martedì 8 novembre 2011

Governo, il rebus dei 349 parlamentari senza diritto al vitalizio

Governo, il rebus dei 349 parlamentari senza diritto al vitalizio

E’ di gran lunga la vera maggioranza in Parlamento e non appartiene a Silvio Berlusconi o a Pierluigi Bersani, i cui schieramenti allargati possono contare alla Camera nel centrodestra e nel centrosinistra tra i 300 e i 316 voti, la quota salvezza per il Cavaliere. Ben 349 tra deputati e senatori otterranno il diritto al vitalizio solo ad ottobre del 2012 e su questo punto c’è poco da far di conto: si batteranno come e più di Berlusconi per vendere cara la pelle.

Ecco quanti sono i parlamentari eletti per la prima volta nel 2008 cui si applicano le nuove regole pensionistiche, che fanno scattare il diritto all’assegno dopo quattro anni e mezzo dall’elezione: appunto 349 onorevoli di cui Pdl, 78 deputati e 37 senatori; Lega, 36 e 12; Pd 84 e 34; Idv, 12 e 7; e poi, per quanto riguarda la Camera, Udc 6 deputati, Gruppo Misto 9, Popolo e Territorio 14, Futuro e Libertà 8.

Mentre, al Senato i numeri dicono, Terzo Polo 4 senatori, Coesione Nazionale 3, Udc–Svp e Autonomie 5. Ovviamente si tratta di stime in continua evoluzione, visti i recenti cambi di casacca. Ma si tratta di un dato di cui tenere conto e su cui ragiona anche il premier, che ha passato tutto il week end a cercare di far rientrare all’ovile le pecorelle smarrite nel Pdl.

Il rientro dal vertice di Cannes, dove l’Italia ha invitato gli ispettori del Fmi a verificare l'applicazione delle misure che l’Italia sta per approvare, è stato durissimo e sia il segretario del suo partito, Angelino Alfano che il fidato Gianni Letta hanno consigliato al presidente del Consiglio un passo indietro.

Attualmente, a poche ore dalla seconda votazione alla Camera sul rendiconto generale dello Stato (già bocciato all’articolo 1 nelle settimane scorse con tanto di nuovo passaggio di voto di fiducia) prevista per martedì 8, Berlusconi ha ribadito il suo “no” alle dimissioni e la ricerca di riportare a galla la sua maggioranza è frenetica: sarebbero cruciali 16 deputati indecisi a Montecitorio.

Ma nemmeno il Cavaliere sa se la sua battaglia stavolta sarà vittoriosa. La pressione è diventata altissima. Troppe spinte, interne, esterne (il compassato Financial Times è arrivato sabato a chiedergli un passo indietro per “in nome di Dio e dell'Italia”), per finire con il Capo dello Stato, che ha annunciato che verificherà i numeri della maggioranza in Parlamento, lo indurrebbero a mollare, ma chi lo conosce bene ammette a MF/Milano Finanza: “forse la strada è un governo allargato al’Udc con Letta presidente, ma nulla è ancora certo, tutto dipende da Berlusconi e lui se cade punterà dritto alle elezioni anticipate”.

Per ora il governo prova ad andare avanti, con i timori che già da lunedì i mercati possano di nuovo punire l’Italia e la sua credibilità internazionale, già messa abbondantemente a dura prova con lo spread dei Btp rispetto ai bund decennali di nuovo sopra quota 460. Ma come detto, se l’esecutivo alla fine cadrà, il premier chiederà subito il ritorno alle urne, senza se e senza ma. Questo lo sanno ormai tutti, Bersani e i 349 parlamentari della maggioranza silenziosa senza pensione.

Intanto al Tesoro si lavora a un nuovo decreto, una sorta di manovra da ultima spiaggia per tenere in piedi l’esecutivo di fronte all’Europa. Nel menu, per rinvenire tra i 10 e i 15 miliardi di euro nel 2012, ci sarebbero l’abolizione delle pensioni d’anzianità dal 2015, una mini-patrimoniale sul reddito Irpef dei ceti più abbienti e un primo abbozzo della proposta taglia-debito già lanciata questa estate da MF/Milano Finanza per mano di Andrea Monorchio e Guido Salerno Aletta. Se Berlusconi passerà indenne gli scogli della votazione sul Rendiconto dello Stato potrà usare anche questi strumenti per convincere parte dell’opposizione a votare misure straordinarie salva-spread e andare poi ad elezioni.

Di Roberto Sommella
TRATTO DA MF ONLINE
8 NOVEMBRE 2011

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