venerdì 5 ottobre 2018

Ludoteche, baby parking e servizi integrativi per l'infanzia

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Speciale Pubblicato il 04/10/2018

Ludoteche, baby parking e servizi integrativi per l'infanzia

di Dott. Nicola Santangelo

Guida per gestire e avviare una ludoteca, baby parking e in generale un'attività di servizi integrativi per l’infanzia

 

I servizi integrativi per la prima infanzia non rappresentano soltanto un servizio dedicato ai bambini ma, nascendo attorno all'esigenza di rispondere in modo articolato e flessibile ai crescenti bisogni delle famiglie, consentono una maggior tutela del diritto al lavoro e alle pari opportunità nonché un alleggerimento dei carichi familiari al fine di innalzare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro.
L’articolo è tratta dall’ebook "Ludoteche, baby parking e servizi integrativi per l'infanzia" che si propone di offrire una ampia panoramica in riferimento ai servizi integrativi, alle ludoteche e ai baby parking, individuando le normative nazionali e le differenti leggi regionali che regolamentano i servizi integrativi al nido, con particolare riferimento agli adempimenti per l'avvio, ai requisiti strutturali, all'organizzazione, alla gestione, alle agevolazioni, ai finanziamenti e ai contributi previsti in ciascuna regione.
In linea di massima, le normative regionali richiedono il rispetto di specifici standard strutturali e organizzativi, necessari per l'ottenimento dell'autorizzazione al funzionamento: il Comune competente acquisisce dal soggetto richiedente i dati comprovanti il possesso dei requisiti previsti dalla normativa e, esaminati gli atti, rilascia l'autorizzazione al funzionamento. Per le strutture che garantiscono requisiti maggiori è previsto l'accreditamento dei servizi che presenta, di norma, una duplice finalità.

ludotecaLudoteche, Baby parking e Servizi integrativi infanzia:  Panoramica dei servizi integrativi, ludoteche e baby parking, con normative nazionali e leggi regionali che regolamentano i servizi integrativi al nido

Un po’ di storia e un po’ di dati

Il secondo dopoguerra italiano è stato un periodo caratterizzato da una forte crescita economica e da un rilevante sviluppo tecnologico. La rivoluzione industriale in atto negli anni sessanta e il bisogno di manodopera delle fabbriche hanno agevolato l'ingresso delle donne nel mondo del lavoro. Gli equilibri delle famiglie subirono in questo modo rilevanti cambiamenti determinando la nascita di nuovi diritti e bisogni. Il forte richiamo delle famiglie ha indotto il legislatore a concentrare i propri sforzi nel disciplinare i servizi sociali per la cura dei bambini.
Fu così che con legge 6 dicembre 1971, n. 1044 è stato definito il piano quinquennale per l'istituzione di asili nido comunali con il concorso dello Stato. Il provvedimento riconosceva ufficialmente gli asili nido come servizi sociali, gestiti direttamente dalle Pubbliche Amministrazioni, attraverso il coordinamento delle Regioni, con lo scopo di provvedere alla temporanea custodia dei bambini, assicurare una adeguata assistenza alla famiglia e facilitare l'accesso della donna nel mondo del lavoro, nel quadro di un completo sistema di sicurezza sociale. La normativa, che ha attribuito un ruolo di programmazione alle Regioni e un ruolo gestionale ai Comuni, prevedeva un finanziamento da parte dello Stato per la costruzione e la gestione di almeno 3800 asili nido.
Grazie a ciò, gli anni ottanta sono stati caratterizzati da una significativa diffusione degli asili nido, soprattutto nelle regioni dell'Italia settentrionale e centrale (ancora oggi il divario tra Nord e Sud è molto rilevante: secondo le più recenti rilevazioni Istat  al Nord-est e al Centro Italia i posti censiti nelle strutture pubbliche e private coprono il 30% dei bambini sotto i 3 anni, al Nord-ovest il 27% mentre al Sud e nelle Isole si hanno rispettivamente 10 e 14 posti per cento bambini residenti). Tuttavia l'intervento del legislatore non fu risolutivo e coprì parzialmente le esigenze delle famiglie e, in particolare, delle madri lavoratrici.

Le ludoteche e i baby parking dopo la Legge 285 del 1997

Da allora, il sistema dei servizi per la prima infanzia ha registrato una importante evoluzione grazie all'introduzione di ulteriori servizi realizzati per far fronte ai nuovi bisogni sociali. Ciò è avvenuto anche in virtù della legge 28 agosto 1997, n. 285 che ha dettato disposizioni per la promozione di diritti e di opportunità per l'infanzia e l'adolescenza. La normativa, infatti, ha introdotto innovazioni in materia di servizi educativi per la prima infanzia, prevedendo la realizzazione di servizi integrativi ed alternativi al tradizionale asilo nido. È stata, così, agevolata la nascita di servizi con caratteristiche educative, ricreative, ludiche, culturali e di aggregazione sociale per bambini da zero a trentasei mesi ovvero servizi per bambini in età scolare.
Più nel dettaglio, è stato istituito il Fondo nazionale per l'infanzia e l'adolescenza finalizzato alla realizzazione di interventi a livello nazionale, regionale e locale per favorire la promozione dei diritti, la qualità della vita, lo sviluppo, la realizzazione individuale e la socializzazione dell'infanzia e dell'adolescenza. Il dettato normativo ammette al finanziamento del Fondo i progetti che, fra l'altro, perseguono le seguenti finalità:
• innovazione e sperimentazione di servizi socio-educativi per la prima infanzia;
• realizzazione di servizi ricreativi ed educativi per il tempo libero, anche nei periodi di sospensione delle attività didattiche.
Le finalità dei citati progetti possono essere perseguite attraverso:
• servizi con caratteristiche educative, ludiche, culturali e di aggregazione sociale per bambini da zero a tre anni, che prevedano la presenza di genitori, familiari o adulti che quotidianamente si occupano della loro cura, organizzati secondo criteri di flessibilità;
• servizi con caratteristiche educative e ludiche per l'assistenza a bambini da diciotto mesi a tre anni per un tempo giornaliero non superiore alle cinque ore, privi di servizi di mensa e di riposo pomeridiano;
• servizi volti a promuovere e a valorizzare la partecipazione dei minori a livello propositivo, decisionale e gestionale in esperienze aggregative, nonché occasioni di riflessione su temi rilevanti per la convivenza civile e lo sviluppo delle capacità di socializzazione e di inserimento nella scuola, nella vita aggregativa e familiare.
Si tratta, in linea di massima, di servizi non sostitutivi degli asili nido, previsti dalla citata legge 6 dicembre 1971, n. 1044, e realizzati attraverso operatori educativi con specifica competenza professionale ovvero autorganizzati dalle famiglie, dalle associazioni e dai gruppi.
La legge 285/1997, pertanto, ha spinto prevalentemente la realizzazione di servizi per i bambini da 0 a 3 anni, differenziati e flessibili per modalità di funzionamento, con caratteristiche educative, ludiche e di aggregazione sociale aventi un carattere non sostitutivo degli asili nido ma integrativi alla loro presenza sul territorio nazionale.
I servizi integrativi per la prima infanzia non rappresentano soltanto un servizio dedicato ai bambini ma, nascendo attorno all'esigenza di rispondere in modo articolato e flessibile ai crescenti bisogni delle famiglie, consentono una maggior tutela del diritto al lavoro e alle pari opportunità nonché un alleggerimento dei carichi familiari al fine di innalzare la partecipazione delle donne al mercato del lavoro.
È evidente, quindi, che alla base delle scelte del legislatore nel definire un quadro dei servizi integrativi al nido vi sia l'esigenza di soddisfare i bisogni sempre crescenti delle famiglie e di supportare le politiche di conciliazione dei tempi di vita e lavoro:
• consolidarsi di nuove dimensioni familiari;
• necessità dei bambini di usufruire di servizi e strutture che li aiutino ad adattarsi alle nuove dimensioni familiari;
• necessità delle famiglie di ricorrere a forme di aiuto esterne per la cura e la custodia dei bambini

Leggi comunali e regionali disciplinano le ludoteche e baby parking

Con proprie leggi e regolamenti, Regioni e Comuni hanno disciplinato il sistema dei servizi integrativi per la prima infanzia individuando tipologie con caratteristiche diverse (ma non sostitutive) da quelle del tradizionale asilo nido, con frequenza libera, in cui sia offerta a bambini e genitori la possibilità di partecipare anche ad attività ricreative pomeridiane.
Questo tipo di servizi, di norma, non contemplano il servizio di mensa e per il riposo dei bambini e non prevedono necessariamente locali specifici; offrono accoglienza giornaliera ai bambini per un tempo massimo generalmente di cinque ore; consentono una frequenza diversificata e in rapporto alle esigenze dell'utenza.
È così che si assiste alla nascita di una vasta gamma di servizi integrativi al nido e di servizi ricreativi le cui denominazioni possono essere differenti fra le varie regioni: spazi gioco, centri per bambini e genitori, ludoteche, centri di custodia (baby parking), nidi e micronidi aziendali, garderies d'enfance, tate familiari, servizi educativi in contesto domiciliare e così via.
Non esiste, quindi, un modello univoco di ludoteche e di baby parking: le regole sono dettate a livello regionale e, in molti casi, anche i Comuni hanno adottato specifici regolamenti necessari a disciplinare le attività private. I servizi offerti non si limitano soltanto alla custodia dei bambini ma vanno anche dall'animazione al prestito dei giocattoli, dall'organizzazione di laboratori alle attività manuali che stimolano la creatività.
Con i servizi integrativi al nido si è cercato di soddisfare i bisogni di quella fascia di utenza che all'asilo nido preferiva soluzioni più flessibili e altrettanto valide. Il lavoro delle Regioni non si è concentrato soltanto nel tramutare in legge le esperienze maturate sul campo ma anche favorendo l'apertura dei cosiddetti servizi sperimentali, incoraggiando i soggetti interessati ad individuare nuove iniziative non ancora disciplinate. Ad oggi, infatti, le Regioni promuovono e valorizzano, in relazione a nuovi bisogni emergenti, la sperimentazione di ulteriori tipologie di servizi rispetto a quelli esistenti e conosciuti. Vengono definite nuove tipologie sperimentali di servizi per l'infanzia al fine di garantire nuove opportunità di educazione, socializzazione e gioco per i bambini.

Un ebook per orientarsi

Obiettivo dell’ebook da cui è tratta questa premessa “LUDOTECHE, BABY PARKING E SERVIZI INTEGRATIVI PER L'INFANZIA” è offrire una ampia panoramica in riferimento ai servizi integrativi, alle ludoteche e ai baby parking, individuando le normative nazionali e le differenti leggi regionali che regolamentano i servizi integrativi al nido, con particolare riferimento agli adempimenti per l'avvio, ai requisiti strutturali, all'organizzazione, alla gestione, alle agevolazioni, ai finanziamenti e ai contributi previsti in ciascuna regione.
In linea di massima, le normative regionali richiedono il rispetto di specifici standard strutturali e organizzativi, necessari per l'ottenimento dell'autorizzazione al funzionamento: il Comune competente acquisisce dal soggetto richiedente i dati comprovanti il possesso dei requisiti previsti dalla normativa e, esaminati gli atti, rilascia l'autorizzazione al funzionamento. Per le strutture che garantiscono requisiti maggiori è previsto l'accreditamento dei servizi che presenta, di norma, una duplice finalità:
1. garantire la qualità dei servizi mediante la verifica del possesso di requisiti aggiuntivi;
2. regolare l'offerta dei servizi per l'accesso a benefici e finanziamenti pubblici.
Altro aspetto da non sottovalutare è la formazione e l'aggiornamento del personale nonché il rapporto numerico tra personale e bambini. Le leggi regionali, infatti, richiedono il possesso di un titolo di studio idoneo alle funzioni educative svolte e prevedono la partecipazione a corsi di formazione e specializzazione degli operatori. Il rapporto numerico tra bambini, personale educatore e personale addetto ai servizi generali, poi, è un elemento importante per la determinazione della qualità del servizio.
Di rilevante importanza sono i contributi erogati dalle Regioni: la carenza di finanziamenti statali, infatti, ha indotto le Regioni a investire risorse proprie al fine di sostenere lo sviluppo e la diffusione dei servizi integrativi all'infanzia.
In tale ambito, il ruolo delle amministrazioni regionali può assumere un duplice aspetto:
da una parte contribuire alla diffusione, alla creazione e all'implementazione di servizi integrativi per la prima infanzia ovvero all'adeguamento strutturale (messa a norma dei locali), professionale (conseguimento del titolo di studio necessario e del successivo aggiornamento degli educatori) e gestionale (acquisto dei materiali didattici, ludici e ricreativi necessari all'esercizio del servizio) attraverso la concessione di finanziamenti (a condizione che si provveda all'accreditamento del servizio presso il Comune competente);
dall'altro sostenere la domanda di servizi per la prima infanzia da parte delle famiglie attraverso l'erogazione di buoni di acquisto dei servizi (voucher che contribuiscono alla copertura dei costi di gestione delle amministrazioni comunali e degli enti gestori) rivolti a famiglie a basso reddito o in condizioni di disagio sociale al fine di consentire alle giovani madri di inserirsi o reinserirsi nel mercato del lavoro.

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