sabato 10 novembre 2012

Processo Eal Compost, tutti innocenti

Terranova Si è concluso con verdetti di assoluzione per non aver commesso il fatto e di proscioglimento per prescrizione il processo iniziato un anno fa a Lodi a seguito di una serie di contestazioni nate da sopralluoghi di organismi tecnici e della polizia giudiziaria tra l’estate del 2006 e l’estate del 2007 presso l’impianto di compostaggio della Eal Compost a Terranova Passerini. All'epoca dei fatti, la società era di proprietà pubblica, ora invece, e da tempo, è a controllo privato, con un nuovo management.Dopo la chiusura delle indagini, nell’aprile del 2011, ormai a quasi 5 anni dai primi episodi dei 21, complessivamente, contestati, era stato notificato ai tre indagati un decreto penale di condanna a 6.100 euro di ammenda ciascuno. L’inchiesta aveva riguardato anche Adriano Maj, direttore da maggio a luglio del 2007, che però ha definito la sua posizione in uno stralcio del procedimento.A fronte della pesante sanzione pecuniaria, Paolo Negri, oggi 63 anni, di Codogno, a lungo presidente della società, Carmen Terzi, 48 anni, di Gallarate, direttore tecnico dell'impianto a partire dall'agosto del 2007, ed Ettore Vacchina, 61 anni, di Asti, direttore fino al mese di aprile del 2007, hanno deciso di impugnare l’accusa e di chiedere al tribunale di essere processati, per contestare punto su punto le ipotesi a carico. Difesi dagli avvocati Maurizio Bianchini ed Ennio Ercoli, nonostante incombesse la prescrizione i direttori Terzi e Vacchina hanno fatto in tempo a incassare un verdetto di assoluzione “per non aver commesso” il fatto per alcune delle accuse. Il giudice Manuela Scudieri sembra aver riconosciuto quindi che gli illeciti contestati sono provati, ma che i due imputati non possono esserne ritenuti responsabili. Per le altre contestazioni invece il tribunale ha dovuto prendere atto che i reati sono già prescritti e quindi per la giustizia è come se nulla fosse mai successo.I ripetuti blitz erano nati a seguito della segnalazione di molestie olfattive in zona, da cui l’accusa di getto pericoloso di cose, sanzionabile con l'arresto fino a un mese. Poi ulteriori ipotesi, contravvenzionali, di gestione di rifiuti non pericolosi in difformità della determina provinciale del 2004 che dettava le regole di funzionamento di un impianto di cui la Provincia di Lodi era anche proprietaria, oltre a essere tenuta per legge a controllarlo, in quanto ente titolare della regolamentazione dei rifiuti.Carlo Catena TRATTO DA IL CITTADINO LODI

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