifre): l’utente che si è registrato online o tramite app può recuperare la seconda parte del codice Pin recandosi presso un qualsiasi ufficio dell’agenzia dove gli verrà ristampata e consegnata la relativa comunicazione. Il contribuente che, diversamente, ha richiesto l’abilitazione in ufficio può ristampare la parte di pin smarrita attraverso apposita procedura presente sul sito dell’Agenzia delle Entrate.

note

Autore immagine: Pixabay.com

Pensione d’invalidità civile: limiti di reddito

Pensione d’invalidità civile: limiti di reddito 

 https://www.laleggepertutti.it/198131_pensione-dinvalidita-civile-limiti-di-reddito

 Pensione d’invalidità civile: limiti di reddito

Quali redditi rilevano per il diritto all’assegno mensile di assistenza per invalidi civili parziali, e quali costi si possono dedurre?
Per il diritto alla pensione d’invalidità civile, i limiti di reddito da considerare sono al netto degli oneri deducibili: in pratica, il superamento della soglia di 4.853,29 euro, per gli invalidi civili parziali, e di 16.664,36 euro per gli invalidi civili totali, deve essere verificato considerando i redditi dell’invalido al netto dei contributi previdenziali, assistenziali, integrativi e sanitari, delle spese mediche e di assistenza specifica dei disabili, degli assegni periodici e di particolari contributi e donazioni. Lo ha chiarito la Corte di Cassazione, con una recente sentenza [1] nella quale ha specificato che, anche se per il diritto alla pensione d’invalidità possono essere considerati alcuni redditi esenti dalle imposte, quando sono valutati i redditi imponibili ai fini Irpef (l’imposta sul reddito delle persone fisiche), questi vanno sempre considerati al netto degli oneri deducibili.
Ma procediamo per ordine e facciamo il punto della situazione sulla pensione d’invalidità civile: limiti di reddito, requisiti personali, riduzione della capacità lavorativa e ulteriori condizioni richieste per aver diritto a questa prestazione di assistenza riconosciuta dall’Inps.

Che cos’è la pensione d’invalidità civile

La pensione d’invalidità civile, o assegno di assistenza per gli invalidi civili parziali, è una prestazione dell’Inps che spetta a chi possiede un’invalidità riconosciuta dal 74% al 99%, se è disoccupato e non supera determinati limiti di reddito.
Per gli invalidi in misura pari al 100%, l’assegno di assistenza spetta nella stessa misura, ma i limiti di reddito per averne diritto sono più alti.

Chi ha diritto alla pensione d’invalidità civile

Per ottenere la pensione d’invalidità civile bisogna possedere i seguenti requisiti:
  • essere invalidi parziali di età compresa tra i 18 e i 65 anni e 7 mesi, con una riduzione della capacità lavorativa compresa tra il 74 e il 99%; è richiesto il 100% per gli invalidi civili totali;
  • essere cittadini italiani, europei o extracomunitari in possesso del permesso di soggiorno di lungo periodo;
  • avere un reddito annuo non superiore a 4853,29 euro, se invalidi civili parziali e non superiore a 664,36 euro annui se invalidi civili totali;
  • essere in stato di disoccupazione (lo stato di disoccupazione si mantiene, anche se si lavora, se non si superano 8mila euro di reddito su base annua, se l’attività esercitata è di lavoro dipendente o co.co.co., oppure non si superano 4.800 euro su base annua, se l’attività è di lavoro autonomo; non è più necessario, per ottenere l’assegno dall’Inps, l’obbligo dell’iscrizione nelle liste di collocamento speciali).
Se l’interessato è lavoratore dipendente e supera i 4.853,29 euro di reddito, senza superare 8mila euro su base annua, pur non perdendo lo stato di disoccupazione perde la pensione d’invalidità civile, in quanto oltrepassa il limite di reddito assoluto. In ogni caso, ai fini del calcolo del limite di reddito personale annuo rileva solo quello dell’invalido e non dei familiari [2].

A quanto ammonta la pensione d’invalidità civile

La pensione d’invalidità civile nel 2018 è aumentata da 279,47 euro mensili a 282,55 euro, sia per gli invalidi civili parziali che per gli invalidi civili totali.

Domanda di pensione d’invalidità civile

Perché si abbia diritto alla pensione d’invalidità civile è prima necessario che sia riconosciuta un’invalidità in misura almeno pari al 74%. È dunque necessario, dopo aver ottenuto il certificato medico introduttivo dal proprio medico curante, inviare all’Inps, tramite portale web, call center o patronato, domanda d’invalidità. Qui la Guida alla domanda d’invalidità per conoscere, passaggio per passaggio, la procedura.
Una volta ottenuto il verbale di riconoscimento dell’invalidità dalla commissione medica, si deve richiedere la pensione attraverso il servizio online, disponibile nel portale dell’Inps, “Verifica dati socio-economici e reddituali per la concessione delle prestazioni economiche”, modello AP 70. In alternativa, la domanda può essere inoltrata tramite call center o patronato.

Adempimenti pensione d’invalidità civile

Per confermare la sussistenza delle condizioni per il diritto all’invalidità civile, come il rispetto dei limiti di reddito e il requisito della mancanza di occupazione, una volta ottenuto l’assegno, l’interessato annualmente deve presentare all’Inps, con la compilazione del modulo Iclav, una dichiarazione sostitutiva. In questa dichiarazione, l’invalido attesta di prestare o non prestare attività lavorativa [3] e deve dichiarare i dati necessari per verificare la permanenza dei requisiti previsti per l’assegno mensile d’invalidità, sulla base dei redditi prodotti nell’anno richiesto e della mancanza di prestazione lavorativa.
Il modello Iclav deve essere presentato, per indicare gli eventuali redditi conseguiti nel periodo di riferimento della dichiarazione, dagli:
  • invalidi parziali, non ricoverati, con solo diritto alla pensione d’invalidità civile;
  • invalidi parziali, ricoverati, con solo diritto alla pensione d’invalidità civile;
  • invalidi parziali, non ricoverati, titolari di altro reddito, con solo diritto alla pensione d’invalidità civile;
  • invalidi parziali, ricoverati titolari di altro reddito, con solo diritto alla pensione d’invalidità civile;
  • invalidi parziali, privi di perequazione automatica ma con limite di reddito personale pari o inferiore a quello stabilito per legge.
Chi ha diritto alla pensione d’invalidità civile deve inoltre presentare il modello Red.

Redditi da dichiarare per il diritto alla pensione d’invalidità civile

Per il diritto alla pensione d’invalidità civile è necessario dichiarare:
  • i redditi di lavoro dipendente, anche derivanti da contratti a tempo determinato e part time;
  • i redditi derivanti da lavoro parasubordinato, come co.co.co e co.co.pro;
  • i redditi derivanti da lavori socialmente utili;
  • i redditi derivanti da lavoro autonomo
  • i redditi derivanti da attività commerciali non esercitate abitualmente, lavoro autonomo occasionale, redditi d’impresa o professionali conseguiti dagli aderenti al regime forfettario o dei contribuenti minimi;
  • i redditi presunti, appartenenti alle tipologie appena elencate, relativi all’anno in corso.
Gli importi dei redditi da indicare sono, come chiarito dalla Cassazione [1], quelli corrispondenti all’imponibile fiscale, indipendentemente dal loro ammontare, anche se inferiori alle soglie limite.
Non rileva il reddito dell’abitazione principale
Se l’interessato supera la soglia di reddito annuale di 4.853,29 euro, o di 16.664,36 euro se inabile, entro 30 giorni deve inviare un’immediata comunicazione all’Inps del venir meno dei requisiti richiesti per il diritto alla pensione d’invalidità.
La comunicazione può essere inviata attraverso il patronato, o il servizio online, disponibile nel portale dell’Inps, “Verifica dati socio-economici e reddituali per la concessione delle prestazioni economiche”, modello AP 70. Lo stesso modello può essere utilizzato per comunicare il sopraggiungere di una situazione di incompatibilità: l’assegno mensile, difatti, è incompatibile con le altre pensioni di invalidità, con le pensioni per invalidi di guerra, lavoro e servizio. L’invalido può scegliere comunque la pensione a lui più favorevole.

note

[1] Cass. sent. n.5962/2018.
[2] Cass. sent. n. 13880/2013; Cass. sent. n. 853/2013.
[3] Inps mess. n. 3043/2008.

 laleggepertutti.it

L’AUTORE:

venerdì 16 marzo 2018

Incentivi per il no profit in regione lombardia

Incentivi per il no profit

 Fonte: iStock

 

 

Come richiedere i contributi regionali per promuovere iniziative no profit: informazioni e scadenze.
Con un nuovo bando la Regione Lombardia concede contributi mirati a promuovere iniziative relative al terzo settore avviata da soggetti no profit, ideatori di manifestazioni di rilievo regionale anche a carattere internazionale per le quali vien richiesto il patronato o il patrocinio regionale.
Grazie a un plafond di 400mila euro, la Regione concede contributi per l’avvio di progetti che vantano specifici requisiti:
  • iniziative di rilievo regionale senza scopo di lucro in virtù della risonanza e reputazione inerente fattori storici, di tradizione e di prestigio o che prevedano il coinvolgimento di più comunità locali, anche se avviate a livello internazionale;
  • iniziative in grado di apportare un contributo scientifico, culturale, sociale o informativo per il territorio e la popolazione.
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Incentivi

Gli incentivi non possono superare i 20mila euro e saranno ammessi alla valutazione i progetti per i quali è stato già richiesto il patronato o il patrocinio regionale, basati su un costo che non supera i 200mila euro e inerenti iniziative che devono essere completate nel corso dell’anno solare.

Domande

Le domande possono essere presentate telematicamente mediante il Servizio SiAge. Sono previste diverse scadenze:
  • 31 maggio, per le iniziative che iniziano nei mesi di luglio, agosto e settembre;
  • 31 agosto, per le iniziative che iniziano nei mesi di ottobre, novembre e dicembre.
Tutte le informazioni sono riportate sul sito della Regione Lombardia.

Bollette a 28 giorni: rimborsi in arrivo ad aprile

Bollette a 28 giorni: rimborsi in arrivo ad aprile

 https://business.laleggepertutti.it/30025_bollette-a-28-giorni-rimborsi-in-arrivo-ad-aprile

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Bollette a 28 giorni: rimborsi in arrivo ad aprile

Il rimborso delle bollette con fatturazione a 28 giorni ci sarà e scatterà ad aprile. Ma vediamo, esattamente, in cosa consisterà questo rimborso
La questione della fatturazione a 28 giorni sembra oramai quasi una telenovela senza fine. Nell’ultimo episodio ci eravamo lasciati con la decisione del Tar Lazio (leggi sul punto Bollette a 28 giorni: via ai rimborsi da ottobre) che, pur confermando l’illegittimità del “trucchetto” ideato dalle compagnie telefoniche per lucrare sulle tasche degli utenti, aveva tuttavia “rimandato” la questione rimborsi ad ottobre. (Per leggere l’ordinanza del Tar Lazio, clicca qui: Ordinanza Tar sui rimborsi). Sul punto, infatti, il Tar Lazio ha ritenuto di rinviare la decisione all’udienza di merito (fissata al 31 ottobre), atteso anche che «il carattere, allo stato, indeterminato della somma da corrispondere agli utenti, per effetto dello storno (nella prima fattura emessa con cadenza mensile) dei predetti importi, appare in grado di incidere sugli equilibri finanziario-contabili dell’azienda» [1]. Che tradotto, significa: troppi soldi da mettere sul piatto e nessuna certezza sulle somme da ripagare (che avrebbero potuto mettere a repentaglio i bilanci delle quattro compagnie telefoniche). Tutto rinviato, dunque, quantomeno a fine ottobre.
Non contenta di questa soluzione “dilatoria”, l’Autorità Garante delle Comunicazioni (Agcom) è intervenuta a tutela di utenti e consumatori, imponendo a ciascun operatore  (vale a dire Tim, Wind, Vodafone, Fastweb) di procedere immediatamente con i rimborsi spettanti agli utenti. Ma in cosa consisteranno questi rimborsi? Scopriamolo insieme.

Bollette a 28 giorni: il rimborso arriva sotto forma di sconto

Per le bollette a 28 giorni emesse dopo il 23 giugno 2017, l’Agcom impone agli operatori di scontare, dalla prossima fattura, i giorni in più già pagati. Gli utenti, quindi, non riceveranno – almeno per ora – un rimborso in denaro, ma uno sconto.
Ciò in quanto, come anticipato, il Tar Lazio ha manifestato dei dubbi sulla sostenibilità di rimborsi in termini di restituzioni di soldi agli utenti; allora Agcom ha cambiato le carte in tavola, trasformando il tutto in uno sconto sulla prima bolletta, vale a dire la bolletta di aprile.
Lo sconto andrà calcolato in base alla quantità di giorni “erosi” (si legge nei provvedimenti dell’Agcom; ossia “rubati”) agli utenti, per la differenza tra bollette a 28 giorni e mensili, a partire dal 23 giugno 2017 (data in cui scattava il relativo divieto dell’Agcom). I giorni da restituire cambiano quindi da utente a utente (a seconda di quando è partito l’abbonamento) arrivando ad un massimo di 15 giorni. «Nel caso di una fattura emessa ad aprile con decorrenza dal 1° aprile al 30 aprile e in presenza di una erosione pari a 15 giorni, la decorrenza della fattura dovrà essere posticipata al 16 aprile e conseguentemente il periodo fatturato dovrà risultare quello intercorrente dal 16 aprile al 15 maggio», si legge in delibera, per esempio.

Bollette a 28 giorni: giorni gratis per tutti

Dunque,  ciò che riceveranno gli utenti sarà una sorta di bonus di giorni gratis nella prima bolletta mensile di telefonia fissa. Attenzione, dunque, il rimborso agli utenti sarà erogato sotto forma di sconto sul canone di casa.
In questo modo i consumatori potrebbero essere risarciti di quanto pagato in eccesso e, contestualmente, gli operatori non dovranno mettere mano al portafoglio e rimborsare i clienti. Una mossa che, quindi, salva cavoli e capre.
Ed infatti, sul punto, non sono mancate le critiche. Il presidente del Codacons, Carlo Rienzi, ha spiegato che «grazie al meccanismo proposto dall’Agcom le compagnie telefoniche non hanno più scusanti, perché viene meno qualsiasi intoppo burocratico o tecnico per l’elargizione dei rimborsi ai clienti».  Il presidente dell’Unione Nazionale Consumatori, Massimiliano Dona, invece, ha dichiarato che «in primo luogo i consumatori hanno diritto a riavere i soldi e non un bonus di giorni, ma la cosa più grave è il tetto dei 15 giorni, dato che l’aumento pagato indebitamente dai consumatori è ben superiore ed equivale a 23 giorni. Si regalano, quindi, almeno 8 giorni agli operatori, che sarebbero in tal modo premiati per le violazioni delle delibere dell’Authority, invece di essere puniti».
Continueremo a tenervi aggiornati.

note

[1] Tar Lazio, sez. III, ord. n. 792 del 12.02.2018.

redazione di  laleggepertutti.it

Osservatorio Ipsos - Anci Lombardia: nella PA calano gli sprechi ma servono più risorse, specie per il welfare

Osservatorio Ipsos - Anci Lombardia: nella PA calano gli sprechi ma servono più risorse, specie per il welfare: Un'Italia un pò meno sprecona, in cui tuttavia resta una difficoltà cronica a reperire risorse finanziarie sufficienti a sostenere i progetti che risultano essere più rilevanti: welfare, in primis, manutenzione di spazi pubbl



 

giovedì 15 marzo 2018

tir a castiglione d'adda?

L'immagine può contenere: sMStir a castiglione e limitrofi? ieri sono andato a monitorare personalmente e in 5 minuti ne sono passati 10. ho fatto alcune foto a corredo per fare riscontro oggettivo. penso che bisogna fare accordo con forze di polizia esogene al comune per dare un protocollo diretto alla questione insieme alla prefettura di lodi, alla provincia e ai comuni limitrofi in modo di garantire la sicurezza attiva e passiva ai cittadini e agli automobilisti di passaggio. senza voler vessare nessuno ma per il bene di tutti. lista civica il progresso di castiglione.

non ce l'abbiamo con l'amministrazione comunale che ha immesso risorse per una telecamera nuova ma serve un coordinamento mirato e un presidio continuo al di la del monitoraggio che sicuramente verra' fatto con la assunzione in prova del secondo vigile urbano per la polizia locale in servizio da oggi.
vogliamo evitare spiacevoli equivoci o possibili incidenti su quella tratta della exsp591 verso codogno molto pericolosa vista la sede stradale stretta e tortuosa.
lista civica il progresso di castiglione


art. tratto da il cittadino lodi
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Corso di formazione G.E.V. (Guardie Ecologiche Volontarie) del parco adda sud

https://www.parcoaddasud.it/portale/it/?option=com_content&view=article&id=50:corso-di-formazione-g-e-v-guardie-ecologiche-volontarie&catid=62:eventi-news&Itemid=58
link



Corso di formazione G.E.V. (Guardie Ecologiche Volontarie)



Il Parco Adda Sud e il Comune di Inverno e Monteleone organizzano un corso di formazione per aspiranti Guardie Ecologiche Volontarie.
Il corso, che si terrà a Lodi, è gratuito.
La frequentazione è aperta a tutti i cittadini maggiorenni in possesso dei requisiti elencati nel bando allegato.
Per conoscere chi sono le G.E.V. e di cosa si occupano si rimanda alla pagina dedicata.
Per richiedere informazioni sul corso chiamare il seguente numero 3461141716 (numero dedicato per l'organizzazione del corso).
Per l'invio delle iscrizioni scrivere a infogev.pv@gmail.com.
Allegati:
Scarica questo file (CorsoGEV.pdf)Bando del corso[ ]
Scarica questo file (Modulo_iscrizione_corso_GEV_2018.doc)Modulo iscrizione in Word[ ]
Scarica questo file (Modulo_iscrizione_corso_GEV_2018.pdf)Modulo iscrizione in pdf editabile[ ]

Pensioni non pagate a chi ha debiti con il fisco

Pensioni non pagate a chi ha debiti con il fisco


Pensioni non pagate a chi ha debiti con il fisco 

 

Sospensione del pagamento della pensione per chi ha cartelle di pagamento non saldate: quando la pensione può essere pignorata integralmente e quando invece restano i quattro quinti.
Si può non pagare la pensione a chi ha debiti con il fisco? In teoria no, ma ci sono diverse situazioni in cui può avvenire, un po’ per errore, un po’ per una non corretta applicazione delle norme. È bene dunque sapere, in questi casi, come intervenire e difendersi posto che al pensionato, per quanti debiti possa avere, non si può mai togliere il minimo vitale e, comunque, più di un quinto della pensione stessa. Peraltro, ci duole ammettere che anche in presenza di errori macroscopici, gli uffici non sempre sono disposti a fare dietrofront e, seppur la legge prevede la possibilità di un annullamento dell’atto illegittimo in autotutela, il cittadino è quasi sempre costretto a ricorrere al giudice per tutelare le proprie ragioni. Vediamo allora cosa prevede la legge in merito all’eventualità di una pensione non pagata a chi ha debiti col fisco. Partiremo, nell’analisi, dall’ultima novità contenuta nella legge di bilancio 2018.
Se hai letto l’articolo Blocco pensione a chi non paga le cartelle esattoriali, saprai già che, a partire dal 1° marzo 2018, sono bloccati tutti i pagamenti per crediti superiori a 5mila euro vantati dai cittadini nei confronti della pubblica amministrazione se questi hanno, nel contempo, debiti (di qualsiasi importo) per cartelle esattoriali non saldate. Questo blocco viene disposto per massimo 60 giorni, per dare il tempo ad Agenzia Entrate Riscossione di procedere al pignoramento delle suddette somme prima che siano materialmente erogate al contribuente. In questo modo si anticipano i tempi del pignoramento e, nello stesso tempo, si mette una lama al collo di chi attende, da diverso tempo, un pagamento della P.a. (che già di per sé ha tempi biblici). In buona sostanza, l’ente che deve versare dei soldi più di 5mila euro al cittadino (limite in precedenza di 10mila euro e ora dimezzato dalla legge di bilancio 2018 [1]) verifica prima se questi ha delle pendenze per cartelle insolute e, in caso positivo, sospende il pagamento in attesa che l’Esattore proceda a prelevare quanto di sua spettanza. Se il pignoramento non avviene entro 60 giorni (termine inizialmente di 30 giorni, e anche questo modificato dalla legge di bilancio 2018), le somme vengono restituite all’avente diritto.
Tra le pubbliche amministrazioni tenute a bloccare i pagamenti vi è anche l’Inps quando deve erogare pensioni e buonuscite superiori a 5mila euro. A dirlo è lo stesso Ente di Previdenza con un messaggio pubblicato l’altro ieri [2]. In considerazione di quanto esposto, pertanto, a partire dal 1° marzo 2018, è attivata la procedura di verifica preventiva dei debiti su tutti i pensionati destinatari dei pagamenti a titolo di indennità di fine servizio o di fine rapporto il cui importo netto superi i 5.000 euro; qualora risulti l’inadempimento, la prestazione previdenziale andrà accantonata entro massimo un quinto – detratto il minimo vitale (pari a una volta e mezzo l’assegno sociale) – ed il relativo pagamento deve essere sospeso per un massimo di 60 giorni. In questo arco di tempo l’Esattore deve procedere ad avviare la pratica di pignoramento.
Che succede in caso di blocco e pignoramento dell’intera pensione? Il contribuente potrà tutelarsi con un ricorso in autotutela (che difficilmente trova accoglimento nella pratica) oppure con una opposizione in tribunale davanti al giudice.
Un’ulteriore situazione in cui è possibile il pignoramento dell’intera pensione a chi ha debiti col fisco è nel caso in cui questa venga accreditata su un conto corrente su cui vengono versate somme non solo provenienti dall’Inps. La legge, infatti, stabilisce che il pignoramento del conto su cui viene accreditata la pensione può avvenire solo in questi termini:
  • per la pensione già accreditata su conto bancario o postale alla data dell’arrivo del pignoramento: il pignoramento può avvenire solo sulla parte di deposito che supera il triplo dell’assegno sociale (vale a dire euro 1.359,00 [453,00×3]);
  • per i successivi accrediti (quelli cioè dopo la data di pignoramento): entro il limite di massimo 1/10 (per pensioni fino a 2.500 euro), 1/7 (per pensioni da 2.5001 a 5.000 euro) e di 1/5 (per pensioni oltre 5.001 euro).
Ebbene, se il contribuente utilizza il conto non solo per accreditare la pensione ma anche altri redditi (si pensi al canone di locazione per propri appartamenti dati in affitto, proventi di un lavoro autonomo svolto nonostante la pensione, ecc.) allora si verifica «confusione» che consente il pignoramento integrale del conto corrente con tutta la pensione.

note

[1] Legge di Bilancio 2018, co. da 986 a 989.
[2] Inps, messaggio n. 1085/2018 del 12.03.2018.
[3] Art. 48 – bis del DPR 29 settembre 1973, n. 602 (disposizioni sulla riscossione delle imposte sul reddito).

Fondo pensione, cos’è e come funziona

Fondo pensione, cos’è e come funziona


La rendita del fondo integrativo alla pensione; quali sono le tipologie, la reversibilità, le possibilità di anticipo e di riscatto del fondo pensione.
Sta crescendo il numero dei lavoratori che opta per un fondo pensione. I dati dell’Istat parlano di circa 23 milioni a fine dell’anno scorso (circa il 3% dei lavoratori). Tra questi, i giovani rivestono una percentuale minima, il che lascia intuire come i guadagni da questi percepiti siano ancora troppo esigui per permettere loro di pensare al futuro quando ancora il presente è incerto. Ciò nonostante è sempre bene fare i conti con il fatto che, prima o poi, tutti andremo in pensione e l’assegno che erogherà l’Inps o la cassa professionale sarà insufficiente a mantenere lo stesso tenore di vita goduto in precedenza. Ecco che allora è bene informarsi e capire cos’è e come funziona il fondo pensione.

Cos’è il fondo pensione

Il fondo pensione è un’integrazione della pensione, è un ombrello sul futuro del lavoratore ed, eventualmente, dei suoi familiari (a seconda della tipologia del contratto, per come vedremo a breve). In pratica, il lavoratore può decidere di versare una parte del proprio stipendio in uno di questi fondi che hanno lo scopo di raccogliere e investire in modo sicuro il denaro del risparmiatore ed erogarglielo successivamente, nel momento in cui questi smetterà di lavorare. Si tratta quindi di un investimento che ha lo scopo di garantire, non appena saranno maturati i requisiti della pensione, un reddito ulteriore rispetto alla pensione erogata dall’ente previdenziale (a cui si aggiunge e da cui è completamente separato). Quindi chi aderisce a un fondo pensione non rinuncia alla sua naturale pensione ma ne aggiunge un’altra.
Differenza principale con il tipo di pensione dell’Inps è che il titolare di un fondo pensione potrà comunque chiedere e ottenere a determinate condizioni anticipi e riscatti.
I lavoratori possono anche decidere di destinare il proprio TFR a un fondo pensione.

Come funziona un fondo pensione?

Il funzionamento del fondo pensione è in parte simile a un investimento a termine, in parte simile a quello della pensione standard che il lavoratore percepisce. Difatti, i contributi versati durante l’attività lavorativa verranno erogati solo una volta che siano maturati i requisiti per la pensione.
Esistono due categorie di fondi:
  • fondi pensione chiusi: sono legati al contratto collettivo di lavoro e ogni settore ha il suo fondo. Un lavoratore dipendente, se vi aderisce, per poter avere il contributo del datore di lavoro deve sottoscrivere quello del suo settore: proprio per questo vengono chiamati anche fondi di categoria;
  • fondi pensione aperti: sono invece destinati a tutti: lavoratori dipendenti e autonomi.
Poi ci sono i piani individuali pensionistici (Pip): non sono fondi ma un tipo di assicurazione con finalità pensionistiche. Tutti possono sottoscriverli, ma non sempre sono convenienti.

Quale rendita ha un fondo pensione?

I fondi pensione possono avere rendite diverse a seconda della tipologia:
  • fondi pensione con rendita vitalizia: la rendita viene corrisposta finché il lavoratore è in vita. Alla sua morte si estingue e gli eredi non hanno diritto ad alcuna “reversibilità”. La rendita ogni 1.000 euro di investimento ammonta a circa 66 euro;
  • fondi pensione con rendita reversibile: a differenza dei precedenti, questi fondi pensione prevedono il pagamento al titolare finché è in vita e, alla sua morte, i soldi vengono erogati a un beneficiario indicato precedentemente dal titolare stesso del fondo, fino alla morte anche di quest’ultimo. Dopo si estinguono. Si ha quindi una sorta di reversibilità. La rendita in questo caso è di circa 48 euro;
  • fondi pensione con rendita certa per 5 o 10 anni e poi vitalizia: questi fondi hanno una durata limitata pari a 5 o 10 anni. In caso di decesso del titolare durate il periodo scelto la rendita verrà corrisposta al beneficiario fino alla scadenza del periodo. Dopo di ché non viene erogato più nulla. Se il beneficiario della pensione vive più del periodo scelto, la rendita diventa vitalizia, ossia gli viene erogata fino alla morte. La rendita è di circa 65 euro per 5 anni e di 64 euro per 10 anni;
  • fondi pensione con rendita vitalizia controassicurata: la rendita viene pagata finché il titolare è in vita. Al suo decesso, ai beneficiari viene versato il capitale residuo. La rendita è pari a 58 euro;
  • fondi pensione con rendita long term care: la rendita viene pagata finché il beneficiario è in vita e prevede un aumento dell’importo in caso di perdita di autosufficienza. L’importo è di circa 64,3 euro.

Trattamento fiscale del fondo pensione

I contributi versati nel fondo pensione aperto o chiuso sono deducibili per un importo massimo annuo di 5.164,57 euro. Il reddito imponibile si abbassa e di conseguenza le tasse da pagare. Poi alla fine ci sarà da versare le tasse sul Tfr e sui contributi versati sui quali è stata applicata la deducibilità, ma tutto questo viene fatto applicando una tassazione agevolata: tra il 9% e il 15%, percentuali più basse rispetto all’aliquota con cui viene tassata la liquidazione lasciata in azienda.

Come chiedere un anticipo sul fondo pensione

Come avviene con il Tfr, anche con i fondi pensione è possibile chiedere un anticipo. Ecco i casi e le regole per chiedere l’anticipo del fondo pensione:
  • per spese sanitarie (del lavoratore, del coniuge o del figlio): si può sempre chiedere l’anticipo. La misura dell’anticipo è pari al 75%. La tassazione varia dal 15% al 9% del Tfr versato più i contributi del lavoratore e dell’azienda dedotti annualmente nella dichiarazione dei redditi;
  • per acquisto prima casa: si può avere solo dopo 8 di iscrizione al fondo e fino al massimo del 75%. Per quanto riguarda la tassazione essa è al 23% del tfr versato più i contributi del titolare e dell’azienda dedotti annualmente in dichiarazione dei redditi;
  • per ristrutturazione prima casa: si può avere solo dopo 8 di iscrizione al fondo e fino al massimo del 75%. Per quanto riguarda la tassazione essa è al 23% del tfr versato più i contributi del titolare e dell’azienda dedotti annualmente in dichiarazione dei redditi;
  • per qualunque altro motivo: si può avere solo dopo 8 di iscrizione al fondo e fino al massimo del 30%. Per quanto riguarda la tassazione essa è al 23% del tfr versato più i contributi del titolare e dell’azienda dedotti annualmente in dichiarazione dei redditi.

Si può riscattare il fondo pensione?

In alcuni casi la legge consente il riscatto del fondo pensione ossia di tuta la somma versata negli anni anche se ancora non è maturato il diritto alla pensione:
  • invalidità permanente che comporti la riduzione della capacità lavorativa a meno di un terzo;
  • morte (richiedibile dagli eredi);
  • disoccupazione per un periodo di tempo superiore a 48 mesi;
  • perdita dei requisiti di partecipazione, ad esempio il cambio di lavoro e di contratto collettivo.

Concorso Scuola 2018, ecco le FAQ del Miur

Concorso Scuola 2018, ecco le FAQ del Miur

 

Sono disponibili sul sito del Miur le FAQ relative al Concorso Scuola 2018 rivolto ai docenti abilitati, che saranno aggiornate nei prossimi giorni. Il bando per l’insegnamento nella scuola secondaria rivolto a docenti abilitati (Leggi il bando) selezionerà i candidati attraverso una prova orale, la valutazione dei titoli e un percorso formativo della durata di un anno.

Come partecipare al Concorso Scuola 2018

Per partecipare al Concorso Scuola 2018 i candidati possono presentare la domanda di partecipazione solo per via telematica con l’istanza Polis entro le 23,59 del 22 marzo, presentando l’istanza in un’unica regione per tutte le classi di concorso o tipologie di posto. Ricordiamo che è possibile concorrere per più classi di concorso anche mediante un’unica istanza.
I candidati dovranno indicare la lingua straniera ( tra inglese, francese, spagnolo e tedesco) che sarà oggetto di valutazione durante il colloquio.
È previsto il pagamento di un contributo di segreteria pari a 5 euro per ogni classe di concorso per la quale si vuole concorrere.

FAQ del MIUR sul Concorso Scuola 2018

All’interno della sezione delle FAQ il Ministero risponde a domande di vario genere, in particolare sul punteggio attribuito ai titoli e al pagamento del contributo di segreteria.
Quali sono i titoli di abilitazione che danno diritto al bonus di 19 punti previsto in Tabella? 
Sono quelli riportati al punto A.4 della tabella di valutazione di titoli di II fascia delle graduatorie di Istituto del personale docente ed educativo, allegata quale Tabella A al D.M. 1 giugno 2017 n. 374.
Ho letto che la certificazione C1 in lingua straniera vale 6 punti; avendo due certificazioni C1, sono solo 6 punti o si sommano e ne sono 12? Posso inserirle entrambe (punto B.5.10)?
La funzione POLIS permette l’inserimento di più di una certificazione linguistica purché, se di pari livello, relative a lingue diverse.
Per la preparazione segnaliamo
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Pietro Boccia, 2018, Maggioli Editore Il presente volume è uno strumento utilissimo per  chi affronta la prova orale del concorso scuola 2018 perché supporta operativamente il candidato nella preparazione di una lezione, elemento sicuramente fondamentale per l’attività del docente. L’obiettivo della prova orale non è solo...