martedì 11 dicembre 2012

PROVINCIA DI LODI: Stop al riordino, Lodi è “salva”

Stop al riordino, Lodi è “salva” (10 dicembre 2012)
Colpo di scena sul filo di lana. Il riordino delle Province si blocca in Senato e non sarà convertito in legge. Lodi è per il momento salva. Così come le altre 34 consorelle che il decreto di riorganizzazione aveva “tagliato”, o meglio costretto ad accorparsi. La maxi Provincia Lodi-Cremona-Mantova ha avuto soltanto un mese di vita.
A sancire la morte del provvedimento i troppi emendamenti, 140 in tutto. Ma è stato di fatto l’effetto domino causato dall’agonia del Governo Monti a mettere su un binario morto il decreto varato circa 30 giorni secondo lo schema ideato dal ministro alla Pubblica Amministrazione Filippo Patroni Griffi.
È quanto è emerso dalla seduta serale della commissione Affari costituzionali che è stata preceduta da una riunione ristretta con il presidente di commissione Carlo Vizzini, il ministro per i Rapporti con il Parlamento Piero Giarda, il ministro della Pubblica amministrazione Filippo Patroni Griffi e il sottosegretario Antonio Malaschini.
La Commissione e il governo hanno preso atto dell’alto numero di emendamenti e subemendamenti presentati al dl e hanno deciso di interrompere l’iter a causa dell’impossibilità di approdare in aula domani pomeriggio, come previsto dal calendario.
Ci sarebbe il tempo di riproporre in calendario il decreto fino al 6 gennaio (alla scadenza dei 60 giorni previsti per la conversione in legge), ma il riordino appare già su un binario morto. Difficile che venga successivamente riproposto all’approvazione del Parlamento, specialmente da parte di un Governo dimissionario.
Il 31 ottobre scorso era stato dato il via alla grande Provincia del Po: 4890 chilometri quadrati di territorio diviso tra Lodi, Cremona e Mantova, 246 comuni e Cremona probabilissimo capoluogo. Dall’inizio dell’anno sarebbero rimasti a San Cristoforo il solo presidente Pietro Foroni e il consiglio provinciale (con tre consiglieri delegati a svolgere alcune delle funzioni dei sei assessori “dimissionati”). Un anno di attività per andare a scadenza, votare per il nuovo ente e ripartire con l’assetto rinnovato dal 2014. Nulla di tutto questo: Lodi manterrà la propria autonomia, le proprie competenze e funzioni, i propri organi amministrativi. Anche più fondamentale, la Provincia di Lodi manterrà tutte le funzioni (dalle Prefettura alla Questura, ai comandi provinciali delle forze dell’ordine, al provveditorato agli studi e alla Motorizzazione civile) che avrebbe perso con l’accorpamento a Cremona e Mantova e la perdita dell’autonomia. Il vero interrogativo, per i mesi a venire, sarà come far fronte all’attività di governo con bilanci ridotti all’osso e disponibilità vicina allo zero.
Per tutto il giorno ieri la situazione è stata in “itinere”. Prima del colpo di scena finale, ieri sera si era fatta strada un’altra proposta di “ingegneria parlamentare”, quella di spacchettare il decreto nel caso in cui il provvedimento non avesse potuto completare il suo iter parlamentare. Immediato il commento del presidente della Provincia Pietro Foroni: «Un decreto nato frettolosamente, costruito e smantellato più volte per poi essere esclusivamente modellato dall’onda dell’antipolitica. Abbiamo evitato la catastrofe istituzionale, il collasso dell’intero sistema che avrebbe causato una spirale di conseguenze negative. L’auspicio è che la questione delle Province venga ripresa dal prossimo Governo nella sua sede naturale: il codice delle autonomie, partendo dalle rispettive competenze e individuando i livelli di governo locale. Oggi sono circolati comunicati del Governo che davano falsi messaggi agli italiani. Domani il decreto non sarà convertito, ma nulla cambierà per i nostri cittadini: non aumenterà la spesa pubblica per effetto della non conversione ma soprattutto la stessa non sarebbe diminuita se al contrario il decreto fosse diventato legge. È finita una farsa nell’ipotesi più prevedibile, che era quella dell’impraticabilità di poter riscrivere l’intero assetto Istituzionale con un semplice decreto legge».

TRATTO DA IL CITTADINO DI LODI 

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