martedì 12 aprile 2011

il futuro della agricoltura nel lodigiano

ho partecipato al convegno e i problemi sono tanti ma ci sono anche tante possibilità di sviluppo finora inesplorate nel lodigiano! il problema è la comunità europea, che si occupa di quello che vuole senza capacità di sintesi per i 27 paesi: una unione finora solo economica ma politicamente molto flebile!

«L’agricoltura lodigiana, caratterizzata da grandi produzioni di qualità, rischia di andare seriamente in crisi con l’introduzione della nuova Pac (Politica agricola comunitaria, ndr) nel 2013». Paola Santeramo, presidente della Cia (Confederazione italiana agricoltori) di Milano-Lodi-Monza- Brianza, lancia da Lodi un messaggio d’allarme sulle prospettive future dell’agricoltura del nostro territorio a seguito dell’entrata in vigore della nuova Politica agricola comunitaria.Sabato mattina, presso il Parco tecnologico padano, si è tenuto il convegno «La Pac dopo il 2013. Quale futuro per le aziende agricole?», organizzato dalla Cia. Al convegno ha partecipato anche Matteo Boneschi, assessore all’agricoltura della provincia di Lodi, ed è stato ampiamente espresso il punto di vista degli industriali e dei produttori.La nuova Unione europea, composta da ventisette stati, si appresta infatti a varare una Pac molto diversa dalle precedenti per modificare significativamente il volto dell’agricoltura europea. Le finalità dell’Ue sono diverse: garantire l’approvvigionamento alimentare, salvaguardare le risorse naturali, rivitalizzare i territori rurali, difendere l’occupazione, diffondere e valorizzare le diversità delle aziende agricole. I finanziamenti all’agricoltura, giustificati come pagamenti diretti per la produzione di beni pubblici, saranno ridistribuiti secondo nuovi criteri, come quello della superficie, sfavorevoli alle agricolture intensive dell’Italia settentrionale. Sulle modalità con cui distribuire i finanziamenti il dibattito è ancora aperto: ogni stato cerca di promuovere i criteri che gli permetterebbero di ottenere maggiori fondi. «Davanti a questa possibile riduzione dei finanziamenti, le aziende agricole devono mettere da parte il campanilismo, aggregarsi e affrontare unite il mercato globale- ha sostenuto Antonio Baietta, presidente della Cooperativa Santangiolina di San Colombano al Lambro -. I costi della produzione e della burocrazia devono essere ridotti: solo in questo modo l’agricoltura riuscirà a programmare il proprio futuro». L’appello all’unità è stato ripreso anche da Mauro Testa, produttore di carne suina: «Per superare le divisioni servono organizzazioni di prodotto incisive, rappresentanza snella e maggiore valorizzazione delle filiere nazionali. È anche importante una garanzia di reddito per gli allevatori, poiché negli ultimi cinque anni la produzione di carne comporta perdite e non guadagni». In conclusione, Giuseppe Politi, presidente nazionale della Cia, ha ribadito il ruolo dell’agricoltura: «Oggi nel mondo serve una maggiore produzione agricola, quindi sono necessari i giusti finanziamenti. Noi agricoltori chiediamo politiche comunitarie e nazionali che ci permettano di ricavare reddito dal mercato». Giovanni Gualterotti il cittadino lodi ed.12-04-2011

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