giovedì 9 febbraio 2012

Castiglione, c’è crisi nera alla Beta: cassa straordinaria per 61 lavoratori

 castiglione Otto settimane otto di cassa integrazione, poi l’attività riprenderà regolarmente ma nessuno può dire per quanto. Perché all’accordo di cassa straordinaria per 60 degli 81 lavoratori della Beta Utensili di Castiglione siglato ieri pomeriggio da sindacati e azienda, non è escluso possa seguirne un altro. Lo hanno detto chiaramente i titolari illustrando il momento nero che la produzione sta attraversando, i magazzini sono pieni e gli ordinativi languono. Tenere gli operai al lavoro è più un costo che un guadagno. Così si comincia col ridurre gli orari e la cura dimagrante sarà per alcuni pesante: accogliendo le richieste del rappresentante Fiom-Cgil Giovanni Ranzini e del segretario Fim-Cisl Laura Zangara per garantire la distribuzione il più equa possibile della misura, i titolari della Beta Utensili hanno concesso la rotazione. Ma le tute blu di alcuni reparti vedranno il mese ripartito tra due settimane al lavoro e due di cassa. Altri invece metteranno piede in fabbrica una settimana sola al mese e le altre tre dovranno rimanere a casa. «Le prime quattro settimane saranno piuttosto pesanti - ammette Ranzini -, anche se le rsu vigileranno affinché la rotazione sia gestita al meglio». Il quadro insomma è poco confortante, eppure la trattativa conclusa ieri ha portato risultati che all’inizio apparivano miraggi. L’azienda si è impegnata infatti a riconoscere tredicesima, premio feriale e premio di risultato a tutti i cassaintegrati. Una concessione per niente ovvia e per la quale Razzini e Zangara hanno battagliato parecchio. Sebbene gli orari e il fatturato finiranno col ridursi, ciò non avrà alcuna ripercussione sui tre istituti, garantiti al 100 per 100. Peccato solo che il passaggio non abbia trovato spazio nella scrittura dell’accordo. «I titolari ci hanno dato la loro parola ma non hanno voluto mettere l’impegno nero su bianco - sottolinea Giovanni Ranzini - siamo soddisfatti per il riconoscimento degli istituti da parte dell’azienda, meno per il fatto che non si sia voluto formalizzarli». Per i lavoratori quel che conta è che i manager della Beta Utensili siano scesi a patti accondiscendendo alle richieste sindacali, ovvio che contare su un testo scritto li avrebbe resi più tranquilli. Ma adesso il loro pensiero è alla cassa integrazione, a che dopo le otto settimane si torni tutti a lavorare a tempo pieno in fabbrica. Laura Gozzini













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