giovedì 29 marzo 2018

Pil pro capite, la Lombardia sopra la media Ue

http://www.lombardiaspeciale.regione.lombardia.it/wps/portal/LS/Home/Approfondimenti/Dettaglio-Approfondimento/2018/03-marzo/pil-pro-capite-la-lombardia-sopra-la-media-uepil-pro-capite
ecco perche' servono riforme a livello nazionale. la lombardia rimane un esempio per tutto!


Nel 2017 il Pil lombardo aumenta dell’1,8%, raggiungendo quota 37.258 euro pro capite, e del 5,1% nell’ultimo quadriennio. Le elaborazioni di Assolombarda evidenziano che, dal 2014 al 2017, la performance della regione è seconda solo a quella dell’Emilia-Romagna (+5,5%), migliore delle confinanti Veneto (+4,5%) e Piemonte (+2,3%) e sopra la media italiana (+3,6%).

MILANO SOPRA AI LIVELLI PRE CRISI DEL 3,2%
In regione spicca il risultato di Milano, dove il Pil negli ultimi quattro anni è salito del 6,2% (più di una volta e mezza il +3,6% dell’Italia) e del +3,2%  rispetto al pre crisi, mentre la Lombardia nel suo complesso deve recuperare ancora uno scarto dell’1,1% e l’Italia il 4,4%. A livello settoriale dal 2014 al 2017 il valore aggiunto realizzato nel capoluogo lombardo nell’industria è del +2,3%, in agricoltura del +8,6%, nelle costruzioni del +7,1% e nei servizi del +7,6%.
Nel benchmark regionale rispetto alla situazione pre crisi, l’Emilia-Romagna precede la Lombardia con uno scarto del -0,7% rispetto al 2008, ma con valori assoluti più bassi, mentre il Veneto è terzo (-2,6%).

PIL PRO CAPITE, IN LOMBARDIA PIÙ ALTO DI GRAN BRETAGNA E FRANCIA
A livello europeo i dati Eurostat, l’agenzia statistica comunitaria, rilevano un Pil pro capite di 36.600 euro nel 2016, con il quale la Lombardia si posiziona davanti a potenze quali la Gran Bretagna (36.500 euro) e la Francia (33.300) e abbondantemente sopra la media italiana di 27,700 euro ed europea (29.200 euro). Rispetto alle altre regioni italiane divide il podio con la Provincia autonoma di Bolzano (42.600 euro di Pil pro capite) e con la Provincia autonoma di Trento (35mila euro)
In valore assoluto il Prodotto interno lordo lombardo complessivo ammonta a 366,541 milioni di euro, il 21,8% del totale nazionale di 1,680 miliardi. Da solo vale poco di più del totale del Pil delle regioni del Centro Italia (Toscana, Umbria, Marche, Lazio) pari a 360,603 milioni, e si avvicina al Pil del Nord-Est (387,543 milioni).

Esenzione bollo per acquisto auto a basse emissioni e contributi per la demolizione

http://www.regione.lombardia.it/wps/portal/istituzionale/HP/DettaglioServizio/servizi-e-informazioni/Cittadini/tributi-e-canoni/Bollo-auto/ecoincentivi-2018-2020/incentivi-2018-2020

Auto ecologica fiori E' previsto un contributo per imprese e privati cittadini che demoliscono veicoli particolarmente inquinanti e l’esenzione triennale dal pagamento della tassa auto per le persone fisiche che acquistano autovetture, nuove o usate, EURO 5 o 6, non alimentate a gasolio, con contestuale demolizione di un veicolo inquinante. E’ inoltre prevista la riduzione del 50% per un triennio della tassa auto per chi acquista veicoli ibridi con ricarica elettrica esterna

Allegati

Aumento dell’IVA dal 2019, sarà contenuto nel Def?

Aumento dell’IVA dal 2019, sarà contenuto nel Def?

 https://www.leggioggi.it/2018/03/28/aumento-iva-da-2019-sara-nel-def/?utm_term=122235+-+Aumento+dell%E2%80%99IVA+dal+2019%2C+sar%C3%A0+contenuto+nel+Def%3F&acc=33e75ff09dd601bbe69f351039152189&utm_campaign=NEWSLETTER+Leggi+Oggi+-+Newsletter+n.+12%2F2018+-++2018-03-29&utm_medium=email&utm_source=MagNews&utm_content=22475+-+Newsletter+n.+12%2F2018+%282018-03-29%29

 

Dal 2019 è previsto l’aumento dell’IVA, la misura dovrà essere contenuta nel DEF che dovrà essere approvato e inviato a Bruxelles entro il prossimo 10 aprile, senza probabilmente un nuovo Governo. Cosa accadrà?
Proroga Iva trimestrale 2017Ricordiamo che dal prossimo anno è previsto un aumento dell’Iva dal 10% all’11,5% (per arrivare al 13% nel 2020) e dal 22% al 24,2% (al 24,9% dall’1 gennaio 2020 e al 25% dall’1 gennaio 2021), comportando un rincaro annuo di 317 euro a famiglia: la misura era stata introdotta per raggiungere gli obiettivi di riduzione del deficit.
Come anticipato sopra, la scadenza per l’approvazione e l’invio del Documento di Economia e Finanza sarà tra 2 settimane, coincidendo con il periodo di formazione del nuovo esecutivo quindi le ipotesi sul DEF sono 2:
  • si aspetta la formazione del nuovo Governo, saltando la scadenza e inviando poi un documento con la sterilizzazione delle clausole di salvaguardia sull’aumento IVA;
  • sarà l’attuale Governo Gentiloni ad approvare e inviare il DEF in forma sintetica aggiornando il quadro previsto alla legislazione vigente, ma resta il problema delle clausole di salvaguardia che, se non bloccate, faranno salire l’IVA.
Con molta probabilità sarà l’Esecutivo uscente a occuparsene presentando un DEF senza inserire misure programmatiche, contenente il quadro aggiornato alla legislazione in vigore (e con gli aumenti IVA), ma anche con l’indicazione sulla sterilizzazione della clausole di salvaguardia e le coperture che dovranno essere trovate dal nuovo Governo.
Nel frattempo il Ministero dell’Economia e delle Finanze smentisce che sia pronta una bozza del Documento di Economia e Finanza (DEF), precisando che “l’unica bozza circolata tra i ministeri, e a cui fa riferimento un’agenzia di stampa, è un documento parziale ad uso interno delle amministrazioni che, come richiesto dalla normativa italiana ed europea, fa il punto sull’attuazione delle riforme già varate e su come esse si rapportino alle raccomandazioni del Consiglio Europeo. In tale documentazione non si accenna a
possibili ed eventuali indicazioni per gli anni futuri”.
leggioggi.it
art.tratto da :


Bonus Bebè, come richiederlo e a quanto ammonta

Bonus Bebè, come richiederlo e a quanto ammonta

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 https://www.leggioggi.it/2018/03/23/bonus-bebe-come-richiederlo-a-quanto-ammonta/?utm_term=122233+-+Bonus+Beb%C3%A8%2C+come+richiederlo+e+a+quanto+ammonta&acc=33e75ff09dd601bbe69f351039152189&utm_campaign=NEWSLETTER+Leggi+Oggi+-+Newsletter+n.+12%2F2018+-++2018-03-29&utm_medium=email&utm_source=MagNews&utm_content=22475+-+Newsletter+n.+12%2F2018+%282018-03-29%29

 

La Legge di Bilancio 2018 ha approvato la proroga del Bonus Bebè anche per i bambini nati nel 2018. Con la recente circolare n. 50/2018 l’Inps ha spiegato tutte le novità relative a questa misura che prevede per i bimbi nati dal 1° Gennaio al 31 dicembre 2018 un assegno mensile di 80 euro (160 euro in caso di ISEE inferiore a 7.000 euro) fino al compimento del primo anno di vita o del primo anno di ingresso nel nucleo familiare in caso di di adozione.
Il Bonus Bebè fa riferimento attualmente a 2 normative di riferimento:
  • bonus bebè 2015 – 2017 in vigore dal 1° gennaio 2015,per le nascite e/o adozioni nel triennio 2015 – 2017, che prevede un assegno di 80 euro per una durata massima triennale e quindi ancora valido,
  • bonus bebè 2018 per le nascite e/o adozioni durante quest’anno che prevede un assegno pari a:
    • 80 euro al mese per massimo 12 mesi se il valore dell’ISEE minorenni non supera i 25.000 euro annui;
    • 160 euro al mese per massimo 12 mesi se il valore dell’ISEE minorenni non supera i 7.000 euro annui.

Requisiti per il Bonus Bebè 2018

Per presentare la domanda per il Bonus Bebè 2018 è necessario che il genitore richiedente sia in possesso dei seguenti requisiti:
  • cittadinanza italiana o di uno Stato dell’Unione Europea o in caso di cittadino di Stato extracomunitario, il permesso di soggiorno UE per soggiornanti di lungo periodo;
  • residenza in Italia;
  • convivenza con il figlio;
  • ISEE del nucleo familiare o del minore nei casi in cui lo stesso faccia nucleo a sé, non superiore ai 25.000 euro all’anno.
Per poter presentare la domanda il genitore deve presentare prima una DSU che contenga i dati del nuovo nato o adottato che consente all’Inps di rilasciare l’attestazione con l’ISEE (indicatore che permette di capire se si ha diritto o meno alla prestazione). Non sono valide quindi le Dichiarazioni sostitutive uniche in corso di validità, ma che non comprendono anche il nuovo nato.

Come presentare domanda per il Bonus Bebè 2018

Per accedere al bonus di natalità il genitore deve inviare la domanda telematicamente all’INPS  entro 90 giorni dalla nascita o dalla data di ingresso del minore nel nucleo familiare sul sito web dell’Inps, contattando il Contact Center Inps o attraverso i patronati.
In caso di parti o adozioni plurime il genitore deve presentare una domanda per ogni figlio.

mercoledì 28 marzo 2018

Come fare per avere una pensione più alta

Come fare per avere una pensione più alta 

 https://business.laleggepertutti.it/30358_come-fare-per-avere-una-pensione-piu-alta

Come fare per avere una pensione più alta

Ecco i modi per ottenere una pensione più alta e cosa fare se l’importo della pensione vi risulta troppo basso
Il momento in cui il lavoratore potrà godere del meritato riposo si fa sempre più lontano: l’età del pensionamento, infatti, si innalza sempre di più. Quando, però, la tanto attesa data arriva, il pensionato si domanda dove e come può vedere la propria pensione. Ebbene, il portale web dell’Inps prevede un apposito servizio online per consultare il cosiddetto cedolino della pensione (per tutti i dettagli leggi: Inps: dove vedere la pensione?, sugli altri servizi online predisposti dal sito dell’Istituto, leggi: Inps: come calcolare la pensione futuraInps: dove trovare il Cud?Inps: dove vedere i contributi versati).
Ma cosa fare per ottenere una pensione più alta? La risposta sembra scontata: versare più contributi e quindi spendere di più. Ma non sempre questo è necessario: vi sono difatti diversi modi per sfruttare meglio i contributi già versati. Di tanto abbiamo parlato nell’articolo Come ottenere una pensione più alta. È possibile, inoltre, aumentare la pensione anche quando questa è stata già liquidata, ad esempio chiedendone il ricalcolo o la ricostituzione, oppure il supplemento di pensione. Per conoscere quali sono tutti i modi  per ottenere una pensione più alta, consigliamo la lettura dell’articolo appena citato (clicca qui).   
Cosa fare, però, se l’importo della pensione vi risulta comunque troppo basso? Ecco le risposte.

Cosa fare se la pensione è troppo bassa?

Sul punto è bene sapere che per ottenere una pensione più alta è anche possibile fare ricorso all’Inps. Ed infatti, chi  è iscritto all’Assicurazione Generale Obbligatoria (Ago), alle gestioni speciali dei lavoratori autonomi, alla Gestione Separata e alle forme esclusive dell’Ago ha diritto a particolari forme di tutela di natura amministrativa: può cioè ricorrere a un organo dell’Inps per farsi rimborsare ciò che gli spetta ed ottenere così una pensione più alta.
Gli stessi rimedi amministrativi sono utilizzabili da dipendenti e pensionati della pubblica amministrazione in materia di trattamenti di fine servizio (Tfs), trattamenti di fine rapporto (Tfr) e assicurazione sociale vita (pensione). Ecco i dettagli .

Ottenere una pensione più alta: il ricorso all’Inps

Per farsi rimborsare ciò che gli spetta, il pensionato dovrà innanzitutto indicare il provvedimento che ritiene lesivo del proprio diritto; esporre brevemente la vicenda amministrativa che lo riguarda; individuare i motivi a sostegno della propria domanda di modifica, revoca, sospensione o annullamento del provvedimento stesso, oltre ad allegare i documenti utili alla risoluzione della controversia. Il ricorso può essere sottoscritto direttamente dal pensionato o da un suo rappresentante cui sia stato conferito mandato.

Il ricorso contro i provvedimenti dell’Inps

Il ricorso contro i provvedimenti dell’Inps deve essere diretto allo specifico organo, centrale o periferico, competente a decidere la controversia: ad esempio, per contestazioni che riguardano i contributi dei lavoratori dipendenti iscritti al Fpld (Fondo pensioni lavoratori dipendenti), il ricorso va fatto al Comitato Amministratore del Fondo competente per territorio, mentre per gli iscritti ed i pensionati della pubblica amministrazione ci si deve rivolgere ai Comitati della Gestione Dipendenti Pubblici.
Per inviare il ricorso amministrativo, ad ogni modo, il canale è unico, sia per i dipendenti pubblici che per i lavoratori del settore privato; il ricorso, infatti, può essere inviato:
  • per i soggetti in possesso di pin dell’Inps (leggi in proposito: Come ottenere Pin dell’Inps?), di carta nazionale dei servizi o di identità unica digitale Spid, dal sito dell’Istituto, sezione Servizi per il cittadino, Ricorsi online; una volta effettuato l’accesso alla sezione, un apposito form richiede la gestione di appartenenza, al fine di indirizzare il ricorso al comitato della gestione competente;
  • tramite un patronato o un intermediario dell’istituto (ad esempio, un consulente del lavoro).
Ricorso all’Inps per la pensione troppo bassa: termini
Il ricorso deve essere inoltrato all’organo competente entro 90 giorni, che decorrono:
  • da quando è stato ricevuto l’atto amministrativo da impugnare: la data risulta dal timbro apposto dall’ufficio postale sull’avviso di ricevimento (se si tratta di una raccomandata);
  • dal 121° giorno successivo a quello di presentazione della relativa domanda, se si tratta di un’ipotesi di silenzio rigetto.
La data di presentazione del ricorso risulta inequivocabilmente dalla ricevuta che viene automaticamente rilasciata alla fine della procedura telematica.
La presentazione del ricorso interrompe il termine di prescrizione del diritto reclamato e sospende eventuali provvedimenti che potrebbero annullare il rapporto assicurativo, mentre non sospende l’esecutorietà dell’atto amministrativo impugnato, quando questo ha ad oggetto:
  • le prestazioni;
  • i contributi alle gestioni dei lavoratori autonomi;
  • la classificazione dei datori di lavoro.

Che cosa succede se il ricorso viene rigettato?

In caso di rigetto del ricorso, o di mancata risposta, deve allora essere effettuato un ricorso alla Corte dei Conti: il termine di decadenza è pari a 3 anni.

Ricostituzione della pensione

Quando il lavoratore acquisisce tardivamente dei contributi pregressi, o quando gli sono riconosciuti, successivamente alla data di liquidazione della pensione, dei contributi figurativi o da riscatto o, ancora, quando cambia la condizione reddituale dell’interessato (nel caso in cui la prestazione liquidata dall’Inps sia legata al reddito), la pensione può essere integrata tramite la procedura di ricostituzione, o riliquidazione.
La ricostituzione della pensione può essere attivata su domanda dell’interessato, o su iniziativa dell’Inps quando i contributi sono accreditati d’ufficio sul conto dell’assicurato.
La domanda di ricostituzione non ha un termine di decadenza, ma bisogna tenere presente che i ratei arretrati sono soggetti a un termine di prescrizione, normalmente pari a 10 anni.
La ricostituzione può dar luogo anche a una riliquidazione in negativo, ad esempio se vengono annullati dei contributi. 

Ricalcolo della pensione

La ricostituzione non comporta un semplice incremento della pensione, ma questa viene interamente ricalcolata, tenendo conto della nuova situazione contributiva.
In base alla riliquidazione, la decorrenza della pensione può essere spostata:
  • a una data precedente (per possesso di contribuzione aggiuntiva che comporti una maturazione anteriore del diritto);
  • a una data successiva (ad esempio, per l’annullamento di contributi accreditati).
In altri casi la ricostituzione può avere effetti con decorrenza successiva a quella della prestazione, come avviene per i riscatti attivati dopo la liquidazione della pensione.
Se la riliquidazione comporta un aumento, al beneficiario spetteranno gli arretrati dalla data dell’efficacia della ricostituzione a quella del pagamento del nuovo importo. Se, invece, dalla riliquidazione deriva un debito, la prestazione ricalcolata è messa in pagamento per il suo esatto ammontare, e le somme indebitamente pagate sono recuperate a rate, o in un’unica soluzione, a seconda dell’importo dovuto. Sulle somme da recuperare non spettano gli interessi, a meno che l’indebito sia stato determinato dal dolo del pensionato.


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martedì 27 marzo 2018

Instagram ricerca personale: ecco come candidarsi

Instagram ricerca personale: ecco come candidarsi

 https://business.laleggepertutti.it/30284_instagram-ricerca-personale-ecco-come-candidarsi

Instagram assume: ecco le posizioni aperte, tutti i consigli utili e come candidarsi per lavorare in Istagram
Instagram assume. Le offerte di lavoro 2018  sono rivolte a giovani laureati soprattutto in ambito scientifico, ma anche legale, amministrativo e umanistico. Di seguito vi spieghiamo tutti i dettagli e come candidarsi per lavorare in Instagram.

Instagram: le opportunità di lavoro

La società americana è sempre alla ricerca di nuovi volti e nuovi talenti da inserire nelle proprie sedi. Al momento le posizioni aperte sono all’estero e le figure maggiormente ricercate sono quelle di laureati in vari settori, con ottime competenze informatiche e che parlino almeno una lingua straniera, dato il contesto professionale. Numerose sono le opportunità di lavoro soprattutto negli Stati Uniti, ma anche nelle varie sedi di Regno Unito, Australia, Germania, Francia, Giappone, Malesia e Corea.

Instagram: la storia dell’azienda

La Instagram Inc. è una società americana con sede a San Francisco (Usa). Creata da Kevin Systrom  e Mike Krieger nell’ottobre del 2010, ha da subito riscosso successo raggiungendo già nel dicembre dello stesso anno un milione di utenti. La sua applicazione è un social network che consente agli utenti iscritti di scattare foto utilizzando filtri e condividerle su altri social network tra cui Facebook, Tumblr ecc. Gli utenti attivi ogni giorno su Instagram sono 500 milioni, con più di 300 milioni di foto caricate, per un totale mensile di 800 milioni di utenti.
Nel 2012, la Instagram Inc. è stata acquistata da Mark Zuckerberg, entrando a far parte di Facebook Inc. ed allargando ulteriormente i propri orizzonti. Oggi l’applicazione è compatibile con tutti i dispositivi Android, Apple iOS e Windows Phone.

Lavorare in Instagram: come candidarsi?

Instagram utilizza una sessione della sua pagina online per raccogliere candidature e nella quale è possibile trovare un elenco dettagliato delle varie  figure ricercate. L’elenco è suddiviso per aree aziendali, permettendo una rapida e facile consultazione. Gli aspiranti possono caricare il proprio curriculum vitae nella sessione Instagram “lavora con noi”, che verrà catalogato nel database dell’azienda.
Se invece ritenete di possedere tutti i requisiti per candidarvi ad una delle posizioni specifiche tra quelle ricercate dovete rispondere ai relativi annunci online caricando i vostri dati nell’apposita area dedicata alle carriere del portale web Instagram. Vi consigliamo di visitare periodicamente l’area dedicata a reclutare nuovo personale, perché questa viene costantemente aggiornata.

Instagram: figure ricercate e settori di inserimento

In questo momento è possibile candidarsi per le seguenti figure, di seguito elencate in base alla sede di lavoro:
Sede di New York
  • beauty Lead, Instagram Media Partnerships;
  • data Science Manager Analytics;
  • manager Software Engineering;
  • product Manager;
  • product Resercher;
  • software Engineer, Mchine Learning/ Android/ iOS;
  • technical Program Manager, Instagram Client Performance / Instagram Machine Learning Infrastructure / Instagram Design System & Velocity / Instagram Metrics & Data Infrastructure.
Sede di Menlo Park (California):
  • Administrative Assistant;
  • Communication Manager;
  • Creative Lead;
  • Country Marketing Manager;
  • Data Engineer Analytics;
  • Data Engineering Manager Analytic;
  • Data Scientific Analytics;
  • Decision Scientist;
  • Design Program Manager;
  • Executive Assistant;
  • Head of Consumer Product Marketing;
  • Head of Sports;
  • Product Researcher;
  • Product Manager;
  • Product Marketing Manager Small Business Lead / Wellbeing / Business Presence / Live / Monetization – Direct Response;
  • Wellbeing Program Lead;
  • Research Manager;
  • Software Engineer Graphics / Android / Product (Full Stack);
  • Strategic Product and Planning;
  • Technical Program Manager, Instagram Creation & Communication / Instagram Infrastructure;
Vi sono poi numerose altre figure ricercate in altre sedi. Come ad esempio:
  • Market Operations Lead – Londra;
  • Instagram Business Marketing Manager – Singapore;
  • Product Researcher – San Francisco;
  • Designer – San Francisco;
  • Technical Artist – San Francisco;
  • Administrative Assistant – San Francisco;
  • Strategic Partner Manager – Amburgo, Parigi;
  • Policy Programs Coordinator – Londra;
  • Instagram Communications Manager – Sydney;
  • Media Partner Services – Singapore;
  • Country Marketing Manager – Parigi, Tokyo, Amburgo, Seoul;
  • Strategic Partner Manager – Sidney;
  • Country Marketing Manager – Londra.


note

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Instagram ricerca personale: ecco come candidarsi

Zara assume: ecco tutte le posizioni aperte 2018

https://business.laleggepertutti.it/30292_zara-assume-ecco-tutte-le-posizioni-aperte-2018

Zara assume: ecco tutte le posizioni aperte 2018

Zara è alla ricerca di personale in tutta Italia: scopri i profili ricercati, le sedi e come presentare la tua candidatura
Zara ha presentato il piano assunzioni 2018. Ebbene, il colosso spagnolo della moda è alla ricerca di nuovo personale in tutta Italia. Tra i profili ricercati vi sono addetti alla vendita, vetrinisti, visual merchandiser e responsabili. Vediamo  allora i dettagli sulla assunzioni di Zara per le varie sedi italiane.

Zara assume: il marchio

Zara è la nota catena di abbigliamento e accessori di origine spagnola che fa parte del gruppo Inditex assieme ad altri brand famosi come Oysho, Pull&Bear, Stradivuarius, Zara Home, Bershka. La sua sede è ad Arteixo, in Galizia, nel nord della Spagna dove i suoi fondatori, i coniugi Ortega e Mera, nel 1975 aprirono il loro primo negozio. Oggi Zara conta sul territorio nazionale italiano 340 negozi e oltre 2mila negozi dislocati in 93 paesi nel mondo. Nel 2005 il marchio Zara è entrato nella lista dei 100 maggiori marchi del mondo e nel 2006 ha superato persino H&M, marchio svedese concorrente.

Zara assume: le offerte di lavoro 

Le ricerche attualmente in corso riguardano le seguenti figure da inserire nell’organico:
  • Visual merchandiser a Chieti, Teramo, Bologna e Perugia. L’offerta è rivolta a persone dinamiche e con esperienza di almeno 1 anno in posizione analoga, conoscenza dell’inglese e/o di altre lingue e disponibilità a lavorare full time. La risorsa si dovrà occupare dell’allestimento dei prodotti all’interno del negozio.
  • Vetrinista itinerante e di negozio a Napoli, Olbia e Piacenza che si occuperà dell’allestimento delle vetrine dei negozi. La risorsa dovrà avere attitudine e cura per il dettaglio. Non è richiesta esperienza.
  • Operation manager a Marcianise e La Spezia. La figura si occuperà degli aspetti logistici, di ricevere la merce, di sistemarla, di stoccarla e spedirla nei punti vendita ecc.
  • Store Manager a Padova, Trieste a Teramo, Marcon e Bologna. Richiesti almeno 3 o 5 anni di esperienza nel medesimo ruolo preferibilmente nel settore della moda.
  • Addetti alla vendita ad Ancona, Varese, Savignano sul Rubicone, Bologna, Grosseto, Firenze, Perugia, Arezzo, Rozzano. La selezione è rivolta a diplomati con o senza esperienza. I candidati senza esperienza vengono inseriti con contratto di apprendistato.

Zara assume: i requisiti richiesti

Potrai inviare la tua candidatura se sei in possesso dei seguenti requisiti:
  • età compresa tra i 19 e i 29 anni;
  • disponibilità a lavorare full time dal lunedì alla domenica, in una fascia oraria compresa tra le ore 7.00 e le 23.00;
  • patente di guida (tipo B),
  • capacità di orientamento al cliente;
  • predisposizione al rapporto con il pubblico.

Zara assume: come candidarsi

Per candidarsi occorre in primo luogo visitare il sito web di Zara, dove nell’homepage è rintracciabile la voce “lavora con noi”, ossia una sessione dedicata proprio alla raccolta dei curriculum, dove è anche possibile consultare periodicamente le eventuali offerte di lavoro attive, oppure inserire direttamente il proprio curriculum come candidatura libera.
I candidati i cui curriculum vengono ritenuti confacenti per le posizioni da ricoprire saranno contattati per un colloquio individuale o di gruppo. Entro 2 o 3 settimane ai candidati verrà comunicato l’esito del colloquio, sia in caso positivo che negativo. Nel primo caso al candidato verrà anche proposta la sottoscrizione di un contratto di lavoro della tipologia variabile in base al ruolo, all’esperienza e alle necessità del punto vendita.

note

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lunedì 26 marzo 2018

Terzo Settore: in arrivo i correttivi

Terzo Settore: in arrivo i correttivi

 

Pronti i decreti legislativi correttivi della Riforma del Terzo Settore: le modifiche approvate dal Consiglio dei Ministri.
Arrivano con due decreti legislativi alcune modifiche alla Riforma del terzo settore (legge 6 giugno 2016, n.106) che vanno ad integrare e correggere la disciplina delle Imprese sociali (decreto legislativo n. 112/2017) e il Codice del Terzo Settore (decreto legislativo n. 117/2017). A renderlo noto è il Consiglio dei Ministri con il comunicato stampa n. 75/2018 con il quale ha reso noto di avere approvato, in esame preliminare, i due decreti correttivi.

Imprese Sociali


Per quanto riguarda la disciplina delle imprese sociali le modifiche riguardano l’utilizzazione dei lavoratori molto svantaggiati e dei volontari, l’adeguamento degli statuti delle imprese sociali e le misure fiscali e di sostegno economico. Vengono quindi introdotti:
  • un limite temporale ai fini del computo della quota di lavoratori definiti “molto svantaggiati” dipendenti dell’impresa sociale;
  • la possibilità, per le ex Istituzioni di pubblica assistenza e beneficenza (IPAB) privatizzate, di acquisire la qualifica di impresa sociale;
  • l’inserimento di una clausola di salvaguardia della normativa in tema di società cooperative, volta a garantire che le operazioni straordinarie avvengano nel rispetto delle finalità tipiche e dell’identità specifica dell’impresa sociale in forma cooperativa;
  • limiti più stringenti all’impiego di volontari nelle imprese sociali, con la previsione che l’azione dei volontari stessi debba essere aggiuntiva e non sostitutiva di quella dei lavoratori impiegati;
  • correttivi sul versante fiscale, tra cui la previsione della non imponibilità delle somme destinate al versamento del contributo per l’attività ispettiva e delle somme destinate a riserva e la imponibilità di qualsiasi distribuzione di utili ai soci;
  • modificazioni alla disciplina degli investimenti nel capitale delle imprese sociali, per precisare che gli investimenti agevolabili devono essere eseguiti dopo l’entrata in vigore del decreto legislativo 3 luglio 2017, n. 112, e che la qualifica di impresa sociale deve essere acquisita da non più di cinque anni.
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Codice del Terzo Settore


Per quanto riguarda il Codice del Terzo Settore le modifiche riguardano un migliore coordinamento con la normativa nazionale e regionale, tenendo conto delle osservazioni formulate dagli stakeholder di riferimento. Le modifiche riguardano in particolare una definizione più precisa delle attività di interesse generale esercitabile dagli enti del Terzo Settore, le modalità di acquisto della personalità giuridica, la revisione legale dei conti, le organizzazioni di volontariato e associazioni di promozione sociale, nonché le agevolazioni fiscali in favore degli enti non profit.
di Noemi Ricci
scritto il

Danni causati dal conduttore al termine della locazione: onere della prova Cassazione Civile, sez. III, ordinanza 15/03/2018 n° 6387

http://www.altalex.com/documents/news/2018/03/19/locazione-commerciale-come-si-prova-il-danno?utm_source=nl_altalex&utm_medium=referral&utm_content=altalex&utm_campaign=newsletter&TK=NL&iduser=994883

Danni causati dal conduttore al termine della locazione: onere della prova

Cassazione Civile, sez. III, ordinanza 15/03/2018 n° 6387


Alla scadenza del rapporto di locazione, il conduttore è tenuto, secondo quanto disposto dall'articolo 1590 c.c., a risarcire i danni causati all’immobile ed a restituirlo nello stato medesimo in cui l’ha ricevuto, salvo il normale deterioramento o il consumo, risultante dall’uso della cosa, conformemente a quanto previsto nel contratto. La prova degli eventuali danni riscontrati, potrà essere fornita anche mediante presunzioni.
E’ quanto precisato dalla Corte di Cassazione, sez. III Civile, nella sentenza n. 6387/18, depositata il 15 marzo scorso.
Nella vicenda in esame, parte locatrice aveva convenuto in giudizio la società conduttrice per chiedere ed ottenere il risarcimento dei danni, da quest’ultima causati all’immobile locato. Il Tribunale di prime cure ha accolto la domanda risarcitoria proposta, ma la Corte di merito ha poi ribaltato tale decisione, negando il risarcimento. Avverso detta sentenza, la locatrice ha presentato ricorso per cassazione.

Nell’esaminare il caso de quo, la Suprema Corte ha innanzitutto evidenziato che è preciso onere del conduttore dimostrare il fatto impeditivo della propria responsabilità, ovvero che il deterioramento dell’immobile si sia verificato per uso conforme al contratto di locazione, o comunque, per causa a lui non imputabile. La prova del fatto costitutivo della pretesa risarcitoria può essere fornita dal locatore anche mediante presunzioni, che potrebbero costituire l’unica fonte di convincimento del giudice, trattandosi di una "prova completa”. Qualora la presunzione venga ammessa, in assenza di prova contraria, il giudice sarà tenuto a ritenere provato il fatto previsto, senza poter effettuare una valutazione ai sensi dell’art. 116 c.p.c.

Pertanto, come già ribadito anche dalla giurisprudenza di legittimità, con riferimento alla prova per presunzioni semplici, nel dedurre un fatto ignoto da uno noto, il giudice di merito ha come solo limite il principio della probabilità. A ciò si aggiunga che, la valutazione degli indizi riguarda solo il giudizio di merito, spettando alla Suprema Corte solo il controllo della correttezza logico-giuridica del ragionamento seguito e delle argomentazioni sostenute, nonché l’esame sulle massime di esperienza adottate nella valutazione delle risultanze probatorie. Dunque, una volta fornita la prova, anche mediante presunzioni, dei fatti costitutivi della domanda risarcitoria, da parte del locatore, spetta al conduttore convenuto dimostrare il fatto impeditivo, modificativo o estintivo.

Nella fattispecie in esame, secondo la Cassazione, la Corte di merito ha disatteso i principi sopra esposti, giungendo a conclusioni apodittiche, illogiche ed erronee. In particolare, i giudici di merito, hanno dichiarato di voler prescindere da ogni considerazione relativamente allo stato dell’immobile, ovvero se esso fosse in una condizione peggiore di quella dovuta all’utilizzo ultra quarantennale dell’immobile per un’attività commerciale" e che lo stesso "determinasse ex se una diminuzione patrimoniale per i ricorrenti in termini di danno emergente o di lucro cessante".

Ebbene, non è stato svolto tale accertamento che costituisce il fondamentale presupposto della domanda risarcitoria proposta dagli odierni ricorrenti. Inoltre, i giudici di secondo grado si sono anche discostati immotivatamente dalle risultanze della CTU svolta dinanzi al Tribunale, che aveva individuato degli importi proprio a titolo di «decremento del valore dell'immobile derivante dai danni riscontrati». Nulla poi risulta argomentato dalla Corte di merito in ordine alla possibilità che del danno da lucro cessante de quo la prova possa essere dal locatore data anche per, presunzioni.

In conclusione, secondo la Cassazione il danno da lucro cessante era stato dimostrato tramite presunzioni, ignorate dai giudici di secondo grado, i quali al contrario, a tale prova avrebbero dovuto attenersi.

Per tali ragioni, la Suprema Corte ritenendo inammissibile, illogica e contraddittoria la conclusione espressa dai giudici di merito nell’impugnata sentenza, in quanto fondata su una mera astratta congettura o supposizione, ha accolto i motivi di ricorso e cassato la sentenza impugnata.
Sul tema si segnala:
Le prove civili Previti Stefano, CEDAM, 2018
(Altalex, 23 marzo 2018. Nota di Maria Elena Bagnato)