lunedì 21 febbraio 2011

STORIA E BENIGNI

Benigni sbaglia, il Risorgimento non fu fatto dal popolo 
Gentile Direttore, senza entrare nel dibattito «festa o non festa», il 17 marzo in occasione del 150esimo dell’Unità d’Italia, una piccola riflessione sull’intervento sanremese di Roberto Benigni.Premesso che sono straordinarii ed ammirevoli sia l’amore viscerale di Benigni per la cultura (già palesato con le letture di Dante), sia il «coraggio» di proporre un’analisi storica nella serata nazionalpopolare per eccellenza, non posso non rimarcare un certo stupore dinanzi ad uno strafalcione storico dell’attore toscano. Forse per entusiasmo, forse per un poco di stanchezza al termine del lungo monologo, Benigni ha affermato che «il Risorgimento italiano non fu fatto dalle élite, ma dal popolo».Mi risulta esattamente il contrario. Infatti, fu proprio l’impronta elitaria delle sommosse a condizionare a lungo il successo dei moti; fu proprio la scarsa adesione popolare (dovuta alla forte arretratezza culturale) al tema unitario e a quello liberale, a lasciare spesso soli giovani studenti, ufficiali in armi o intellettuali, inevitabilmente condannati a perire di fronte alle soverchianti forze straniere.Di più: in alcuni casi fu il popolo stesso a tradire, a denunciare patrioti e carbonari che organizzavano moti, e a consegnarli ai Borboni o agli Asburgo: questo perché contadini e braccianti sapevano che dopo ogni tentativo di rivolta, per mesi o addirittura anni si sarebbe indurita la repressione dell’invasore straniero, rendendo ancor più difficile una vita di stenti.Quando moti e rivolte riuscirono ad assumere una dimensione di massa (ad esempio nella Napoli di Masaniello), fu più per fattori locali, o «banalmente» per fame, per rivolta alle pessime condizioni di vita che non, ancora una volta, per spirito unitario o per coscienza liberare. Anche questo spiega perché la rivoluzione francese si fece in pochi mesi (abbattendo peraltro una granitica e potentissima monarchia), mentre per circa 40 anni le rivolte italiane non riuscirono.E alla fine, l’Unificazione si fece per un insieme di fattori: grazie al sogno e all’intraprendenza di un’élite (Mazzini e Garibaldi nelle rispettive modalità), grazie alle intuizioni diplomatiche di un grande statista (Cavour) e alle legittime aspirazioni di un Regno, quello piemontese, che voleva allargarsi.Il sentimento popolare? Un altro fattore, certamente, che crebbe nel tempo e che risultò importante, ma che da solo, senza i due precedenti, non sarebbe bastato, almeno in quella fase di 150 anni fa.Cordiali salutiPaolo Migliorini
ECCO LA SPIEGAZIONE STORICA DEI STRAFALCIONI PAGATI DALLA RAI PUBBLICA PER DISINFORMARE GLI ITALIANI PAGANDOLO PURE 250.000 EURO. VERGOGNA....

Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.