martedì 4 ottobre 2011

Dall’estate secca fiorisce il “super mais ”: fiumi lodigiani sono lontani dalle “crisi” degli anni più duri e la coltura cerealicola regina del territorio è cresciuta

L’acqua scarseggia, ma l’agricoltura lodigiana... galleggia. E approfitta di questa anomala e lunga “appendice” di bel tempo per mettere serenamente in cascina un raccolto nel complesso felice. È insomma un bilancio piuttosto buono quello con il quale Coldiretti e Confagricoltura lodigiane archiviano l’estate 2011. Un’estate con poca acqua e temperature alte, ma da record solo nelle seconde e solo nell’ultimo periodo; circostanze che, grazie a una fortunata “distribuzione” nei tre mesi delle poche precipitazioni, hanno favorito soprattutto un eccellente raccolto del mais, la coltura principe del territorio, cresciuta in doppia cifra nonostante il prologo avesse fatto temere altrimenti. «L’inizio, con le poche piogge in maggio, sembrava disastroso, ma poi in giugno c’è stata qualche precipitazione e il mais s’è ripreso - ricorda Antonio Boselli, presidente di Confagricoltura per Lodi e Milano -. In più giugno e luglio sono stati abbastanza freschi: e il mais, che soffre delle temperature alte, ne ha goduto crescendo bene». Un’analisi condivisa da Carlo Franciosi, numero uno per la Coldiretti interprovinciale, anche nella “lettura” della cruciale fase agostana, dove l’impennata delle colonnine di mercurio ha sì «un po’ abbreviato i tempi», come dice Boselli, ma senza creare alcun danno.«Ormai il grosso era fatto, anzi, il caldo ha aiutato il mais ad essiccare, riducendo pure i nostri costi - spiega Franciosi -. Sì, per il mais direi che è stata proprio un’estate vantaggiosa, e rara». Mentre altre realtà lombarde a minor vocazione cerealicola archiviano bilanci meno entusiasmanti, il Lodigiano dunque sorride. Con qualche criticità «per la produzione di orzo e frumento», come spiega Franciosi, ma sostanzialmente soddisfatta anche per la resa del comparto ortofrutticolo, pomodori in testa. E se per il riso «i pareri sono discordanti, ma bisogna ancora aspettare», le prospettive si spostano alle prossime semine, fidando in un autunno clemente e senza problemi di irrigazioni. Su quest’ultimi, peraltro, nemmeno i picchi negativi raggiunti dai principali corsi d’acqua del territorio, lontani anni luce dalle stagione più aride, paiono minacciare brutte sorprese. Esempi? «Il Po a Piacenza è 5 centimetri sopra lo zero idrometrico, mentre nelle estati record del 2003 e del 2005 era sotto di 71 e 72 centimetri - spiega Ettore Fanfani, direttore del Consorzio Muzza Bassa Lodigiana -. L’Adda? È nelle medie: attualmente ha una portata di 130 metri cubi al secondo, quando negli anni più secchi era scesa sui 30; e il livello del lago di Como, per intendersi, è sui 75 centimetri, mentre nel 2005 era sceso a meno 40». La morale? Godersi il sole, fin che dura, senza preoccuparsi. Anche perché, con le prime, imminenti perturbazioni in arrivo, è attesa anche qualche spruzzata di neve: che le fonti dei fiumi, sui monti, sicuramente apprezzeranno.Alberto Belloni tratto da il cittadino

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